Missioni Consolata - Febbraio 2008
MISSIONI CONSOLATA ne il presidente Abdelaziz Bouteflika, al termine del suo secondo e, teorica- mente, ultimomandato,ma che, no- nostante la grave malattia che lomi- naccia da tempo, non intende rinun- ciare a brigare per un terzo incarico. Anche se questo significa necessaria- mente un cambiamento della Costi- tuzione. Del resto, la posta in gioco è enor- me e riguarda innanzitutto la gestio- ne di milioni di barili di petrolio, il cui prezzo è impennato sino a sfiorare i 100 dollari l’uno.Una manna a cui nessuno vuole rinunciare e che rap- presenta un altro dei paradossi del- l’Algeria, paese potenzialmente ric- chissimo, con una popolazione che vive inmiseria o quasi. Ma la classe dirigente - generali dell’esercito compresi - impegnata a garantire la propria sopravvivenza, non sembra in alcunmodo intenzio- nata a promuovere cambiamenti e riforme. È vero che, negli ultimi anni, nel paese si sonomoltiplicati i cantie- ri: strade, autostrade, ferrovie, dighe, la metropolitana di Algeri...Ma i lavo- ri proseguono a rilento e, come per tutto, un sistema di corruzione e cat- tiva gestione ne ipoteca sin dall’ori- gine i risultati. Recentemente ha fat- tomolto discutere e ha suscitato un mare di polemiche il progetto di una nuova immensa moschea ad Algeri - la terza per grandezza dopo quella della Mecca e di Medina - che costerà la bellezza di 3 miliardi di dollari.Uno spreco inconcepibile agli occhi di molti che faticano letteralmente a sopravvivere. L a situazione economica e socia- le, del resto, è alquanto precaria. Con un tasso di disoccupazione che tra i giovani supera il 50%, la mancanza cronica di alloggi, una bu- rocrazia ammorbante e un costo del- la vita proibitivo, le prospettive di fu- turo, soprattutto per i giovani, sono praticamente bloccate.Non per nulla molti tentano in tutti i modi di andar- sene. Li chiamano harraga , questi di- sperati che su barche di fortuna, cer- cano di attraversare il Mediterraneo, spesso senza riuscirci.Nel 2006, la guardia costiera ha intercettato e ri- spedito indietro 4.500 giovani algeri- ni. Ma quanti altri sianomorti inma- re nessuno è in grado di dirlo. «Non c’è lavoro, non ci sono alloggi, non c’è speranza che le cose cambi- no. Per questo i giovani se ne van- no!», denuncia con forza Baya Gace- mi, giornalista e scrittrice.Uno dei suoi libri, Nadia , tragica storia della moglie di un emiro del Gruppo isla- mico armato (Gia), è stato tradotto e distribuito in Italia da Sperling & Kup- fer. Il suo giudizio sulla situazione po- litica algerina è decisamente tran- chant . «Abbiamo un potere politico falso e non democratico,persone senza competenza e credibilità, che impongono alla gente di tacere, che MC FEBBRAIO 2008 47 Il giornalista Mustapha Cherif, la scrittrice Baya Gacemi e il vescovo di Algeri mons. Henri Teissier. Interno di Nostra Signora d’Africa. Nell’abside la scritta: «Nostra Signora, prega per noi e per i musulmani».
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