Missioni Consolata - Marzo 2008

DOSSIE R gannate da promesse fittizie, dal miraggio di un'esistenza migliore, di un altrove fatto di benessere e felicità: f iniscono col ritrovarsi schiave sessual i, in una si tuazione di vulnerabi l ità e povertà ancora peggiore di quel la da cui vengono, sradicate in un paese straniero, clandest ine, senza identità né di- gnità. Nella zona rurale dello stato di Edo, una giovane mamma con la sua bambina si riposa all'ombra davanti a casa. Le chi amano prostitute, ma sa- rebbe meglio dire prostituite. Co- strette a vendere se stesse, corpi- merce di un traffico che ha preso la forma intollerabile di una delle peg- giori schiavitù contemporanee. DONNE CORAGGIO Suor Eugenia, 69 anni, or igina- ria di Subbiano, in provincia di Mi- lano, si oc cupa del probl ema da molti anni. Eppure non finisce mai di indignarsi e s c anda l i zza r s i, il gr ido d'aiuto di una r agazza ni- ger iana, 1 5 anni fa a Torino, le ha aperto uno squarcio su un ab i sso di mi ser i a, sf rut tamento e viola- z ione del la digni tà del la donna. «Sister, help melSuora, aiutami!». Quel gr ido ha cont inuato ad ac- compagnar la anche quando è di- ventata, nel 2 0 0 0, responsabi le del l 'Ufficio tratta del l 'Usmi e ha cominciato a lottare s enza rispar- miarsi per mettere in rete tutt i co- loro che si battono contro questo «commercio» di esseri umani al fi- ne di promuovere un ' az ione più concordata ed eff icace. Oggi, suor Eugenia è un punto di riferimento importante di una rete di realtà internazional i. E non è un caso se, nei corso del ia visi ta di stato nel giugno del 2007, Laura Bush, mogl ie dei presidente Usa, ha voluto incontrare a Roma que- sta rel igiosa, che pochi mesi pri- ma, in marzo, aveva ricevuto dal Dipartimento di stato amer icano il premio «Donna Coraggio». «Ci sono ancora circa 30 mila ra- gazze nigeriane sulle strade italia- ne - denuncia suor Eugenia davan- ti ai l 'Qba e ai notabili di Benin City - costrette a prostituirsi per paga- re un debito assurdo: 50, 60, an- che 80 mila euro. A volte, anche di più! Ci vogl iono anni prima che rie- scano a riscattarlo. Alcune muoio- no, altre vengono uccise. E in mol- te di loro si spezza qualcosa den- tro. Per sempre. Dobbiamo dire basta a questo sfruttamento inu- mano. Ma dobbiamo farlo tutt i in- sieme». L'Qba annuisce. Lui sa e potreb- be fare molto, perché sta nel cuo- re del cuore del problema. È infat- ti la mass ima autorità tradizionale di Benin City, la città da cui pro- viene la stragrande maggi oranza delle ragazze trafficate in Italia. È qui il centro di quel l ' intricato in- treccio di business e traffici, di a- zioni legali e riti tradizional i, di fi- nanza e stregoner ia, che ne é al- l'origine: un giro di favor i e minacce, ricatti e doni, troppo va- sto e compl esso perché anche chi sa possa o vogl ia fare davvero qualcosa. Qualcuno però ci sta provando. Come s/sfef Florence Nwaonuma del le suore del Sacro Cuore, una congregazione diocesana di Benin City, responsabi le dei Comitato per il sostegno della dignità del la don- na (Cosodow), un'organizzazione voluta dal ia Conferenza delle reli- giose nigeriane. Fondato nel 1999, insieme a due avvocati e altri vo- lontari, il Comi tato svolge un im- portante e del icato lavoro di pre- venz i one, sens ibi l i zzaz ione e ac- cogl i enza delle ragazze che ritornano. Non senza difficoltà. La prima é parlarne. Lo ammette la s t essa sister Florence, che pe- raltro ha sia la s t azza che il carat- tere di chi non si lascia faci lmente mettere a tacere. Pure lei é avvo- cato, ed é venuta a Benin City per occuparsi del problema proprio là dove ha origine. JUJU Diffuso in nnolte parti dell'Africa occiden- tale, il voudou è uno dei mod,i attraverso i quali la popolazione vive e interpreat la realtà visibiel e invisibiel in cui vive. Tra ma- gia e stregoneri,a riti di guarigione e rifer-i menti airocculto, il voudou permea e cond-i ziona la vita della gente. Tutti vi credono fer- mamente, anche molit cristian,isollevando il problema di un'evangelizzazione superf-i ciale, ma anche di un'istruzioen non ade- guata, che possa contrastare pregiudiiz e superstizion. i Le ragazze che vengono trafficaet in Italia passano tutte attraverso un rito voudou, che chiamano ju ju. I loro racconti parlano di luoghi «sacri» dove viene chiesto loro di consegnare alcuni indumenit intimi e parti del loro corpo (un- ghie, capell,i peli pubici e delle ascelle) che vengono mischiait con fluidi corporei (nor- malmente alcune gocce di sangue me- struale.) Il babalau-\o stregone - esegue un rito, spesso facendo bere loro delle pozioni magiche, che danno potere e incutono paura. Devono giurare di non rivelare mai i nomi di coloro che le «aiuteranno» ad an- dare in Europa, Pena la cattiva sorte che si abbatterà su di loro e le loro famiglie. II rito ju ju ha un grande potere sulle vit- time e rappresenat un forte vincolo, una ca- tena psicologic,a di cui i trafficanit si ser- vono per controllaer le ragazze, e che di- venta una barriera difficilissima da superare per coloro che cercano di liberarle. L'utilizzo del ju ju serve in alcuni casi per confermare un contratt,o che può avere anche una forma legale e che si concretizza in rito-r sioni economiche sulla famiglai (in genere l'esproproi della casa). Nei pressi di Benin City esistono nume- rosi sanctuary (case del ju juì; uno dei più importanit è chiamato Adeswa House. Viene aperta due volte l'anno ed è il tempoi di tutit gli dei. Le madame più potenit por- tano lì le loro ragazze per sottoporel ai riti e al giurament.o Stregoni nigeriani, ai quali vengono portate le vittime delia tratta per essere sottoposte ai ritiju ju. 28 • MC MARZO 2008

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