Missioni Consolata - Aprile 2008

MISSIONI CONSOLATA MC APRILE 2008 45 applicare categorie rigide nei Servizi di diagnosi e cura, nelle strade. È sempre più difficoltoso trovare un paziente che possa essere classificato come psico- tico in modo pulito; è molto diffi- cile trovare un soggetto che possa essere definito tossicodi- pendente; è laborioso trovare un paziente portatore di un puro di- sturbo di personalità; è molto raro trovare un soggetto che possa essere classificato «de- viante e criminale» senza che vi siano inferenze anche di queste altre due categorie dello spirito. Ci troviamo di fronte a quello che, con una provocazione, visto che gli acronimi vanno di moda, potrebbe definirsi un PTE, uno psico-tossi-emarginato , cioè un soggetto che ha problemi psi- copatologici, assume sostanze, e che produce azioni che inevi- tabilmente ad un certo punto finiscono col collidere col si- stema di norme della società e quindi lo portano nella zona del- l’anomia e, quindi, verso i tribu- nali e poi verso il carcere. Le nuove droghe stanno ampia- mente contribuendo al nuovo scenario a causa dei devastanti effetti a livello cerebrale: non è raro ormai constatare quadri di demenza precoce da extasy o co- caina in trentenni. Allora, di fronte a questa vi- sione delle cose, il carcere, così com’è, rappresenta rispetto alla devianza in un certo senso l’e- satto opposto di quello che servi- rebbe. Laddove occorrerebbe ri- costruire legami e relazioni che diano sensazioni di confidenza, di affidabilità e di progettualità, il carcere fa, per ovvie ragioni, esattamente l’opposto. IL TRAUMA DELLA PRIMA VOLTA L'esperienza insegna che fre- quentemente provengono dalla libertà soggetti giovanissimi o anziani, tossicodipendenti, sog- getti in condizioni fisiche o psi- chiche non buone o comunque di particolare fragilità, tutti sog- getti ai quali la privazione della libertà, specie se sofferta per la prima volta, può arrecare soffe- renze e traumi accentuati, tali da determinare in essi dinamiche autolesionistiche o suicide. Dunque, onde intervenire tempe- stivamente, è stato istituito un particolare servizio per i detenuti e gli internati nuovi giunti dalla libertà, consistente in un presi- dio psicologico, che si affianca alla prima visita medica generale ed al colloquio di primo in- gresso. Altro dramma correlato è il nu- mero impressionante di detenuti affetti da malattie croniche che hanno trasformato gli Istituti di pena dotati di centro diagnostico terapeutico (ovvero piccoli ospe- dali intramurari) in un vero luogo di cura: notevolissimo il numero di soggetti affetti da malattie cardiovascolari e polmonari favo- rite dalla mancanza assoluta di igiene di vita. Esorbitante il nu- mero di individui affetti da ma- lattie infettive croniche soprat- tutto correlate alla tossicodipen- denza ed alla vita «di strada»; so- prattutto per i soggetti HIV – HCV positivi l’ordinamento peni- tenziario appare obsoleto: la ve- tusta possibilità di scarcerazione legata ad una grave immunode- pressione stride con la realtà at- tuale.Le terapie che tanto hanno migliorato la sopravvivenza dei sieropositivi sono purtroppo epatotossiche e controindicano spesso la contemporanea assun- zione di farmaci per il virus del- l’epatite C: la causa di morte non è dunque più per Aids concla- mato, ma per cirrosi o tumore

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