Missioni Consolata - Marzo 2008
CONSOLATA «Facciamo mol t i ss ima sens ibi- l izzazione, a tutti i livelli - dice suor Florence -: parrocchie, scuole, am- ministratori, affinché si sappia in- nanzitutto cosa sta succedendo. Dopo tutt i questi anni, dopo mi- gliaia di ragazze trafficate, non si può più far finta di niente, come se questo fenomeno non es i s t esse. Eppure c'é ancora molta omertà, a volt e per paura, a volt e per inte- resse. Noi lavoriamo soprattutto per creare una cosc i enza del pro- blema e per provare a cambiare i comportamenti». SPECCHIO DI CONTRADDIZIONI Una bella sf ida, in un contesto che certamente non aiuta. La Nige- ria in generale, e Benin City in par- ticolare, sono oggi io specchio di un'Africa che sta cambiando In ma- niera impressionante e caotica. Un'Africa dove restano forti alcuni riferimenti tradizionali - la famiglia, il villaggio, valori e norme di com- portamento, ma anche superstizio- ni e stregoneria - e dove sempre più si impongono stili di vita e modelli culturali di tipo occidentale, spesso legati a logiche consumi st i che e materialiste. Il connubio talvolta é un ibrido inquietante. Come a Be- nin City, città di più di un milione di abitanti a circa 350 chilometri a e- st di Lagos, dove la povertà diffusa ed evidente stride in maniera scon- certante con alcuni simboli di ric- chezza e potere ben esibiti: Suv a- mericani ultimo modello, campi da golf coi prato all'inglese, ville son- tuose protette come fortezze. E lì accanto, li degrado di una città de- cadente, sporca, le strade dissemi- nate di buche grandi come voragi- ni, le case troppo spesso simili a ba- racche fatiscenti... La vita qui costa poco e non va- ie quasi niente. Bastano pochi spic- cioli per mangiare il solito piatto di riso e pesce secco, ma per pochi spiccioli una famigl ia può «vende- re» il proprio bimbo come dome- stico nelle case di chi sta un po' megl io. Di lavoro non ce n'é ed é difficile capire come la gente riesca a cavarsela. Cé sempre un gran via vai di persone in strada, nei mer- cati, ovunque. Una miriade di atti- vità «informali», ma di lavoro vero e proprio poco o nulla. Forse nel l 'amministrazione pub- bl ica, che f inisce tuttavia coi di- ventare li ricettacolo di amici, pa- renti, persone a cui si deve un fa- vore. Come al Museo nazionale, dove almeno cinque persone «ia- Periferia di Benin City: tre generazioni di donne neiia ioro povera dimora, con - suiio sfondo - ia pubbiicità di un network di telefonia mobile. vorano» al l ' ingresso, tra ia cassa e l'albo delie presenze, non facendo praticamente nulla. Dei resto, sia- mo gii unici visitatori da chissà quanto tempo. Una rarità. Peccato che anche le rarità che sono nelle teche, oggetti preziosissimi e anti- chi, risalenti al prest igioso regno di Benin, siano praticamente invi- sibili perché ia maggior parte del- ie luci non funziona. Che funzionano, invece, a qual- siasi ora del giorno, sono i cyber- café, ovunque affollati di giovani. È il business che va per ia maggio- re e infatti se ne trovano ovunque e sono sempre pieni, nonostante ia connessione lent issima e preca- ria. Taluni sono veramente angu- sti e i ragazzi stanno ammassa ti l'uno accanto all'altro. Alcuni cer- cano una scuoia o un lavoro all'e- stero; le ragazze chattano con «fi- danzati» che sperano di raggiun- gere in Europa, altri - i cosiddetti yahoo-boy- si sono special izzati in truffe telematiche e trafficano con migliaia di indirizzi . . Tutti paiono MC MARZO 2008 • 29
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