Missioni Consolata - Febbraio 2008
sta scritto (LC 24.46 ) 7) LA PARABOL A DEL «FIGLIO L PRODIGO » (i6> L'AMOR E PRECED E SEMPR E IL PENTIMENT O «S e un o vuo l esser e i l pr imo , si a l 'ultim o d i tutt i e i l servitor e d i tutti » (Me 9,)35 «Ch e i o no n perd a null a d i quant o egl i m i h a dato , m a ch e l o risuscit i nell'ultim o giorno « 21 I1 figlio gli disse: Padre , ho peccat o contr o i l Cielo e contr o di te; non sono più degn o di es- ser chiamat o tuo f igl io. 22 Ma i l padr e disse ai servi: Presto...». IMMOBILE, IN CORSA Il ritorno del giovane figlio non è esaltante: in cuor suo non è sicuro dell'accoglienza del padre. Per non sbaglia- re, infatt,i lungo il viaggio si prepara e impara a memoria il discorsetto con cui commuovere il «vecchio». Da questo suo modo di ragionare, impliciot nel testo, si evince che il figlio non conosc e il cuore del padre che considera co- me un padrone. Cominciamo a capire perché è scappato «dal padre»: non ne aveva mai conosciuto la personalità e il cuore. Egli ritorna lento nel passo e pesant e nel cuore, consapevole di avere perduto ogni diritot legale. Il padre al contrario corre e si precipita «addosso» al figlio, con- sapevole di una cos a soltanto: i l figlio gli ritorna vivo. Al figlio in partenza interessava «il patrimonio», al padre che resta interessa «la persona» del figlio. Da un punto di vista etico, è i l padre che prende l ' in-i ziativa, rimettendo i n moto i l process o generativo pe r giungere a un nuovo parto. Non a caso , come abbiamo vi- sto, Luca ricorre al vocabolario della gestazione e parto per descrivere gli atteggiamenti materni del padre che ac- coglie i l figlio. L'incontro è drammatico; in pochi versetti l'autore costruisce una scen a forte espressiva di contrasti, come in una scen a drammaturgica: alla lentezza del figlio che torna si contrappone la frenesia del padre che corre. È un comportamento contro natura: per la mentalità o- rientale correre è comportamento disdicevole. La perso- na che corre, speci e se riveste un'autorità, «perde la fac- cia» e cioè mette in gioco i l suo onore. Un padre o un maestro non corre verso il figlio o il discepolo: sono que- sti che devono andare e correre verso i l maestro o i l pa- dre. La logica sottintesa è che la persona matura e saggia non corre, ma «sta» perché i l saggio non ha mai fretta. Per logica, sebben e estrema, semmai avrebbe dovuto esser e i l figlio in quanto giovane e inesperto a correre verso i l padre e questi avrebbe dovuto aspettare ritto e fermo sulla soglia di casa . Non sappiamo quanto tempo è durata l a vacanza del figlio giovane, ma nel capovolgi- mento dei comportamenti, noi scorgiamo la gravità e l a pesantezza della realtà. Tutto si capovolge: il padre perde la dignità per affrettare il godimento del figlio. PATERNITÀ PREVENIENTE Da una parte c'è un uomo, partito da figlio per esser e libero da ogni regola e costrizione anche affettiva, che o- ra ritorna solo con la disponibilità a fare i l servo. Suo u- nico bagaglio è la richiesta di diventare un salariato che è meno di un servo. Questi infatti resta nella casa e fa par- te del casato ; i l salariato esist e in funzione del lavoro: quando manca, i l salariato viene mandato via. Dall'altra c'è i l padre che non ha mai cessat o di esser e tale anche quando il figlioin un paes e lontano sperperava la «sua vi- ta». La paternità non si esaurisc e ma:i più i figil la sperpe- rano più ess a s i rafforza e ingigantisce. È i l segreto del- l'esser e di Dio e del conseguent e suo agire: la paternità di Dio è preveniente perché anticipa sempre l a debolezza dei figil e se ne fa carico. Il bacio del padre al figlio è il se- gno eloquente del ripristino dell'intimità senza riserve. La conversione non è un atto di volontà che noi pre- sentiamo a Dio come pegno per ricevere i l suo perdono; al contrario, ess a è la conseguenz a dell'amore di Dio che perdonando prima ancora di essern e richiesto, pone le condizioni e suscita la conversione del cuore che è sem- pre un dono e frutto della grazia. Nessuno di noi è capa- ce di conversione, solo il Signore può convertire: «Facci r i- tornare e noi ritorneremo» (Lam 5,1). Non è i l figlio che ritorna di sua spontanea volontà o iniziativa, ma è il padre che lo attrae e lo attira a sé, mettendo in movimento tutte le possibilità che condurranno alla salvezza definitiva. Il Dio di Gesù non pratica la religione del «tu dai una cosa a me e io do una cosa a te»; questa dinamica condu- ce soltanto alla logica della prostituzione, mentre quella di Dio è la salvezza della persona in vista della quale Dio previene anche i l desiderio, come insegna pure Dante a proposito della intercessione di Maria: «La tua benignità non pur soccorr e /a chi domanda, ma molte fiate / libe- ramente al dimandar precorre» (Paradiso, xxxm,16-18). QUALE PECCATO? I versetti 21 e 2 2 sono tormentat:i l'edizione critica r i- porta un'infinità di varianti di molti codici che a tut it i costi vogliono armonizzaril con i l v.18, facendo ripetere al figlio l'intero discorso che si è preparato e rallentando così l'irruenza del padre «precipitoso». Questo tentativo di restaurazione è in funzione chiaramente ecclesiale : s i vuole mettere in evidenza l'atteggiamento umile e peni- tenziale del figlio che chiede perdono e lo chiede in for- ma completa o come si direbbe in morale in «forma inte- gra». In questo modo il perdono del padre viene dopo la richiesta di perdono del figlio: ciò rispecchia l a prassi della confession e sacramentale o monastica che vede i l MC FEBBRAI O 2008 31
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=