Missioni Consolata - Febbraio 2008
18 MC FEBBRAIO 2008 AZERBAIGIAN (IRAN) min, o Paolo, come si fa chiamare quando è in Italia.Non avrei potuto trovare una guida migliore. Padre Bengiamin è in Italia dal 1996. È stato il patriarca Dinkha IV a chiedergli di venire a studiare nel no- stro paese.Dopo essere stato ordina- to sacerdote nel 2001 ha continuato gli studi.Ha alle spalle cinque anni di Gregoriana e adesso sta ultimando unmaster in diritto canonico presso il Pontificio istituto orientale. Tanti anni in Italia, eppure ogni an- no ha problemi con il permesso di soggiorno, come se fosse un novelli- no. In estate dà unamano all’altro sa- cerdote assiro di Urmia,padre Dariau- sh, che si trova da solo a provvedere a una comunità di 3-4mila persone.Pa- dre Bengiamin si ricorda di quando gli assiri erano 20mila in città e pro- vincia, quasi 50mila in tutto l’Iran.A- desso i numeri sono diversi.ATehe- ran, dove c’è il gruppo più numeroso, sonomeno di 6mila.Anche la comu- nità assira, come quella armena, è af- flitta dal fenomeno dell’emigrazione. Lemete principali sono America e Australia,più di rado l’Europa. GIOCHI PANASSIRI Proprio quel venerdì si concludeva- no i giochi panassiri, una manifesta- zione che si svolge ormai da sei anni e che raccoglie giovani da tutti i pae- si in cui sono presenti le comunità as- sire: oltre all’Iran, la Georgia, l’Arme- nia, l’Iraq e la Siria.Tutti parlano la stessa lingua, con piccole differenze locali. I giochi si svolgono nel club as- siro di Urmia; l’alloggio, invece, è of- ferto dal governo iraniano, che que- st’anno ha messo a disposizione un albergo in riva al lago. La comunità non sarebbe in grado di pagare le spese della manifestazione, circa 50 mila euro, se non ci fossero i finanzia- menti pubblici, ottenuti attraverso il proprio rappresentante in parlamen- to. I giochi sono una grande occasio- ne d’incontro: per 10 giorni i giovani stanno insieme, ne nascono amicizie, che proseguono con scambi di visite e che, a volte, hanno come esito il matrimonio. Per gli assiri iraniani questa possibilità non è irrilevante. I matrimoni misti in Iran non sono am- messi, a meno che l’uomo o la donna cristiani siano disposti ad abiurare la propria fede.Durante lo scià c’era li- bertà di culto,ma adesso la conver- sione a una fede diversa dall’islam è un delitto che prevede perfino la pe- na di morte. Quando padre Bengiamin e padre Dariaush si recarono all’albergo per salutare i partecipanti ai giochi,mi in- vitarono ad accompagnarli.Gli ira- cheni erano già partiti,mentre gli al- tri gruppi si stavano raccogliendo nella hall e nello spiazzo davanti al- l’ingresso per godere degli ultimi momenti insieme.C’era un’atmosfe- ra di festa. Per molti quello non vole- va essere un addio,ma un arrivederci, ci si scambiava indirizzi, promesse di visite; qualcuno indossava la maglia della nostra nazionale di calcio, vinci- trice della coppa del mondo. Padre Bengiamin, che ben conosce le abitudini degli italiani,mi invitò a prendere il caffè preparato dagli ar- meni, gli unici a non condividere la predilezione orientale per il tè.Ne approfittai per scambiare qualche parola con loro. L’Armenia, come la Georgia, è un paese cristiano, di conseguenza per gli assiri la vita è più facile che nei paesi di fede islamica.C’è, però, in ag- guato un pericolo d’altro genere, quello dell’assimilazione.Assimilarsi offre innegabili vantaggi: finché ven- gono percepiti come un gruppo a sé, gli assiri restano esclusi dalle reti di solidarietà, che favoriscono, nel lavo- ro e nella politica, gli armeni. A questo proposito è interessante il ruolo che svolge la lingua. Si assimi- lano gli assiri che frequentano le Fedeli della chiesa assira dopo la messa domenicale nel cortile della parrocchia di S.Maria.
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=