Missioni Consolata - Febbraio 2008

MISSIONI CONSOLATA ni della polizia?, domandiamo. «Un paio di volte.Non posso dire che tut- ta la polizia sia cattiva.Ci sono alcuni che ti portano da mangiare, altri che ti tengono tutto il giorno senza un bicchiere di acqua». Maxi continua a raccontare, con tranquillità, senza particolare enfasi, quasi fosse una cosa normale. Spie- ga la sua ultima disavventura con le forze dell’ordine, quella che si è con- clusa con il suo affidamento a Mario. «Nel portafogli dell’amico con cui ero hanno trovato della marijuana, una piccola dose.Dato che io non a- vevo alcun precedente di droga, ho detto che era mia per mio consumo personale. Sono stato 11 ore nel commissariato senza neppure il per- messo di andare al bagno. E senza la possibilità di fare una telefonata». «Alla fine è venutoMario,ma an- che per lui non è stato semplice per- ché non sapeva i miei dati personali, dato chemi conosceva soltanto co- me Maxi». Massimiliano conclude la sua sto- ria: «Io non sono una cattiva perso- na. Anche se la gente pensa subito così, appena ti avvicini per chiedere una moneta.Cominciano a guardare la loro borsa, il cellulare.Ma non tutti siamo eguali, come sa Mario che ha accettato di farmi da tutore». Una telefonata allamamma Mentre parliamo arrivano altri 2 ragazzi. Si accomodano sul divano, mentre il figlio di Mario e la sua ra- gazza preparano loro un tè caldo. Uno dei due ha un labbro spaccato, ma non è a causa di quello che parla biascicando. Mario gli dice di telefonare alla mamma, che da giorni lo sta cercan- qui conme.Mi aiuta nel lavoro di messaggeria, che è un lavoro libero perché si fa all’aperto». Nelle ruvidemani della polizia Cappellino, capelli ricci,maglietta calcistica, un rosario tenuto a mo’di collana, occhi espressivi, labbro su- periore un po’gonfio: è Massimiliano dettoMaxi. «Quando ero piccolo, rimasi con mio padre per 7 anni.Poi conmia mamma per 2 anni, finché lei non morì di Sida.Non volevo stare con i miei parenti e scelsi la strada.Da 6 anni non vedo alcuno di loro e non ho nessuna voglia di vederli». Maxi, come si vive in strada? «Si apprendono sia cose buone che co- se cattive.Quelle buone sono che impari a convivere con altre persone; quelle brutte è che impari a drogarti e a rubare». Tu quante volte sei stato nellema- Sotto: tre «chicos de la calle» nella casa di Mario Julio Sotelo. Pagina accanto: Mario Julio Sotelo; sul titolo: immagini notturne.

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