Missioni Consolata - Aprile 2008
DOSSIER 48 MC APRILE 2008 • Alford – A.Lo Presti, Il carcere degli esclusi , Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2005 • P.Anastasia, Patrie galere. L’Italia dietro le sbarre , Carocci, Roma 2005 • Pietro Buffa, I territori della pena , Ed. EGA, Torino 2006 • A. Ciantar, Parole dal carcere , Sinnos Editrice, 2006 • D.De Robert, S embrano proprio come noi , Bollati Boringhieri, Torino 2006 • A.De Salvia, La funzione della pena secondo le leggi dello Stato e il pensiero della Chiesa • E. Fizzotti, Carcere, uno spazio per la persona , LAS, Roma 2007 • M. Martini, Non è giustizia , Oscar Mondadori, Milano 2003 • L. Re, Carcere e globalizzazione , Laterza, Bari 2006 • G. Scaramucci, Anime perse? , Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2006 • K. Sullivan, La madre , Ed.San Paolo, Cinisello Balsamo 2006 • Anna Cellamaro, La Giustizia va all’Inferno , Michele Di Salvo Editore 2006 ( romanzo, vedere a pagina 42 ) • Altri testi sono segnalati nel riquadro della pagina 33. La bibliografia Il recupero dei detenuti-tossicodipendenti U no dei problemi più significativi presenti entro le strutturepenitenziariedelmondoedunqueanchein Italiaèquellodellatossicodipendenza.Sicalcolachei tos- sicodipendenti vadano dal 35%al 50%dell’intera po- polazione carceraria. Spesso il carcere si presenta come una struttura, un tempoedunacondizionedi stand-by per lapersonache fa uso patologico di sostanze stupefacenti, però i suoi probleminontrovanorisoluzioninel semplicisticocon- cetto di repressione, contenimento ed espiazione del- lapena;soloun’interpretazionechiara,forteeoperati- va del concetto di rieducazione connesso a quello di espiazione della pena, può rendere produttivi positi- vamente il tempoe larealtàdel carcere (che,qualora lo dimenticassimo,hauncostonotevolechepesasul con- tribuente). L’esperienza del programma terapeutico-riabilitativo «Arcobaleno» è iniziata presso la casa circondariale «Lorusso-Cutugno»diTorinonel 1993 inpienasintonia con l’allora direttore dott. Castoria, la polizia peniten- ziaria e la direzione sanitaria, tutti concordi sulla ne- cessitàdi nonfarpassare inutilmente il tempodellape- na, di impiegare le notevoli potenzialitàdellavitacomune del penitenziarioal serviziodi una prospettiva rieducativa piuttostochediunaderivacri- minale e disadattativa; tutto ciòper contrastare lapassività di fronteallenumeroserecidi- ve nei reati e nelle dipenden- ze patologiche dopo le carce- razioni (che sfiorano l’80%). I lprogrammadi«Arcobaleno» èspecificoperi tossicodipen- dentidetenutiedèinseritonel- la struttura a «custodia atte- nuata» del padiglione. Attualmente ci sono circa 80 utenti, che volontariamente hanno chiesto di entrarvi, or- ganizzati in fasi, settori,grup- pi di condivisione e lavoro orientato alla gestione delle attività comuni. Questo sistema complesso è volto alla trasformazione degli atteggiamenti negativi, dei cliché carcerari, ma anche allo sviluppo delle abilità cognitive, emotive e comportamentali. Il modello di comunità terapeutica ci sembra quindi in grado di fornire contenuti qualifi- cati per una struttura come la «custodia attenuata». Connesso con il percorso interno al penitenziario vi è inoltre la struttura di reinserimento all’ esterno , orga- nizzatadall’associazione«Arcobaleno«,con l’obiettivo di sostenere l’exdetenutonel percorsodi inserimento inuna rete relazionalepositiva enelmondodel lavoro fino alla piena autonomia. «A rcobaleno»perciòcostituisceunpercorsochevuo- le rendere concreto il dettato costituzionale della funzionerieducativadellapenaealtempostessounpro- cessodiriabilitazione,chevedeimpegnatioperatoridel- la polizia penitenziaria e operatori ai vari livelli del trat- tamento, che operano per la prevenzione delle recidive sianell’ambitodelreatochenell’ambitodelladipenden- zadasostanzestupefacenti. Gli enti locali (regione e provincia), da parte loro, han- no dato un contributo notevo- le al sostegnodi «Arcobaleno». Né si possono dimenticare enti prestigiosi chenella storia tori- nese hanno svolto un’attività caritatevole proprio verso i de- tenuti echeoggi continuanoad esser presenti con il sostegno offerto al nostro lavoro, in par- ticolare l’OperaPiaBarolodiTo- rino. Concludendo,ci sembraoppor- tuno ribadire l’importanza del trattamento dei detenuti. Ciò non rappresenta altro che una significativa battaglia di civiltà che una società evoluta non può evitare, pena il suo impo- verimento e la sua decadenza. A IUTARE SI PUÒ , AIUTARE SI DEVE DI P AOLO F INI , ASSOCIAZIONE A RCOBALENO Torino, Le Vallette: don Alfredo Stucchi, uno dei due cappellani del carcere.
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