Missioni Consolata - Febbraio 2008
MISSIONI CONSOLATA MC FEBBRAIO 2008 39 e nei servizi privati, senza inve- stimenti nell’industria (maquillas escluse) e nel settore agricolo e dell’allevamento. Una nota a parte merita il siste- ma bancario e creditizio. Basta considerare che nel 1993 il credi- to si distribuiva in forma più equi- librata che oggi: il 34% andava al settore agricolo, il 39% al settore commerciale; con la privatizza- zione della banca nazionale, die- ci anni dopo, nel 2002, il settore agricolo riceveva soltanto il 4% del credito, mentre il settore com- merciale arrivava all’87%. La controriforma agraria conse- guente, insieme alla privatizza- zione delle imprese statali, hanno prodotto una metamorfosi dell’e- conomia di questo paese, che ha alimentato sia l’esodo dalle cam- pagne alle città che l’emigrazione verso l’estero. Le rimesse degli espatriati sono diventate la co- lonna portante dell’economia po- polare e insieme alla cooperazio- ne internazionale (1.000 milioni di dollari all’anno) costituiscono oggi il motore dell’economia del Nicaragua. L’abbandono statale della campagna moltiplica la po- vertà. Questa poi alimenta da un lato l’emigrazione, dall’altro l’ar- rivo della cooperazione interna- zionale: questi due fenomeni, con i flussi di valuta pregiata che com- portano, finiscono con il diventa- re il salvagente degli attuali go- verni neoliberisti e in definitiva il grande affare della globalizzazio- ne centroamericana. Secondo un recente studio di Francisco Mayorga, ex presidente del Banco centrale del Nicaragua nel governo di Violeta Barrios de Chamorro: «Il Nicaragua è passa- to dall’avere una oligarchia, una classe media e un proletariato ad essere un paese con 5 classi so- ciali, 4 interne ed una all’estero. In primo luogo, una cupola di 12 famiglie con megacapitali, poi 1.500 milionari, sotto questi una classe media molto rachitica, do- ve si collocano i più ricchi tra i sandinisti, insieme ai commer- cianti, ai professionisti e ai di- pendenti di rimesse. Uno scalino più in basso c’è poi l’80% dei ni- caraguensi, che vive con meno di 2 dollari al giorno. Infine, la clas- se degli espatriati, più di mezzo milione di nicaraguensi che, fa- cendo lavori di bassa manovalan- za, sostengono con le loro rimes- per i prossimi 3 anni. Il governo è inoltre stato accusato di nepoti- smo, tanto da essere sopranno- minato «governo Ortega-Murillo», dal cognome della moglie di Or- tega, Rosario Murillo. Critiche che si sono inasprite alla fine di no- vembre 2007 con la creazione for- zata (per decreto) dei Cpc, «Con- sejos de poder ciudadano», for- mati da circa un milione di nicaraguensi, riuniti in una sorta di «Consigli di democrazia diret- ta», forse un po’ troppo vicini al- la massima istanza di consulta della società civile con il governo, los Compes, entrambi capeggiati da Rosario Murillo. I nemici del governo: quelli dentro, quelli fuori In questo momento, la strategia dell’Fsln consiste nell’usare mec- canismi democratici per fare cambi rivoluzionari dentro il solco costituzionale. Ecco qui, dunque, l’importanza strategica per il Fronte dei Cpc. Questi con- sigli istituzionalizzeranno l’ap- poggio popolare principalmente nella capitale e faranno da con- trappeso al potere che il Cosep ha nell’assemblea nazionale. In caso di bisogno, i Cpc appogge- rebbero il progetto sandinista fa- cendo pressione sociale, una carta da utilizzare in momenti in cui gli equilibri nell’assemblea non sono sufficienti per realiz- zare i programmi governativi o se l’economia nazionale». Questo è il modello popolar- mente chiamato in Nicaragua «Hood-Robin» (dai poveri ai ric- chi): le rimesse entrano nel paese e vengono quasi interamente spe- se dai poveri in beni e servizi, ven- duti al dettaglio dai commercian- ti, questi commercianti a loro vol- ta comprano la merce dai grandi distributori che si forniscono di capitali dalle 12 famiglie, passan- do attraverso i 1.500 milionari che fanno da intermediari finan- ziari. Tirando le somme, questa cupola di 12 famiglie concentra questo flusso ascendente di ric- chezza per poi utilizzarle inve- stendole all’estero, dato che il Ni- caragua non dà garanzie. Gli equilibrismi di Daniel (e signora) Nel Nicaragua lasciato dal go- verno Bolaños, il Fronte sandini- sta vince le elezioni. Molti fattori influiscono sul ritorno al potere di Daniel Ortega. Il fattore principa- le è una destra divisa. Divisa per- ché le ricette neoliberiste non hanno funzionato in questo pae- se povero. L’illusione di progres- so, venduto nel «kit della globa- lizzazione», è entrata in crisi per incompatibilità con la generaliz- zazione della povertà, la privatiz- zazione dell’economia e la con- centrazione della ricchezza. I nicaraguensi hanno dato il lo- ro voto all’Fsln sperando in un cambio, dopo aver dato per tre volte consecutive la fiducia a tre governi neoliberisti. Questo primo anno di governo Ortega era iniziato sotto buoni auspici.Una disposizione presi- denziale ha ridotto i salari dei mi- nistri e dei direttori generali degli enti autonomi. Ortega ha comin- ciato tagliando il suo stipendio del 69%, passando con ciò da cir- ca 10.000 dollari mensili a 3.200. Le somme risparmiate sono state destinate a progetti per i giovani per un totale di 600 mila dollari. D’altra parte, il presidente è sta- to criticato per aver instaurato con l’impresa privata nicaraguen- se (Cosep, Consejo nacional de la empresa privada, la Confindustria locale) e l’Fmi «buoni rapporti». Inoltre, ha firmato con quest’ulti- mo un accordo con cui dà garan- zie di stabilità ai ricchi del Nica- ragua e agli investitori stranieri C O S T A R I C A NICARAGUA HONDURAS OCEANO ATLANTICO OCEANO PACIFICO Managua
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