Missioni Consolata - Aprile 2008

A l posto di confine di Poipet, il funzionario controlla perples- so ogni pagina del mio passa- porto. «Non ha il visto cambogiano, deve farlo qui. Le costerà 30 dollari» mi dice. «Ho il visto fatto tramite inter- net. Ecco la ricevuta» ribattomostran- do la stampa dell’avvenuto rilascio dell’e-visa. Il poliziotto storce il naso, mugugna qualcosa, legge attenta- mente il foglio che gli porgo e dopo averlo timbrato, senza alcun sorriso me lo riconsegna, facendomi un cen- no veloce con lamano di passare. Guardo il gruppo di turisti francesi che sono dietro a me: li sento prote- stare con il doganiere perché ufficial- mente il visto di entrata costa solo 20 dollari; i 10 dollari di maggiorazione andranno direttamente nelle tasche del poliziotto di turno che li dividerà con i suoi colleghi.Unmodo come un altro per arrotondare il magro sti- pendio che il governo offre ai suoi impiegati. CORRUZIONEE INEFFICIENZA È con queste premesse che rientro per l’ennesima volta in Cambogia. La corruzione,male ormai endemico del paese che ha infestato ogni ganglio della pubblica amministrazione, sembra non riesca ad essere debella- ta, anche se l’avvento della tecnolo- gia informatica ha iniziato a dare i suoi frutti. Il visto emesso in via elet- tronica, infatti, è stato introdotto dal ministero degli Esteri, dopo le innu- merevoli lamentele di turisti costretti a pagare il visto rilasciato in entrata ai posti di frontiera, sino al 50% in più della tariffa ufficiale. La brama di de- naro colpiva anche i diplomatici e i volontari delle Ong che nel paese la- vorano. Accontentati i turisti, però, c’è an- cora molto da fare in Cambogia per renderla una nazione pulita. E non parlo solo dal punto di vista della corruzione finanziaria.No, questo sa- rebbe il minimo. La Cambogia è cor- rotta nel suo interno, nell’animo. Dalla caduta dei Khmer Rossi, avve- nuta nel 1979 dopo l’invasione viet- namita, le speranze di ricostruire un paese nuovo, libero e moralmente virtuoso, si sono infrante di fronte a- gli scogli del potere.Un potere im- personificato in primo luogo dai poli- tici, dal padre-padrone della nazione, il primoministro Hun Sen, all’incon- cludente SamRainsy per terminare CAMBOGIA di Piergiorgio Pescali Reportage: 30 anni dopo il regime dei Khmer Rossi A 30 anni dalla fine del potere dei Khmer Rossi e a 10 dalla morte del loro leader sanguinario, Pol Pot, poco o nulla è cambiato per buona parte della popolazione cambogiana: non pochi nutrono una certa nostalgia per i tempi in cui si stava peggio e a nessuno interessa il processo dei principali responsabili del famigerato regime. PROCESSI SCONVENIENTI Angkor, il più famoso luogo archeologico della Cambogia.

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