Missioni Consolata - Aprile 2008
DOSSIER vicenda penale e coloro che inve- ce ne hanno già fatto esperienza in precedenza. U na seconda distinzione, che mi pare di cogliere sempre più fortemente con il passa- re del tempo, è tra gli «onesti» (che possono anche aver sbaglia- to, ma che di per sé sono onesti) ed i «disonesti». Cerco di spiegare meglio il con- cetto. Ho la sensazione che vi sia- no persone e generazioni (tra queste penso in particolare a quelle più avanti negli anni) più ri- spettose del principio di legalità. E che altre lo siano di meno. Se i primi vivono di norma in senso drammatico il solo fatto di essere sottoposti ad indagine pe- nale (quand’anche si trattasse di un fatto per niente grave e, nella peggiore delle ipotesi, risolvibile senza grandi conseguenze), i se- condi assumono piuttosto un sen- so di fastidio nei confronti della giustizia, esprimono rivendica- zioni del tipo « Sono tutte calun- nie, denunciamo chi mi ha de- nunciato », tirano in ballo teorie complottistiche ai loro danni, ne- gano financo l’innegabile (2). Un’altra distinzione, di forte in- cidenza, è data dalla circostanza che la persona venga tratta in ar- resto ovvero viva il procedimento penale in libertà. Non si dimentichi infatti, se mai ce ne fosse bisogno, che l’incar- cerazione è uno dei maggiori fat- tori di stress (3). P er concludere due considera- zioni ancora. La prima: mi pa- re si vada tristemente diffon- dendo in Italia, giacché incontra terreno fertile in una mentalità sempre più diffusamente incuran- te del rispetto del principio di le- galità, il fenomeno culturale se- condo il quale vi sono reati (tra i quali alcuni considerati invece as- 34 MC APRILE 2008 (1) Ed a questo proposito, se è con viva emo- zione che ho salutato l’adozione da parte del- l’Assemblea delle Nazioni Unite nel dicembre scorso della moratoria universale nei confron- ti della pena di morte (risultato ottenuto anche grazie al grande sforzo profuso dall’Italia in questi anni attraverso una parte della sua so- cietà civile e delle sue istituzioni), non posso e non possiamo però dimenticare che nell’anno 2008 la pena di morte è ancora prevista ed ese- guita in moltissimi paesi della Terra. (2) Al contempo mi viene da osservare che il cli- ma politico–giudiziario di questi ultimi anni nel nostro paese, in uno con il messaggio passato attraverso i mezzi di comunicazione di massa, non ha certo contribuito a diminuire tale at- teggiamento, anzi. (3) Il pericolo di gesti autolesivi ed autolesio- nistici al momento dell’ingresso in carcere è as- sai elevato. Per porre un rimedio a questa si- tuazione così drammatica nel dicembre del 1987 l’amministrazione penitenziaria emise la cd. circolare Amato sui nuovi giunti con la qua- le tra l’altro si è prevista l’effettuazione di una visita medica con colloquio psicologico per va- lutare il rischio autolesionistico. (4) In una recente trasmissione televisiva ( Re- port, Rai3 ) l’intervistatore chiedeva al primo ministro svedese quante persone del Governo e del Parlamento svedese avessero riportato condanne penali, domanda a cui, prima che gli venisse spiegata la situazione dell’Italia, l’intervistato aveva risposto pensando che si trattasse di uno scherzo. (5) Sul mercato editoriale italiano si possono trovare libri come questo: Luigi Fressoia, Elo- gio dell’evasione fiscale , Biblioteca Albatros 2007. sai gravi nella maggior parte dei paesi cosiddetti civili) ritenuti pres- soché privi di disvalore sociale da una parte significativa del Paese (si pensi all’ evasione fiscale ma non solo) (4) (5). La seconda: il carcere si sta trasformando sempre più in luogo di discarica sociale. Ivi trovano accoglienza persone prive di risorse economiche, cultu- rali e famigliari; affette da malattie e da dipendenze, autrici di fatti an- che di non particolare offensività ma non più sopportabili e suppor- tabili da uno Stato sociale in grave crisi. In tale contesto, sempre più, il precetto costituzionale sulla pe- na, diventa lettera morta. ■
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