Missioni Consolata - Aprile 2008
26 MC APRILE 2008 ITALIA luppati soprattutto dopo il 1995, che spaziano dall’islam radicale a quello moderato,oppure «etnico, comunita- rio, solidale e devozionale» dei sene- galesi. Dal 2003 al 2004 i ricercatori, in pe- riodi diversi,hannomonitorato la fre- quenza alle 20moschee scelte e in- tervistato i «dirigenti» (2 hanno rifiu- tato l’intervista).Si preferisce usare l’appellativo «dirigente» invece di i- mam . «Sommersi dalle critiche per i comportamenti e la sovraesposizione mediatiche di noti leader islamici, le comunità hanno estromesso dal loro lessico il termine imam .Oggi i leader dellemoschee preferiscono presen- tarsi come“dirigenti”dell’associazio- ne che amministra lamoschea». Interessante è rilevare la disparità nel grado d’istruzione dei «dirigenti» intervistati. «Dei 20 centri visitati, solo 2 vantano un vero imam , o alim (dot- to islamico), che ha compiuto studi pluriennali in una università islamica (Fés, Casablanca,Mecca); in altri 5 centri, troviamo 5 imam che hanno frequentato la scuola liceale per i- mam (3 anni) a Casablanca o che hanno seguito le lezioni di un alim impartite nella moschea; negli altri 13 centri, le guide della preghiera so- no scelte tra coloro che meglio cono- scono il Corano e la sunna , senza aver fatto studi specifici». La sfaccettatura dell’islam in Pie- monte si deduce anche dai fini e o- biettivi delle «sale di culto». «Delle 20 moschee visitate, 4 s’ispirano alla cor- rente islamica wahhabita , puritana, lealista nei confronti dei principi sau- diti dell’Arabia, favorevole allo stato i- slamico e all’applicazione della sha- ri’a“ dal basso”; 6 moschee s’ispirano alla corrente dei Fratelli musulmani che ha optato per l’islamizzazione “dal basso”, di cui 3 simpatizzanti e 2 aderenti all’Ucoii (Unione delle co- munità e organizzazioni islamiche in Italia); 1 moschea s’ispira alla corren- te più radicale e separatista dei Fra- telli musulmani, che auspica l’islamiz- zazione“dall’alto”; 2 moschee sono salafite. In conclusione, il 55% delle moschee piemontesi appartiene al- l’area politica». COMMENTI, ESITI POSSIBILI C’è una forte discrepanza tra la fre- quenza alla moschea dichiarata dagli intervistati e quella dichiarata dai «dirigenti» e rilevata dai ricercatori. «Mentre il 26% dei fedeli afferma di recarsi tutti i venerdì inmoschea, se- condo gli imam l’affluenza sarebbe del 5% e del 4% secondo le nostre ri- levazioni. Durante il mese di rama- dan, la frequenza dichiarata è del 37%, quella stimata dagli imamdel 12%,mentre quella che emerge dai nostri rilievi del 7%». Tra i dirigenti dei luoghi di culto, «generalmente sono condannati gli attentati alle TwinTowers di New York, quello in Spagna e quelli inTur- chia. Le moschee aderenti o simpa- tizzanti dell’Ucoii menzionano la condanna pubblica degli attentati dell’11 settembre 2001 e dell’11 mar- zo 2004 pronunciata dall’Ucoii». Inoltre, questi dirigenti «approva- no la frequenza degli oratori parroc- chiali da parte dei ragazzi, purché non ci sia né proselitismo né promi- scuità». I ricercatori, infatti, afferma- no: «Non riscontriamo in nessuna delle guide delle moschee, quella re- ciprocità nel rispetto dell’altro e delle sue credenze né quella passione di ricerca intellettuale che sono irrinun- ciabili in un dialogo autentico». E constatano che «i dirigenti-imam delle moschee, in Piemonte (come in Italia e in Europa), affrontano il rap- porto della comunità islamica con la modernità con gli strumenti della tradizione classica medioevale, as- sunta e ritrasmessa letteralmente, senza mediazioni; in secondo luogo i mediatori dell’incontro-scontro con la modernità sono soprattutto quegli autori contemporanei che proven- gono dall’area dell’islam-politico». Malgrado la frequenza alle mo- schee non sia così alta bisogna rile- vare che «le comunità musulmane in Occidente, compresa quella piemon- tese, mantengono uno stretto rap- porto con la umma mondiale e le realtà nazionali e associative di ap- partenenza... Vivere a Torino e guar- dare al-Jazira o frequentare l’ islamon line è esperienza diffusa». A detta dei ricercatori, i processi vi- sibili tra i musulmani in Piemonte so- no: «Privatizzazione della sfera reli- giosa, reislamizzazione identitaria, secolarizzazione.A seconda del pre- valere di questa o quella tendenza si definirà non solo il futuro di parte ri- levante dell’islam in Italia,ma anche il quadro di convivenza tra società i- taliana e musulmana». ■ CENTRO FEDERICO PEIRONE Nel cuore di unaTorino sempre più multietnica e poliglotta è presente or- mai da anni un organismo impegnato nello studio delle civiltà cristiana e i- slamica, un osservatorio con l’occhio rivolto ai rapporti tra gli appartenenti a questi mondi culturali e religiosi; ma anche un laboratorio che, grazie alle sue numerose attività,è in grado di of- frire, a chiunque ne faccia richiesta, strumenti utili a meglio comprendere la natura di tali rapporti e a partecipa- re attivamente alla loro dinamica. Il corso di lingua araba, suddiviso in tre livelli da 60 ore ciascuno, è tenuto da insegnanti italiani e di madrelingua araba e intende fornire le conoscenze di base dell’arabo moderno standard, parlato e scritto, oltre a una serie di competenze specifiche, per i livelli più avanzati, quali apprendimento di un dialetto, linguaggio dei giornali e tra- duzione dall’arabo all’italiano.Sono pu- re promossi incontri culturali (lezioni- conferenze, dibattiti, proiezioni) sul mondo arabo-islamico, ai quali po- tranno partecipare gli studenti dei tre livelli. www.centro-peirone.it Il libro-inchiesta sull’islam in Piemonte, del «Centro F. Peirone».
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