Missioni Consolata - Aprile 2008

24 MC APRILE 2008 ITALIA Introvigne (professoressa di filosofia e collaboratrice del Centro Peirone). Questa ricerca è stata possibile gra- zie al contributo dell’Associazione Torino-Europa, Fondazione San Pao- lo, Assessorato alle Politiche sociali Regione Piemonte. Il libro, rigoroso e ricco di dati at- tendibili, è accurato nel presentare la metodologia della ricerca (appendi- ce) e nell’approfondire alcuni aspetti della «presenza islamica in Piemon- te» e «in patria»: viene così proposto un «quadro di confronto» per «ana- lizzare tendenze e dinamiche dell’i- slam in Piemonte con quelle nazio- nali ed europee», è raccontato detta- gliatamente «la visita alle moschee e le interviste agli imam», si descrivono le peculiarità degli « ethnic business » a Torino, vengono tratteggiati even- tuali scenari futuri dell’islam in Pie- monte e in Italia. PRATICA RELIGIOSA Secondo i dati Caritas, nel 2004 gli immigrati in Italia erano 2.194.000 (senza contare i circa 300 mila clan- destini), il 33% dei quali sonomusul- mani (circa 825 mila), residenti il 30% a nord-ovest, 28,4% a nord-est, 21,5% al centro, 14% nelle isole. Il campione degli intervistati è stato estrapolato dai circa 50 mila musulmani presenti in Piemonte nel 2001 (attualmente sono circa 60 mila). Il questionario, rigoroso ed essen- ziale, è stato suddiviso in tre parti in modo da identificare: le caratteristi- che socio-economiche dell’intervi- stato (genere, provenienza, profes- sione); importanza dell’aspetto reli- gioso nella vita del soggetto; indagare quanto l’appartenenza isla- mica influenzi la coesistenza con la società d’accoglienza. Inoltre, il questionario ha posto particolare attenzione sulle 5 prati- che (i pilastri dell’islam) che «la sunna e il diritto islamico considerano ob- bligatorie: fare la professione di fede islamica, preghiera rituale ( salat ), ele- mosina rituale ( zakat ), digiuno del ra- madan , pellegrinaggio alla Mecca una volta nella vita. Circa dieci intervistatori, prove- nienti dai paesi degli intervistati, so- no stati addestrati bene per ottenere risposte attendibili. Dalle risposte ottenute dagli inter- vistati risulta che la religione islamica è considerata importante dal 60%, con punte altissime per somali e se- negalesi (90%); la frequenza delle moschee per la preghiera del ve- nerdì è del 31%,mentre il 53%prega 5 volte al giorno; il digiuno di rama- dan è praticato dal 96%, il pellegri- naggio alla Mecca è stato compiuto dal 10%,mentre l’86% vorrebbe compierlo. L’elemosina, versata nel mese di ramadan , è rispettata dal 65% degli intervistati, in prevalenza arabi (Marocco 71%,Tunisia 68%, E- gitto 65%). Per quanto riguarda l’occupazione, il 45% dei musulmani intervistati svolge un lavoro dipendente, il 10% un lavoro autonomo con partita Iva, l’8% un lavoro autonomo senza par- tita Iva (sommerso), il 19% è disoccu- pato, il 6% è formato da studenti (da 18 anni in su), l’11% si occupa della cura domestica.Tra i lavoratori di- pendenti, la maggioranza proviene dall’Africa subsahariana,mentre nel campo del commercio e piccola im- prenditoria prevalgono gli arabi. ISLAMPOLITICO E ISLAMMODERATO Alla domanda se «una buona so- cietà dev’essere governata dalla sha- ri’a », il 43%degli intervistati ha rispo- sto «sì», il 53,5%«solo per certe cose» e il 3,5%ha risposto con un netto «no». «La shari’a è la legge positiva di ori- gine religiosa - spiega il prof.Guolo -. VICENDE SURREALI C ittadino italiano, padre scozzese e madre egiziana, convertito all’islam,Adel Smith,ha fatto parlare di sé per le sue posizioni a dir poco stravaganti:ha scrit- to al papa chiedendogli di professare la fede islamica; ha scritto al card.Biffi perché desse una mano di bianco all’affresco del Giudizio Universale, nella cattedrale di Bologna, dove Maometto figura tra i dannati; ha chiesto la rimozione del crocifis- so dalla scuola frequentata dai suoi figli... Posizione che ne hanno fatto un perso- naggio televisivo. Famosa la sua partecipazione alla trasmissione «Porta a porta» (2001), in cui definì il crocifisso «un cadavere in miniatura appeso a due legnetti», simbolo di «un suicidio-deicidio». Spinto dalla fama mediatica,si è lanciato in quella che inAmerica chiamano « jihad by court » (guerra santa per via legale), denunciando due professori universitari. Il primo è StefanoAllievi, docente di sociologia all’Università di Padova, grande stu- dioso di islam: è stato querelato da Smith per «vilipendio alla religione islamica», poiché si sente diffamato da quanto il professore ha scritto nel suo libro: Islam i- taliano, viaggio nella seconda religione del paese (Einaudi 2003). Nella ricostruzione della storia della religione islamica in Italia, l’Allievi riporta le sopracitate «intem- peranze» come esempi negativi.Nel febbraio 2007, il giudice delTribunale di Mon- dovì (Cuneo) ha condannato il docente per «diffamazione aggravata a mezzo stam- pa» a 6 mesi di reclusione, con l’indulto, e a pagare 3 mila euro. L’altro bersaglio è il prof. Renzo Guolo, docente di sociologia dell’islam alla fa- coltà di Scienze politiche dell’Università di Torino e Sociologia dei processi cultu- rali alla facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Padova, autore di vari libri sui fondamentalismi contemporanei, rapporti tra politica e religione, pluralismo cul- turale nelle società contemporanee; editorialista di La Repubblica , collabora con varie riviste ( Reset , Limes , Il Mulino , Religioni e Società ). Per alcune formulazioni con- tenute nel libro « Xenofobi e xenofili. Gli italiani e l’islam » (Laterza 2003), il sig. Smith si è sentito diffamato e ha querelato il professore per «vilipendio dell’islam». «È una situazione surreale - confessa il prof. Guolo -. Dopo anni di studio de- dicati al dialogo interreligioso sono chiamato a difendermi dall’accusa di dif- famazione: offendendo il sig. Smith avrei offeso anche la religione islamica». Oltre ai giornalisti e alle interpellanze parlamentari, gli stessi leader delle più significati- ve comunità islamiche in Italia (Coreis, Amdi,Ucoii), hanno espresso solidarietà ai due professori e rifiutato la presa di posizione del sig. Smith, condannando la sua intenzione di portare in giudizio chiunque si occupi di lui. «Nel mio testo - continua il prof. Guolo - non c’è alcuna espressione offensiva. Tra l’altro, nel libro riporto ciò che altri musulmani dicono di lui. In Italia ciascuno può agire per via giudiziaria e, una volta fatta una denuncia, il magistrato deve pro- cedere nell’indagine. Confido che questa vicenda surreale sia risolta con molta tranquillità e ponderazione. Si tratta, come diceva un noto italiano, di una situa- zione tragica, ma non seria». B.B.

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