Missioni Consolata - Febbraio 2008

Nel 1974, osteggiato dalla madre e incoraggiato dal padre, Pamuk ha iniziato a scrivere regolarmente, dopo aver frequentato la facoltà di architettura all’Università di Istan- bul e essersi laureato in giornalismo. Da allora ha vinto pre- stigiosi premi letterari a livello internazionale, tra cui il Grin- zane Cavour nel 2002 con Il mio nome è Rosso , e ha con- tinuato da laico, ma quasi come un eremita, nel faticoso lavoro d’introspezione in se stesso e a produrre romanzi di altissimo livello letterario. Pur non avendo mai fatto il giornalista, Pamuk conosce tutti i trucchi, le grandezze e le meschinità del mestiere. Lo dimostra bene ne Il libro nero , tratteggiando, anche con un pizzico di ironia, il personaggio «fantasma» del famoso gior- nalista Celâl, fratellastro di Ruya, la moglie sparita dell’av- vocato Galip, che alla ricerca dei due ci conduce dagli inter- minabili e prevedibili pranzi di famiglia ai meandri più segre- ti di Istanbul. Pamuk è stato insignito del premio Nobel per la letteratura proprio perché «nella ricerca dell’anima melanconica della sua città natale ha scoperto nuovi sim- boli per lo scontro e l’intreccio delle culture». N el discorso ufficiale a Stoccolma, dedicato con affetto al padre scomparso nel 2002, Pamuk affer- ma: «Solo scrivendo libri ho potuto raggiungere la comprensione dei problemi dell’autenticità (come ne Il mio nome è Rosso e Il libro nero ) e i problemi della vita in peri- feria (come in Neve e Istanbul )». Ma ricorda anche il trava- glio e la fatica del bravo scrittore: «Il segreto dello scrittore non è l’ispirazione - non è mai chiaro da dove arriva - ma la sua ostinazione e pazienza... Nel mio romanzo Il mio nome è Rosso , quando scrissi degli antichi miniaturisti persiani che hanno disegnato lo stesso cavallo con la stessa passio- ne per molti anni, memorizzando ogni pennellata tanto da poter ricreare lo stesso bellissimo cavallo anche a occhi chiusi, sapevo che stavo parlando della stessa professione dello scrittore e della mia vita». E, finalmente, dopo aver cer- cato a lungo un «centro» di vita ha capito che: «Per me il cen- tro del mondo è Istanbul. Non perché ho vissuto qui per tut- ta la vita, ma perché negli ultimi 33 anni, ho raccontato le sue strade, i suoi ponti, la sua gente, i suoi cani, le sue case, i suoi giorni e le sue notti, facendole divenire parte di me, abbracciandole tutte». Eppure è con il romanzo Neve , ambientato nella città di Kars sul confine orientale della Turchia ai piedi del Cauca- so, che Pamuk nel microcosmo di una società ristretta, per di più isolata dalle abbondanti nevicate, ci svela idee, azio- ni ed emozioni degli attori che animano lo scontro islam- occidente, spaziando dalle azioni violente dei fondamenta- listi, della polizia e delle frange comuniste allo sgomento dei poeti, di tante donne e dei veri credenti di Allah. Il protagonista del romanzo è Ka, un poeta esule in Ger- mania, che dopo tre giorni di viaggio raggiunge Kars per indagare sulla misteriosa vicenda di ragazze suicide, perché non è loro permesso di portare il velo all’università, ma anche per incontrare la bella Ipek di cui è sempre stato inna- morato. Quattro anni dopo questo viaggio, che ha risve- gliato in lui la creatività del poeta, Ka sarà assassinato in Ger- mania da mani misteriose. L’amico del poeta, lo scrittore Orhan (alias Pamuk), inda- ga ripercorrendo, aiutato da un diario, le vicende di Ka. Omicidi, faide, tradimenti (lo stesso Ka si rivelerà un tradi- tore), dolore, tanto dolore, esaltazioni mistiche e ambizioni di potere accompagnano i protagonisti disperati di questa saga. Malgrado ciò, contemplando la neve, il poeta sente che «quei fiocchi suscitavano in lui un sentimento che gli ricordava la bellezza e la brevità della vita e gli faceva pen- sare che, malgrado le ostilità, gli uomini si somigliassero: l’u- niverso e il tempo erano vasti, mentre il mondo dell’uomo era piccolo». • MC FEBBRAIO 2008 71 Lo scrittore turco Orhan Pamuk, durante l’incontro promosso dal Premio Grinzane Cavour (Torino 6-9-2007). I libri di Orhan Pamuk tradotti in italiano: Il castell bianco, Einaudi 2006. La casa del silenzio, Einaudi 2007. Il libro nero, Frassinelli 1996, Einaudi 2007. La nuova vita, Einaudi 2000. Il mio nome è Rosso, Einaudi 2001. Neve, Einaudi 2004. Istanbul, Einaudi 2006. Le voci di Istanbul, Datanews 2007. La valigia di mio padre, Einaudi 2007.

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