Missioni Consolata - Febbraio 2008
DOSSIER 36 MC FEBBRAIO 2008 Nel 1990 Ortega indice elezioni generali per la seconda volta. L’op- posizione (formata da liberisti-so- mozisti, liberisti indipendenti, con- servatori, socialcristiani e sandini- sti pentiti, in tutto 14 partiti) si unisce contro i sandinisti nella Uno («Union nacional opositora») e con Violeta Barrios de Chamorro vince le libere elezioni. I l nuovo governo di Violeta Cha- morro trova un paese prostrato da anni di guerra, l’economia al- tamente indebitata con gli organi- smi finanziari internazionali del Nord del mondo e un legame stret- tissimo con Washington. La for- mula principale di stabilizzazione economica che il governo di Viole- ta Chamorro applica consiste nel- la «donazione» del governo statu- nitense di 3.550 milioni di dollari al Banco centrale del Nicaragua per garantire il «cordoba oro», la nuo- va moneta cambiata alla pari con il dollaro. La donazione viene paga- ta a caro prezzo: la rinuncia alla ri- chiesta di pagamento di 17.000 milioni di dollari, secondo quanto previsto dalla sentenza della Cor- te internazionale dell’Aja delle Na- zioni Unite come indennizzo per l’intervento nella guerra di ag- gressione degli anni Ottanta. Al momento della sconfitta elet- torale del Fsln, Daniel Ortega fa un appello ai suoi militanti a «gover- nare dal basso». Ma la sconfitta provoca nei sandinisti una grande tristezza e spesso rassegnazione. Una sorta di «si salvi chi può» e «si rompano le fila» colpisce gli intel- lettuali, nonché gli ex ministri e ambasciatori: Daniel Ortega rima- ne da solo. Dall’inizio del governo Chamor- ro, i sandinisti sono all’opposizio- ne. Come risposta all’apertura del libero mercato, alla privatizzazio- ne delle imprese statali, al licen- ziamento di massa del personale statale e all’incremento dei prezzi degli alimenti base, insieme alle organizzazioni dei lavoratori, dei contadini e dei rappresentanti dei quartieri popolari, essi paralizza- no il paese in varie occasioni con violente proteste di piazza, esi- gendo che si preservino le conqui- ste sociali della rivoluzione. Questa situazione polarizzata porta ai cosiddetti «accordi di tran- sizione», in cui il governo neolibe- rista promette di lasciare intatte molte delle conquiste economiche e sociali della rivoluzione. Un ac- cordo che sarà denominato la «piñata sandinista». Questi accor- di rallentarono lo smantellamento dei benefici ottenuti nel periodo sandinista. Tuttavia, lo scontento per i risultati elettorali e per questi accordi producono la più impor- tante scissione all’interno dei san- dinisti: nasce il «Movimento di rin- novamento sandinista» (Mrs). N elle successive elezioni del 1996 vince il «Partito libera- le costituzionalista» (Plc), un partito con una base elettorale di tipo tradizionalista-clientelare. Pre- sidente è Arnoldo Alemán, un av- vocato difensore delle cause so- moziste, di sinistra reputazione, leader antisandinista, immagine del karma politico di Anastacio So- moza. Il governo di Alemán ap- profondisce l’applicazione del neoliberismo, con nuovi licenzia- menti di massa, smantellamento delle dirigenze sindacali, sgombe- ro di massa delle terre occupate, privatizzazione dei servizi pubbli- ci e una grottesca corruzione e sac- cheggio delle risorse dello stato, accompagnata da bancarotta frau- dolenta delle banche e infine ri- partizione delle terre dei popoli in- digeni agli ex contras. Nonostante queste premesse, la minima diffe- renza di rappresentazione nel par- lamento, le elezioni avvolte dal- l’ombra dei brogli, lo scandalo che produsse l’accusa di abuso ses- suale della figliastra di Daniel Or- tega inducono il fronte sandinista a proporre un patto di convivenza con il Plc di Alemán. Questo patto riguardava la ripartizione propor- AWashington: Somoza (di spalle) saluta Nixon, presidente Usa. Sotto: la Corte internazionale di giu- stizia condanna gli Usa per l’aggres- sione al Nicaragua (1986).
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