Missioni Consolata - Aprile 2008
MISSIONI CONSOLATA con l’inaffidabile NorodomRana- riddh, figlio dell’ex re Norodom Siha- nouk, che dal padre ha ereditato l’in- stabilità e la follia,ma non il carisma. Nessuno, nei quasi 30 anni di de- corso post-Khmer Rosso, è mai riusci- to a defenestrare questa triade che tiranneggia i 14 milioni di cambogia- ni. «Non viviamomeglio oggi di quanto vivevamo sotto Pol Pot» mi dice Sok Bunroeun, un ottantenne di SiemReap che ha vissuto l’odissea di KampucheaDemocratica tra il 1975 e il 1979. Nonostante abbia lavorato sino a cinque anni fa, Sok Bunroeun è co- stretto a fare affidamento sui suoi tre figli sopravvissuti ai Khmer Rossi per sopravvivere. «La pensione che mi passa lo stato basta appena a com- prare riso sufficiente per un pasto al giorno.Mi può dire quale è la diffe- renza tra la vita durante Kampuchea Democratica e quella a cui siamo co- stretti oggi?». Faccio fatica a sentire Bunroeun: nella bolgia di Angkor; la sua som- messa voce viene sovrastata dai me- gafoni delle guide che accompagna- no i turisti tra le rovine del sito ar- cheologico più famoso del Sud Est Asiatico. Le bancarelle mostrano «au- tentici» finti reperti archeologici, che vengono venduti a un prezzo pari a due interi mesi di pensione di un cambogiano. DA ZONA PROIBITA ADATTRAZIONETURISTICA Decido di uscire da questo super- mercato archeologico e mi dirigo verso AnlongVeng.Un tempo la stra- da che da SiemReap conduceva a questominuscolo villaggio, era la più militarizzata di tutto il paese.A pochi chilometri dalla città correva l’invisi- bile frontiera che divideva la Cambo- gia di Hun Sen da quella dei Khmer Rossi ribelli, di cui AnlongVeng era il quartier generale. Nel 1995, dopo aver faticosamente ottenuto il lasciapassare da parte dei guerriglieri comunisti, avevo cercato di raggiungere il villaggio con una pattuglia. Il tragitto fu tanto breve quanto disastroso: la jeep sulla quale viaggiavamo incappò in una mina e subito dopo un conflitto a fuoco con l’esercito regolare cambogiano ri- schiò di farmi filare dritto in galera con l’accusa di spionaggio. Oggi, dopo la resa dei Khmer Rossi alla fine degli anni ‘90, le regioni un tempo controllate da Pol Pot non so- no più proibite. Per la verità non sono molti gli stranieri che si sobbarcano il faticoso viaggio di sei ore per rag- giungere questo avamposto sperdu- to nella foresta cambogiana.Del re- sto perché privarsi delle comodità degli alberghi di SiemReap, dotati di ogni confort , per dormire negli alber- ghetti decrepiti di AnlongVeng? Dopo la disavventura del 1995, ero riuscito a tornare ad AnlongVeng, riu- scendo anche a intervistare Pol Pot. Unmaldestro tentativo da parte del governo cambogiano di trasfor- mare l’ex quartier generale dei Kh- mer Rossi, in un’attrazione turistica, è miseramente naufragato nel dimen- ticatoio. Complice la solita corruzio- ne, che ha prosciugato i fondi stan- ziati per lo sviluppo del villaggio, pri- ma ancora che si giungesse a un accordo con la popolazione locale. Torno a visitare i luoghi dove avevo avuto le interviste con i massimi lea- ders Khmer Rossi: la casa di Ta Mok, quella dello stesso Pol Pot, di Nuon Chea, suo braccio destro...Case in muratura,ma assolutamente spoglie. Nulla a che vedere con i principeschi palazzi dei politici di PhnomPenh. È facile, allora, capire perché il pro- getto turistico si sia arenato: che a- vrebbero detto i cambogiani, gli stra- nieri, vedendo in che umili condizio- ni avevano vissuto i leaders Khmer Rossi? Il paragone con Hun Sen, Sam Rainsy e altri politici sarebbe stato di- sastroso per questi ultimi. È anche per questo che nel paese si respira un senso di disappunto per il presen- te a cui fa contrappunto un senti- mento di «nostalgia» per il passato. SULLETOMBEDEI CRIMINALI Lamaggioranza dell’attuale popo- lazione cambogiana è nata dopo gli anni ‘80 e non conosce ciò che i loro genitori e nonni hanno dovuto sop- portare. La scuola, inoltre,non è anco- ra pronta ad affrontare seriamente il periodo di KampucheaDemocratica . Trent’anni, se possono sembrare tan- ti per la nostra percezione del tempo immediato, sono un’inezia per la Sto- ria e per poter confrontarsi con essa con obiettività. E così ecco che ad AnlongVeng in- contro un gruppo di pellegrini che vanno a rendere omaggio alle tombe di Pol Pot eTaMok.Sì,proprio a loro, i principali responsabili del milione e settecentomila cambogiani morti du- rante i 40mesi in cui sono stati al go- verno. Quest’anno, infatti, ad Anlong Veng si celebrerà il decimo anniversa- rio dellamorte di Pol Pot emigliaia di cambogiani arriveranno da tutto il paese per pregare sulle loro tombe. MC APRILE 2008 17 Poipet, città di frontiera e sede del casinò, frequentato da thailandesi e turisti.
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