Missioni Consolata - Aprile 2008
MISSIONI CONSOLATA I l distretto di Majune, a 150 kmda Lichinga, capoluogo del Niassa, è il luogo in cui lavoro. Il suo nome mi aveva incuriosito sin dai primi tempi del mio arrivo, finché un giorno un anzianome ne spiegò l’origine. Due secoli fa,Mataca, regolo del popolo ayao , voleva aumentare il nu- mero dei suoi sudditi, favorendo l’im- migrazione di gente proveniente dal sud del Niassa.Ma i nuovi arrivati ri- manevano nei villaggi un anno o due e poi se ne andavano via, con vivo di- spiacere del capo, che un giorno gli scappò detto: «Vengono, rimangono un poco e volano via proprio come i majune ». I majune , infatti, sono degli uccellini gialli, tipici di questa regio- ne. E da allora la zona cominciò a chiamarsi «Mataca Majune», terra dei passerotti di Mataca, e più tardi solo Majune. «POVERTÀASSOLUTA» Gli economisti definiscono la mag- gioranza dei contadini mozambicani «poveri assoluti», perché vivono con meno di un dollaro al giorno. Per il contadino più povero, un dollaro de- ve servire per mangiare non uno,ma tre giorni; ciò significa che, prima o poi, qualcuno della sua famiglia mo- rirà di fame. Tale «povertà assoluta» è una con- seguenza di decenni di guerra, prima per raggiungere l’indipendenza dal colonialismo, poi di conflitto civile che ha dissanguato il paese;ma è frutto anche di arretratezza. Buona parte dei contadini, infatti, hanno a disposizione solo la zappa; non co- noscono né concimi né irrigazione; per avere un buon raccolto, devono sperare nella pioggia.Quando l’an- nata è buona, raccolgono qualche quintale di cereali e qualche chilo di fagioli, giusto il necessario perché la propria famiglia possa sopravvivere. Ma se le piogge non sono regolari, arriva la fame, soprattutto per bam- bini e anziani. AMajune la fame non è occasiona- le, ma ricorre ogni anno e colpisce con violenza quasi tutte le famiglie contadine, che costituiscono la mag- gioranza della popolazione del di- stretto. La fame costringe noi missionari ad assistere a spettacoli strazianti: persone che svengono al mercato, solo a vedere il cibo in vendita,ma che non possono comprare, perché hanno le tasche vuote; una mamma che prepara il pasto per due bambi- ne bollendo qualche foglia di patata nella speranza di «ammazzare la fa- me»; una vecchia tutta pelle e ossa, con una zappa in spalla che va in cer- ca di qualche radice; neonati che piangono in continuazione, perché da giorni la mamma non ha più latte da dargli e il papà se n’è andato chi sa dove... Una domanda assilla da tempo la mia mente: com’è possibile tutto questo? La regione di Majune non è una zona desertica; anzi, la terra è ne- ra e fertile, vi scorrono due fiumi im- piantato in Africa ha aggiunto: «Quando il Mozambico era una no- stra colonia, non riceveva tutti gli aiu- ti che riceve oggi.Anzi, era proibito ai portoghesi esportare capitali nelle colonie, perché queste dovevano es- sere autosufficienti.Certo, i missiona- ri portavano avanti le loro attività co- me fanno oggi,ma a livello governa- tivo, la colonia doveva arrangiarsi con i propri mezzi». Anche alcuni dei nostri animatori fanno autocritica: «I nostri campi pro- ducono poco perché siamo pigri. Po- tremmo dedicarci molto di più alle colture, per organizzare un sistema d’irrigazione, togliere le erbacce, rinforzare le recinzioni, concimare con il letame... Invece,molti di noi passano il tempo nelle bettole. E poi sprechiamo il cibo.Quando i granai sono pieni, tanta gente consuma più del necessario e,magari, baratta sac- chi di mais con bottiglie di bevande alcoliche, senza preoccuparsi di con- servare le scorte fino al prossimo rac- colto». VALORI APPANNATI I mozambicani non amano intri- stirsi con preoccupazioni economi- che e politiche; è gente che, anche di fronte alle avversità, preferisce con- versare e ridere insieme,meglio se davanti a un fuoco e a una bevanda. Inoltre, l’ospitalità è ancora un valore: il viandante affamato può bussare a una qualsiasi porta e la padrona di casa non gli farà mancare un po’di polenta con fagioli e un bicchiere d’acqua, anche se ha tanti figli da sfa- mare e l’acqua deve attingerla, un secchio alla volta, da un pozzo lonta- no. Se uno ha un problema con la bi- cicletta o la moto, può sempre conta- re su un passante che si ferma per aiutarlo, con grande profusione di sudore e allegria. Soprattutto, il Mozambico è un paese giovane: buona parte della po- polazione mozambicana ha meno di 15 anni. E Majune non fa eccezione: basta entrare in un villaggio e si è su- bito attorniati da un nugolo di bam- bini. Solidarietà e famiglia sono ancora valori fondamentali nei villaggi di Majune, come nel resto della società mozambicana.Ma siamomolto preoccupati, perché vediamo che tali valori si stanno sgretolando. Inmolte MC APRILE 2008 11 portanti e vari torrenti e ruscelli, tutti ricchi di acqua e pesce.Ci sono terre- ni umidi, adatti all’orticoltura o alle ri- saie. La savana è ancora ricca di cac- ciagione. Le piogge nonmancano, anche se non iniziano e cessano con puntualità cronometrica. Allora perché la fame? Ho voluto fare qualche domanda alla gente del posto.Un vecchio contadinomi ha ri- sposto: «Un tempo non c’erano le ca- restie che sperimentiamo in questi anni, perché i vicini si aiutavano l’un l’altro.Quando, per esempio, il pro- prietario di un campo doveva assen- tarsi, ci pensavano le famiglie più vi- cine a vigilare le coltivazioni perché non venissero danneggiate da bab- buini, elefanti e ippopotami.Oggi in- vece, bisogna guardarsi dai vicini più che dagli animali selvatici». Un anziano portoghese ormai tra-
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