Missioni Consolata - Marzo 2008

DOSSIE R proiettati verso l'estero, l'altrove, il paradiso immaginato, insegui to, voluto a ogni costo. FUGA DALLA DISPERAZIONE «OibolOibo!». In strada è un con- tinuo chiamare io straniero che passa. «Ehi, bianco, perché non mi porti in Europa con te?». Un po' per scherzo, un po' sul serio, sono in molti a chiederlo. Non sfuggono a questo meccani- smo le ragazze che vengono traffi- cate in Europa. All'inizio venivano quasi tutte da Benin City. Ora le ma- dame, le donne che gest iscono I traffici, e 1 ioro corrieri rastrellano sempre di più 1 viiiaggi iimitrofì, fa- cendo balenare li sogno di un lavo- ro ben retribuito all 'estero a fami- glie estremamente povere e senza strumenti culturali per valutare li ri- schio a cui espongono le ioro figlie. Quanto a ioro, ragazze giovanissi- me e spesso analfabete, non aspet- tano altro: l'Europa, ia beila vita, i soidi per ioro e per le ioro famiglie. Un sogno. Per il quale sarebbero di- sposte a tutto: a sottoporsi a un ri- to voudou - li ju Ju (vedi riquadro) - ad affrontare viaggi spaventosi, tal- volta via terra, ad accettare di pa- gare un debito spropositato. «Fino a che punto queste ragaz- ze siano coscienti di dove finiran- no e a fare cosa é difficile dirlo», spiega don Vincenzo Marrone^ sa- lesiano, da 25 anni in Nigeria. E lui che ha costruito a Benin City ia ca- sa di accog l i enza per quel le che rientrano volontar iamente o che vengono rimpatriate. «Questa città - spiega - vive in bi- lico tra l'orgoglio per un passato grandioso e un presente di deca- denza e mancanza di speranza. La sua popolazione é fiera e volitiva, Donne lungo King Road, in cammino verso a centro di Benin City, sotto una vecchia insegna delio stato di Edo, ia regione da cui proviene ia maggior parte delie ragazze trafficate. Sotto: bottega di parrucchiera in una zona rurale delio stato di Edo, sulla porta c'è scritto: «Attenzione, Spirito Santo ai lavoro». vuole a tutt i i costi farsi un futuro, des idera una vi ta migliore. Sono convinto che molti sappiano dove f iniscono le ragazze. Le ragazze stesse, almeno quelle delia città, ne sono consapevol i; ma molte pen- sano che quello che é successo al- le altre non potrà mai succedere a ioro: e così f iniscono in una trap- pola da cui faticano poi a liberarsi». «Perché proprio Benin City?» si in- terroga padre Jud e Oidaga, gesui- ta originario di questa città, ma che ha studiato in mezzo mondo, il suo é uno sguardo, ai tempo stesso, dal l ' interno e dal l 'esterno. «Biso- gnerebbe fare l 'esper ienza di al- zarsi ia mattina e non avere cibo, arrivare a sera e non avere cibo; e non avere un lavoro, né benzina, né sapone per lavarsi... Bisognerebbe fare l 'esperienza di chi lotta per so- pravvivere, per capire a fondo cosa spinge queste ragazze a partire a ogni costo. Ma ia responsabilità delia ioro fuga va ricercata a un ii- vei io più aito: quel lo delie istitu- zioni e dei governi -locali, federa- li, internazionali -, corrotti e inetti; quello delie politiche Internaziona- li ingiuste e discr iminator ie, che non fanno altro che ampl iare ia frattura tra ricchi e poveri. E allora non andrebbero biasimate in prima istanza queste ragazze, ma innan- zitutto coloro che sono responsa- bili del ia sperequazione e ingiusti- zia distributiva che condanna tan- ta gente a vivere una vita indegna». Benin City, con li suo disordine e ia sua decadenza, la sua miser ia e le sue ville milionarie, é un po' l'ar - chetipo di molti angoli di un mon- do che funziona a velocità diverse, che corre sulle autostrade di uno svi luppo access ibi le a pochi e la- scia indietro grosse fette delia po- polazione mondiale, abbandonate alle periferie di una global izzazio- ne che non é poi cosi globale. E le ragazze di Benin City - trafficate, sfruttate, abusate - sono un po' li simbolo di questa vergogna. Che va gettata in faccia a chi le ha get- tate in strada. • 30 • MC MARZO 2008

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