Missioni Consolata - Aprile 2008

20 MC APRILE 2008 CAMBOGIA «Ta Mok veniva spesso qui - spiega In Kong Kea, un contadino di 35 anni -. È lui che ha progettato i canali, il si- stema di irrigazione ed era ancora lui che si occupava della manutenzione. Riuscivamo a mietere tre raccolti al- l’anno. Ora, invece, il governo ci ha negato ogni sovvenzione e tutto quanto sta andando in rovina. I nostri campi riescono a produrre due scarsi raccolti all’anno». In un altro villaggio,Vichea Kan- leakhana, madre di sei figli, si lamen- ta per la chiusura della scuola e del- l’ospedale. «PhnomPenh ci vuole punire per non esserci ribellati ai Kh- mer Rossi.Ma perché ci saremmo do- vuti rivoltare quando ci davano tutto quello di cui avevamo bisogno? Se vogliono veramente che appoggia- mo l’attuale governo, che ci diano al- meno cibo, scuole, ospedali come ce li davano i Khmer Rossi...». Mi dirigo a Pailin, ultimo rifugio della dirigenza comunista prima che venisse arrestata, accusata di genoci- dio dal tribunale patrocinato dall’O- nu. Pailin è stata per lunghi anni il centro di una sorta di regione auto- noma governata da Ieng Sary, ex mi- nistro degli Esteri di KampucheaDe- mocratica , ex cognato di Pol Pot, ex Khmer Rosso. Dal momento in cui Sary ha smes- so i panni del guerrigliero comunista, il paesino al confine con la Thailandia è divenuto il rifugio più sicuro per tutti i leaders Khmer Rossi che, uno ad uno, abbandonavano le file del movi- mento. Mak Ben,ChounnYouran, Khieu Samphan e Nuon Chea, tutti si sono trasferiti qui,protetti dal poten- te esercito personale di Ieng Sary, fi- nanziato da tycoon thailandesi. Gli interessi attorno alla regione sono enormi: a pochi metri dall’unico albergo della città, sorge il Cesar Pa- lace , un casinò costruito per ospitare ricchi uomini d’affari thailandesi (il confine è a pochi chilometri) in cerca di ebbrezza e nuove esperienze. Oltre al casinò,però, vi sono altre ricchezze nel forziere di Pailin: le colli- ne che si scorgono tutto intorno sono ricche di rubini e zaffiri.Sapendo di non poter fronteggiaremilitarmente Ieng Sary,Hun Sen ha sempre cercato di mediare con lui e dividere i proven- ti del commercio di pietre preziose, arrivando addirittura a concedergli l’amnistia, fino a garantirgli l’immu- nità in caso la comunità internaziona- le si fosse impuntata per avviare il processo per genocidio all’ex dirigen- za di KampucheaDemocratica . Ma Hun Sen non si può certo dire sia un esempio di coerenza. Il potere, per lui, è sempre stato il principale o- biettivo sin da quando, alla fine del 1978, disertò le file dei Khmer Rossi, di cui era quadro, per affiancarsi ai vietnamiti durante l’invasione avve- nuta nelle settimane seguenti.Da al- lora, e parliamo di ben 27 anni, que- sto caparbio politico cambogiano è sempre stato al vertice del governo cambogiano, trasformando l’intera nazione in un suo feudo personale. NONCONVIENE ANESSUNO Alla fine del mio viaggiomi trovo proprio a PhnomPenh, la bella capi- Un ragazzo gioca nel villaggio fluttuante sul lago Tonle Sap. Scena di vita in un villaggio cambogiano.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=