Missioni Consolata - Febbraio 2008
56 MC FEBBRAIO 2008 AFRICA armonizzare le loro attività…, inmo- do da condurre alla creazione di un mercato comune africano, con una tempistica rivista e più breve, per ac- cordare l’economia con l’integrazio- ne politica. Si favorisce quindi l’integrazione delle strutture economiche regiona- li. L’idea di un passaporto unico afri- cano non è inclusa nella dichiarazio- ne finale. CON I PIEDI PERTERRA Prima si devono riconoscere le diffe- renze enormi che esistono tra i paesi africani.Non solo politiche, econo- miche, ideologiche,ma anche socio- logiche e culturali. Se c’è un filo co- mune nella maggioranza dei gruppi etnici africani, esiste anche un’enor- me diversità. La gente dovrebbe es- sere sensibilizzata a sentirsi più «afri- cana», che membro di una specifica nazione o gruppo etnico o tribù. Si potrebbe fare un esempio del Ma- rocco che prova a entrare nell’Unio- ne europea pur appartenendo alla Lega Araba.Un punto importante sarebbe determinare cosa comporti l’«africanità» e che cosa unisce i po- poli, prima di procedere ad un’unità politica senza alcun accordo tra la gente. È vero che in questi ultimi anni so- no diminuite le guerre civili,ma esi- ste ancora all’interno di molti stati una enorme polarizzazione e disu- guaglianza tra gruppi etnici e tribali. Per esempio in Etiopia, Sudan, Zim- babwe, e altri ancora.Come potrà un paese diviso in se stesso fare par- te di una più grande federazione? Forse hanno ragione quelli che spin- gono per unmaggiore consolida- mento all’interno degli stati stessi. La differenza è anche nel modo di concepire l’esercizio di potere. È an- che vero che ci sono progressi di de- mocrazia nei paesi africani e la li- bertà di espressione e diritti umani sonomaggiormente rispettati,ma ci sono ancora forme di governo non democratiche come la stessa Libia e lo Zimbabwe.Ma allora quale stile di governo si vuole per gli Stati Uniti d’Africa? Unmodello simile agli Usa? Si discute se questo tipo di ap- proccio sarà appropriato per eserci- tare il potere sui popoli africani così diversi sul piano sociologico. Quale sarà la sorte dei singoli stati federali e quale sistema per l’elezio- ne del governo? Non è da sottovalu- tare l’attaccamento al potere dei ca- pi di stato e politici attuali.Confede- razione significherebbe la delega del loro potere a un livello superiore, e anche molte «poltrone» si perde- rebbero. Ma i problemi veri sono di tipo economico. L’Africa di oggi si presenta come un continente di mi- serie che dipende per sviluppo e si- curezza dai suoi «padroni coloniali» e dalle multinazionali.Questi non hanno interesse che la situazione migliori, anzi approfittano di debo- lezza e povertà per arricchirsi.Una dipendenza economica, finanziaria e dunque politica. ANCORA COLONIALISMO? Anche in Africa negli ultimi 20 anni le politiche internazionali di aggiu- stamento strutturale hanno impo- sto la privatizzazione del settore pubblico. Ma questa svendita ai privati delle imprese e servizi statali ha avuto co- me risultato il trasferimento dell’e- norme patrimonio nazionale nelle mani degli stranieri, in particolare delle multinazionali. Insieme al debi- to estero, illegittimo e opprimente, questo fatto ha rinsaldato la dipen- denza esterna e ha aumentato il tra- sferimento di ricchezze del conti- nente verso i paesi e le istituzioni multilaterali occidentali, come ha ri- conosciuto la «Commissione per l’A- Da sinistra, in alto Oumar Konaré, presidente dell’Ua, e Idriss Deby, presidente del Ciad. Accanto, il presidente senegalese Abdoulaye Wade e Abdou Diouf, segretario generale della francofonia.
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