Missioni Consolata - Aprile 2008

MISSIONI CONSOLATA MC APRILE 2008 35 La crisi del sistema giuridico-penale Non esiste la «certezza della pena»: il 93 per cento dei reati rimane impunito. Chi è in carcere appartiene a due sole categorie: quella dei tossicodipendenti e quella degli extracomunitari. Le strutture detentive (sovraffollate e inadeguate) non rieducano. E la società sembra più interessata all’emergenza (si pensi allo slogan della «tolleranza zero») che alla soluzione dei problemi. di Antonio De Salvia, criminologo A ttualmente in Italia i temi inerenti la giustizia non so- lo sono caratterizzati da una complessità intricata, ma sono se- gnati da una crisi evidente profon- da e di difficile soluzione. Prima di tutto esiste una frattu- ra sempre più divaricata tra mo- rale, giustizia e prassi o, per spe- cificarla in altri termini, una frat- tura tra valori, diritti, doveri, norme e usi. Esiste, inoltre, nell’amministra- zione della giustizia una discor- danza notevole tra le concezioni teoriche, le norme comminate e ratificate, la loro applicazione e le pene effettivamente irrogate e vis- sute; in altri termini tra le pene teorizzate, comminate e esisten- zialmente sofferte esiste un diva- rio iperbolico e spropositato. La percentuale di autori di rea- to condannati segnala lo sconcer- tante dato del 7%: se il 93% dei reati complessivamente resta im- punito ogni riferimento alla cer- tezza della pena e al suo potere di intimidazione assume una valuta- zione paradossale e piuttosto ec- centrica. La concezione retributiva della pena risulta compromessa non tanto per giustificate considera- zioni psicologiche e soggettive, quanto per il disorientamento e la confusione ingenerati dalla pletora di norme che prevedono la pena detentiva (circa 35.000) e dalla adozione di sanzioni sta- bilite per tacitare risposte detta- te dall’emergenza. Le vittime, considerate finora come epifenomeno del reato (M. Bouchard), costituiscono pretesto occasionale da utilizzare a soste- gno di mozioni per proporre la «tolleranza zero», campagne di «profilassi sociale», di aggrava- mento delle pene, di abbassa- mento dell’età cronologica e del- l’inizio della responsabilità pena- le dei minorenni autori di reato. Durante il processo, e anche do- po, le vittime sono accreditate co- me «parte lesa e parte offesa» del reato senza essere riconosciute in sé indipendentemente e ontolo- gicamente come persone. Gli autori di reato condannati ti- pologicamente sono rappresenta- ti dagli extracomunitari o neoco- munitari (49% in Piemonte) e dai tossicodipendenti (34% in Pie- monte). Più dell’80% delle perso- ne detenute risentono dell’inci- denza di fattori strutturali. L’EVOLUZIONE DEL REATO E L’INDULTO Il reato con le sue implicazioni, come ogni altro fatto sociale, è at- tualmente in continuo e veloce di- venire: di fronte ai cambiamenti così rapidi anche le modalità di analisi e interpretazione ancorate alle passate teorizzazioni risulta- no superate dalla realtà effettua- le, come, ad esempio, la spiega- zione dei reati contro il patrimo- nio (furti, rapine, scippi, appropriazioni indebite, …) con- Torino, Le Vallette: l’entrata all’ufficio spesa e alla cucina. UN PAESE SENZA GIUSTIZIA

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