Missioni Consolata - Aprile 2008

MISSIONI CONSOLATA È quello che vogliamo fare. Fin dal- l’inizio della nostra presenza a Maju- ne abbiamo spiegato ai nostri par- rocchiani che vogliamo lavorare in- sieme a loro,meglio ancora in progetti proposti da loro stessi, piut- tosto che da noi missionari. Uno dei primi progetti intrapresi ri- guarda la cura dei poveri, vedove, or- fani, anziani soli,malati cronici.Non si è trattato di togliere le bende dagli occhi,ma anche dalla mente.Molti cristiani (e musulmani) pensano che aiutare i più bisognosi sia un compi- to esclusivo dei missionari.Ma noi abbiamo insistito e continuiamo a in- sistere che in ogni villaggio è tutta la comunità, cristiani e musulmani in- sieme, che deve farsi carico dei più diseredati. Per questo andiamo spes- so nei villaggi, parliamo con i capi tradizionali, con gli imammusulmani e gli animatori cristiani e insieme visi- tiamo i bisognosi e decidiamo insie- me come aiutarli. Per gente abituata a chiedere aiu- ti, ma riluttante a dare qualcosa gra- tuitamente, non è facile far capire il valore della gratuità. Eppure qualco- sa si sta muovendo: alcuni animatori hanno smesso di chiederci un po’ di tutto e ci sostengono nel convince- re la popolazione dei propri villaggi a rivitalizzare e promuovere un mi- nimo di solidarietà. Anzi, sono pas- sati all’azione concreta: in alcuni vil- laggi gli incontri di preghiera sono accompagnati dalla raccolta di ce- reali, legumi e qualche soldo da de- stinare ai poveri. Oppure rivolgono appelli per chiedere che qualche vo- lontario si presti a fare qualche lavo- ro a favore di chi non è più in forze. E c'è sempre qualcuno che si offre. Perfino i musulmani si sono uniti ai cristiani e, dopo la preghiera del ve- nerdì, raccolgono cibo e denaro. Da alcuni mesi abbiamo lanciato in 12 villaggi un progetto per aiutare i malati di Aids e i bambini che hanno perso i genitori a causa di questa ma- lattia. Nel progetto lavorano 24 ani- matori (due per ogni villaggio) e vi sono coinvolte 180 famiglie che si oc- cupano di oltre 350 bambini orfani. Ma l’impegno più urgente è la for- mazione del personale coinvolto nel- le varie iniziative.Non si tratta solo di spiegare la natura e le conseguenze della «malattia del secolo»,ma di for- nire anche gli strumenti più elemen- tari per la sopravvivenza. Per questo i nostri formatori sono preparati per insegnare le tecniche più semplici di agricoltura, orticoltura, zootecnia, i- giene, nutrizione infantile, conserva- zione dei raccolti e qualche trucco di...mercato. In generale sono le donne che fre- quentano tali incontri di formazione. Alcune seguono con attenzione, mentre altre sono sopraffatte dal sonno.Quando però si parla di soldi, sono tutte sveglie: viene loro spiega- to che, se vendono una tanica di mais nel mese di aprile, ricavano 510 meticais (14 euro), nel mese dicem- bre, invece, il prezzo sale a 2.550 me- ticais (72 euro), una somma sufficien- te per comprare una bella bicicletta. Il nostro impegno più importante, tuttavia, è l’evangelizzazione. Per questo abbiamo bisogno di formare catechisti e animatori maturi e re- sponsabili. Anche sotto questo a- spetto c’è bisogno di togliere le ben- de dagli occhi e dalla mente. Per qualcuno, infatti, l’incarico di anima- tore della comunità è sentito come un’investitura paragonabile a quello di un capo tradizionale, col rischio della ricerca del potere, invece della disponibilità al servizio. Anche in questo campo il lavoro non è facile e nonmancano i mo- menti di scoraggiamento. Eppure facciamo nostro unmotto ormai in disuso: la lotta continua, per formare comunità cristiane sempre piùmatu- re, responsabili e solidali. E speriamo di farcela. ■ MC APRILE 2008 13 Padre Felix Odongo (primo a sinistra) con alcuni animatori di comunità. Gruppo di mamme cristiane durante un incontro di formazione sulla famiglia.

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