Missioni Consolata - Marzo 2008
CONSOLATA SI E MOSSO ANCHE LG STATO U n gruppo di ragazze si intreccia reciprocamente i ca- pelli. Lo spazio è un po' angusto, manca luce, ma l'at - mosfera non è cupa. Sono tutte giovanissime, certamen- te hanno meno di 20 anni. Una di loro, solo un poco più grande, cerca di dare qualche consiglio e mantenere un po' d'ordine. Sono tutte vittime della tratta queste ragaz- zine che imparano a fare le parrucchiere. Intercettate a l - l'interno della Nigeria o nei paesi limitrofi. La polizia le ha condotte in questo stabile, che assomiglia un po' a una ca- sa di accoglienza, un po' a una prigione. Si trova alla periferia di Lagos ed è stato aperto nel d i - cembre 2004, grazie alla collaborazione dei governi ita- liano e statunitense. È gestito dalla Nationalagencyfor the prohibition oftraffic in persons and other related matters (www.naptip.com), l'agenzia del governo nigeriano che o- pera contro il traffico - interno ed esterno - non solo di donne, ma anche di minori per scopi diversi: prostituzio- ne, lavoro domestico, lavoro agricolo... Ha sei dipartimenti a Lagos, Benin City, Enugu e Sokoto. Lo scopo è quello di accogliere, reintegrare e riabilitare le vittime, dar loro assistenza le- gale e sensibilizzare la popolazio- ne sul problema. La grande sfida è quella di perseguire i trafficanti. «Sono stata rimpatriata dal Burkina Paso - spiega Jessica, la ragazza che insegna alle alunne- parrucchiere. Ero stata portata lì con ia promessa di continuare il viaggio, ma intanto ero costretta a lavorare, lo non volevo restare, così sono andata dalla polizia. Poi l'ambasciata mi ha fatta tornare in Nigeria». Dopo il periodo di coun- celing e riabilitazione, Jessica ha deciso di rimanere nella struttura del Naptip per aiutare le altre ra- gazze che hanno vissuto un'espe- rienza simile alla sua. Attualmen- te ce ne sono una trentina (ma può ospitarne sino a 120), la maggior parte sono ragazze, ma c'è anche qualche ragazzino. So- no quasi tutti minorenni. Altre 10 sono state rimpatriate dal Burkina Paso, uno dei paesi-cerniera, lungo le rotte che, spesso via terra, portano verso il Nordafrica. D ai loro racconti emerge uno spaccato sul mondo del- la tratta e le sue Innumerevoli varianti. Una dice di a- vere 13 anni e che ia mamma sta in Francia e lei stava cer- cando di raggiungerla. Un'altra racconta di essere partita insieme a un gruppo di amici, senza sapere esattamente per dove. Non aveva niente con sé, solo I vestiti che por- tava addosso. Sono giovani, sprovvedute, sognatrici. Fug- gono da situazioni di miseria verso un vago miraggio, che spesso si trasforma in incubo. i responsabili del centro raccontano di un altro gruppo di ragazzemolto giovani; tutte sono state trafficate all ' in- terno dei paese, e portate a Lagos, ia maggior parte per essere avviate alla prostituzione. Ci sono anche tre bambini trafficati in Nigeria dal vicino Benin per lavorare come domestici, li Naptip sta collabo- rando con l'ambasciata heninese per ricongiungerli alle ioro famiglie. Spesso i genitori sono poverissimi e senza Istruzione, e vengono facilmente aggirati e ingannati con promesse di soldi e d'Istruzione per 1 loro figli, che inve- ce si ritrovano rinchiusi dentro ie case del padroni in con- dizioni di vera e propria schiavitù. «Da quando siamo aperti, abbiamo accolto circa 700 ra- gazzi e ragazze - spiega Godwin E. Morka, capo dell'uffi- // centro governativo Naptip, alia periferia di Lagos. ciò Naptip di Lagos -. A tutti viene offerta la possibilità di un periodo di riabilitazione e una breve formazione. Per le ragazze si tratta spesso di un corso per parrucchiera. Me- diamente restano dalie due alle sei settimane. Chi rimane di più è perché In tribunale ha In corso un processo con- tro I trafficanti». «E se hanno problemi di salute - continua - facciamo anche un controllo medico. Se sono malate vengono tra- sferite al vicino reparto dell'ospedale militare». Morka non ne paria esplicitamente, ma ii riferimento è chiaro. Molte, specialmente quelle che rientrano dall'estero, sono siero- positive o con Aids conclamato: una malattia-tabù, da queste parti, di cui si parla troppo poco e non si fa abba- stanza per prevenirla e curarla. D alla struttura dei Naptip ie ragazze non possono u- scire né ricevere visite, perché in passato si sono pre- sentati trafficanti o madame, spacciandosi per I loro pa- renti. Una donna è stata scoperta e arrestata. Ma com- plessivamente l'attivit à di Investigazione e avvio di procedimenti penali contro 1 traffi- canti è alquanto carente. Alcune ra- gazze, poi, hanno il terrore di e s - sere avvelenate. Sanno che 1loro «protettori» temono di essere de- nunciati e che è gente senza scru- poli, capace di tutto. Ma ie ragazze non si fidano nep- pure del governo nigeriano né di qualsiasi altra Istituzione ad esso legata. E, dunque, anche la vita e gestione di questo centro sono a l - quanto complesse e problematiche. Per non parlare poi dei problemi che si pongono quando vengono rimpatriate dall'estero. «I governi europei - spiega Morka - quando espellono ie ragazze sono in con- tatto con l'immigrazione nigeriana, ma non specificano chi sono le vit- time e chi I trafficanti. Specie dall'I- talia spesso tornano in gruppo, ammanettate come crimi- nali, mischiate a trafficanti di droga, clandestini, del in- quenti veri... Sono rimpatriati tutti insieme. Talvolta il volo diventa l'occasione per Intrecciare contatti e organizzare nuove partenze». GII operatori dei Naptip, inoltre, non hanno accesso a l - l'aeroporto per accogliere le ragazze. A volte ci sono le fa- miglie ad aspettarle, ma è raro, soprattutto se non rien- trano con un rimpatrio volontario e sono senza soldi e dunque si vergognano di farsi vedere a mani vuote. Sem- pre, però, ci sono i trafficanti, pronti a offrire «assistenza» alle ragazze, per poi farle rientrare nel giro. All'immigrazione - ci dicono - non sempre operano per- sone preparate e adatte a fare questo lavoro e spesso c'è molta corruzione. Non è raro, poi, che ie madame e i traf- ficanti corrompano 1 poliziotti per rimettere le mani sulle ragazze. «La situazione non favorisce ia collaborazione e la possibilità di avvicinarle per offrire aiuto - continua il responsabile dei Naptip -. li lavoro di cooperazione è e- stremamente difficile. Anche quando vengono rimpatria- te volontariamente dali'Oim, a volte vengono portate nel nostro centro, altre volte vanno direttamente nelle ioro città o si disperdono qui a Lagos. Le ragazze non si fida- no di nessuno quando tornano, ma spesso non vogliono andare a casa a mani vuote e cercano nuovamente di ar- rangiarsi come possono. Così diventano estremamente vulnerahiii e rischiano di ricadere facilmente nelle reti di gente senza scrupoli». S] Q Q Vi 2 < MC MARZO 2008 • 33
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