Missioni Consolata - Febbraio 2008
74 MC FEBBRAIO 2008 SAGO (COSTA D’AVORIO) IMPRESSIONI SUL CAMPO S ono il papà di Matteo Pettina- ri, missionario della Consolata, attualmente in Costa d’Avorio, nella missione di Sago, un villaggio di circa 5 mila abitanti a 60 km dalla costa atlantica. In questa missione, la scorsa estate, ho passato un mese e mezzo, insieme ai padri Silvio Gul- lino, superiore della comunità, il kenyano Zachariah King’aru, parro- co, e Matteo, economo della casa, che sta completando il periodo di formazione. La parrocchia di Sago si estende su un territorio di circa 3.500 kmq e comprende 40 cappelle in altrettan- ti villaggi, ma molti altri, sparsi nella foresta, sono senza cappella. I catto- lici costituiscono il 10% della popo- lazione; il 50% degli abitanti sono musulmani; il resto pratica la religio- ne tradizionale o appartiene ad altre confessioni cristiane. A Sago, infatti, esistono due scuole pubbliche, ma non sono sufficienti per il numero elevato dei bambini, metà dei quali non sono ancora sco- larizzati. Per questo la missione si è impegnata anche nella costruzione di una scuola: una prima ala, con tre aule e un ufficio, è già funzionante; inoltre sono state costruite tre abi- tazioni, delle 6 in programma, da destinare agli insegnanti. Mi ha par- ticolarmente impressionato il fatto che sono i genitori non cattolici a chiedere ai missionari di dare incre- mento alla scuola della missione. A Sago la popolazione è un mosaico di etnie diverse. Gli autoctoni sono i godié , che formano un gruppo minoritario rispetto al resto della popolazione, che proviene da altre zone della Costa d’Avorio e dai paesi confinan- ti. Si contano quindi abron , baoulé , koulango , senoufo , yakouba e molti altri gruppi avoriani e originari del Burkina Faso, Mali, Togo, Ghana. Tale mosaico costituisce un proble- ma di comunicazione sia per i mis- sionari che per la popolazione stes- sa. Il francese è la lingua che permet- te di comunicare con la maggioran- za, ma l’analfabetismo è molto eleva- to, molti bambini non vanno a scuo- la, per cui non tutti conoscono il francese. I missionari dovrebbero apprendere la lingua locale, il godié , ma è parlata da pochi, oppure il dioula , un idioma commerciale com- preso da quasi tutta la popolazione, ma è una lingua troppo povera. Per cui attualmente nelle funzioni reli- giose vengono usati francese, godié e baoulé per consentire a tutti di comprendere il messaggio cristiano. Quest’anno la missione festeggia 10 anni di vita: in così poco spazio di tempo sono accadute cose incredi- bili. Con l’arrivo dei missionari, ha confessato lo stesso capo del villag- gio, Sago ha avuto un tale sviluppo che ora viene riportato sulle cartine geografiche ed è diventato sede del- la sottoprefettura: dal mese di ago- sto, infatti, si è insediato un commis- sario governativo che garantisce maggiore legalità nel territorio e conferisce prestigio alla comunità. La missione è un punto di riferimen- to per il villaggio e centri limitrofi. Nei giorni di permanenza a Sago ho visto sfilare tante persone, venute a conferire con i missionari per avere consigli, appianare dissidi famigliari, risolvere incomprensioni fra vicini... La sera poi, a qualsiasi ora, con il fat- to che nella missione c’è un compu- ter e una fotocopiatrice, è un via vai continuo di uomini provenienti anche dai villaggi vicini per fotoco- piare documenti, scrivere domande o fare contratti. Oltre a ciò, per tre giorni alla settimana si tengono corsi serali di alfabetizzazione, ai quali sono iscritti molti giovani e adulti. I nsieme ai tre missionari lavorano quattro suore di Santa Gemma Galgani: questa congregazione religiosa è nata in Italia, ma tre delle suore presenti a Sago sono congo- lesi e una è ruandese. Esse gestisco- no un piccolo dispensario, sempre assediato dai pazienti. La situazione sanitaria della gente, infatti, è molto preoccupante: la mortalità infantile è altissima; la malaria fa strage; igiene e prevenzio- ne della malattia quasi inesistente. In alto, un’ala del dispensario di Marandallah. A destra, padre Silvio Gullino con alcuni giovani di Sago.
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