Missioni Consolata - Febbraio 2008
24 MC FEBBRAIO 2008 ECUADOR Una goccia d’acqua fresca nell’oceano della solitudine: questa è l’esperienza di Bucapne ( Buscar casa para niños especiales ), un progetto che si propone di cercare casa per bambini diversamente abili. Il progetto è nato cinque anni fa, al rientro dalle mie va- canze in Italia.Avevo fresca nella memoria la triste visio- ne di bambini emarginati da qualsiasi contesto sociale ed educativo perché indigeni e disabili.Nelle comunità indigene il «problema disabili» esiste, anche se molte volte inmodo nascosto, ed è generalmente avvertito come una disgrazia.Nessuno però, si sente di dare a questa «disgrazia» una risposta concreta; chi, del resto, investirebbe con coscienza un solo dollaro su una scommessa già persa in partenza? In una cultura dove neanche una moglie merita sostegno economico quan- do si ammala e non può più essere fonte di guadagno, come ci si potrebbe aspettare di veder finanziate opere per bambini che sono e saranno sempre problemi co- stosi senza soluzione? Nelle città esistono istituzioni adeguate all’assistenza di persone disabili,ma accettano soltanto i bambini le cui famiglie presentano determinati requisiti come una cer- ta possibilità economica e la disponibilità di tempo per accompagnare e seguire la persona nel cammino di ria- bilitazione. Quando ho deciso di occuparmi di questi bambini, ho cercato di fare una diagnosi della situazione reale. Era in- fatti importante avere un quadro ge- nerale dei possibili fruitori del pro- gramma. I miei collaboratori si sono messi all’opera e alla fine delle loro ri- cerche hanno presentato una lista di ben ottanta casi da prendere in consi- derazione. Davanti a tale numero ho deciso che se proprio dovevo pensare ad un’opera conclusiva della mia carrie- ra missionaria, non poteva essere che quella. Amici generosi mi hanno animato e con- cesso l’appoggio di cui avevo bisogno. Alcuni di essi dovranno andare in cie- lo a «furor di poveri» per l’incorag- giamento e la mano che hanno sa- puto darmi. Comprai un pulmino perché la pri- ma cosa da fare era accompagnare i bambini presso specialisti che ci aiu- tassero a selezionare bene i casi su cui intervenire. Il risultato di questo lavoro iniziale fu positivo: grazie ai pri- mi interventi molti bambini migliora- rono la vista, l’udito, il modo di parla- re. Altri bambini vennero inseriti in vari centri educativi della zona. Ri- masero quelli che avevano biso- gno di trattamento speciale, i co- siddetti «formula 3A»: Amore, Attenzione e Alimentazione.Tra di essi vi erano bambini ciechi, denutriti, con gravi problemi motori, di espressio- ne, epilettici, ecc.Tutte creature da «rifare» nei cinque sensi. Oggi come oggi, anno 2008, posso dire che si sono con- seguiti dei buoni risultati. L’azione continua, anche se essendo dovuto rientrare in Italia agisco a distanza e mi appoggio a preziosi collaboratori del posto che conti- nuano a setacciare le comunità nella ricerca di casi non ancora individuati.Ora le mamme non si vergognano più nel portare sulla schiena i loro bambini disabili e si avvicinano al progetto (un tempo guardato con sospet- to) con fiducia e speranza. I punti positivi si sommano in titoli di «missione com- piuta». Ecco i principali. ✔ Bambini che si pensava essere inguaribili sono stati invece ricuperati con successo. ✔ Bambini sono stati iscritti in scuole speciali per sordi, ciechi e down. ✔ Bambini con disabilità cronica e irrimediabile hanno trovato casa permanente in istituzioni governative spe- cializzate. ✔ Una dozzina di bambini con gravi problemi di denu- trizione sono stati ricuperati e avviati a frequentare cen- tri educativi normali. ✔ Varie ragazze indigene hanno ricevuto una formazione specializzata, diretta a migliorare l’assistenza dei bambini affetti da disabilità fisi- ca e mentale nelle comunità locali. ✔ Sono stati formati e abilitati anche alcuni ani- matori comunitari in grado di aiutare le famiglie che vivono il problema di un figlio disabile a co- noscersi e a crescere inmodo da creare intorno al bambino un ambiente sereno e idoneo alla crescita.Tali animatori si occupano anche di avviare relazioni con i dirigenti locali, così da creare un fronte comune e or- ganizzare iniziative mirate e comuni in favore dei bambini svantaggiati. Rimane il problema di finanziare un progetto che ha solo uscite economiche e nessuna entrata sicura. Il progetto dei bambini speciali è cominciato nel dicembre 2002.Da allora siamo diventati tutti evangelici perché, come dice il van- gelo: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i sordi ascoltano; tutti ricevonomolta tenerezza e molto amore e sono felici. Le entrate sicure non esistono. Di sicuro ci sono solo la Provvidenza e la tenerezza di Dio. Se il Signore vorrà continuare a servirsi del no- stroministero non ci farà mancare i mezzi economici necessari e sufficienti a dare a un bambino disabile un po’di felicità. QUANDO LATENEREZZA PAGA Un progetto che sta portando il sorriso a un’intera comunità
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