Missioni Consolata - Aprile 2008

MISSIONI CONSOLATA due grandi vantaggi che avevano permesso alle schiere turco-mongole di conquistare un imperomondiale: rapidità negli spostamenti, agilità e forza fisica. La resistenza dei kazaki s’infranse contro lemura delle fortez- ze russe, i loro attacchi furono spezza- ti dal fuoco dell’artiglieria zarista. Nel 1846, con la fondazione di Vernyj, futura Alma Ata, e di una linea fortificata lungo il Syr Daria, la con- quista della steppa kazaka era ulti- mata. Manmano che occupavano un pezzo di steppa, i russi vi costruivano fortezze, nucleo originario dei futuri centri urbani, e vi facevano affluire i propri contadini, da sempre assetati di terra, che mettevano a coltura i ter- reni migliori, riducendo progressiva- mente i pascoli dei kazaki, compro- mettendone l’economia irrimediabil- mente. L’arrivo sempre piùmassiccio dei coloni russi cominciò a modifica- re anche l’equilibrio demografico, a tutto svantaggio degli autoctoni. Se a ciò si aggiungono le grosse perdite subite dalla popolazione ka- zaka, prima per la sanguinosa repres- sione della rivolta del 1916 e la con- seguente emigrazione verso Cina e Mongolia, poi, alla fine degli anni ‘20, per la sedentarizzazione e collettiviz- zazione forzata (tra morti e deporta- zioni sparirono unmilione e mezzo di kazaki), non sembrerà strano che già nel 1939 essi non fossero più la maggioranza in Kazakistan: 37,8% kazaki e 40% russi. Dalla seconda metà degli anni ‘30 in poi tale sbilanciamento si aggravò, perché questa repubblica fu scelta da Mosca come luogo di detenzione e deportazione.Vi furono aperti nu- merosi campi di concentramento e vi furono fatti confluire interi popoli, della cui lealtà il regime dubitava e che venivano evacuati da territori strategicamente importanti: dall’E- stremo Oriente arrivarono 100 mila coreani, altrettanti polacchi da Ucrai- na e Bielorussia; durante la guerra vi furono deportati 440 mila tedeschi del Volga, 400 mila tra balkari, kara- chai, ingusci, ceceni, turchi meschi dal Caucaso e tatari dalla Crimea. Nel 1954 prese il via la campagna per il dissodamento delle terre vergi- ni della steppa. Iniziò così un nuovo flusso d’arrivi, questa volta volontari, soprattutto da Russia,Ucraina e Bie- lorussia. Nel 1959 la percentuale di kazaki nella repubblica era precipita- ta al 30%, per poi risalire lentamente, fino al 39,7% del 1989, quando si re- gistrò il sorpasso rispetto ai russi, sce- si al 37,8%. STABILITÀ CONTRODEMOCRAZIA La situazione demografica fu subi- to percepita dai dirigenti del Kazaki- stan indipendente come la minaccia più seria all’integrità dello stato. Poi- ché nel nord del paese i russi costi- tuivano la maggioranza degli abitan- ti, si temeva una secessione del terri- torio dal resto del paese; una MC APRILE 2008 53 ASTANÀ = CAPITALE E ra poco più di un grosso borgo nel 1961, quando Khrushchjòv ne fece il cen- tro del suo grandioso progetto di coltivazione delle terre vergini, tselinà ,e la ri- battezzò, per l’appunto,Tselinograd. Il nome attuale è semplicemente il kazako per «capitale». Al momento del trasferimento della sede governativa, la città non presentava nessuna attrattiva, situata nel mezzo della steppa, spazzata dai venti gelidi in inverno, afflitta dal caldo torrido in estate. Nazarbaev, però, non si è la- sciato fermare, né dalle difficoltà, né dai mugugni dei funzionari ministeriali, restii a lasciare la comoda Almaty, e ha messo a disposizione del suo progetto le cre- scenti risorse del bilancio statale. Così adesso Astanà è in rapido sviluppo, con uno sfoggio di megalomania architettonica davvero impressionante. Lo stile degli edifici che cominciano ad affollare la sua skyline ricorda quello pre- tenzioso dei nuovi palazzi di Mosca, tutti torrette, cornicioni, colonne.Ma, forse, il tratto più inquietante sono le loro dimensioni, che sembrano voler ispirare un senso d’opulenza e forza. Le moli degli edifici sono distanziate tra loro da ampi spazi: larghe prospettive, o piazze, di cui non si vede la fine e nel cui vuoto il pas- sante si perde. È un truce e opaco stile asiatico, che schiaccia l’uomo e lo fa sen- tire formica. Per far bella la sua capitale Nazarbaev si è rivolto anche ad alcune delle mag- giori firme dell’architettura mondiale. Sulla base di un progetto dell’architetto giapponese Kisho Kurokawa è sorta la torre Bayterek, 97 metri, una struttura a forma d’albero che sostiene una sfera d’oro.Rappresenta la favola kazaka di Sam- ruk, mitico uccello della felicità, che ogni anno depone un uovo tra i rami di un pioppo,bayterek in kazako. All’interno della sfera si può ammirare l’impronta del- la mano del presidente, impressa in un blocco d’oro di sei chili. I visitatori sono invitati ad appoggiarvi il loro palmo ed esprimere un desiderio. Un altro edificio dall’alto valore simbolico è la Piramide della pace. Disegnata dall’architetto inglese Lord Foster, quest’enorme piramide in vetro contiene un teatro dell’opera da 1.500 posti e una sala destinata a ospitare ogni tre anni il congresso dei capi delle religioni tradizionali mondiali. Queste costruzioni pre- stigiose s’inseriscono in un progetto urbanistico disarmonico, dove manca un principio unificante d’organizzazione dello spazio. L’unica idea che vi s’intravede è quella di celebrare la grandezza del nuovo Kazakistan e del suo padre fonda- tore.

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