Missioni Consolata - Febbraio 2008

12 MC FEBBRAIO 2008 KENYA della cattedrale, quella di Muthambe con colonne in calcestruzzo, e poi E- goji, Mkabone, Kianjai e Mujwa. Anche a Isiolo la prima chiesa fu o- pera sua, provvisoria anch’essa, per- ché mancava l’autorizzazione per co- struire strutture permanenti. Correva l’anno 1963.Don Luigi Lo- cati era giunto a Meru per aprire una missione affidata ai preti fidei donum della diocesi di Vercelli. Fratel Argese, su incarico del vescovo, portò il prete vercellese in lungo e in largo attra- verso la diocesi, dal Tharaka a Garissa, daWajir a Chuka, da Embu a Isiolo: qui don Luigi decise di fondare la nuova missione e il fratello gli costruì la prima chiesa e prima casa. Quante volte fratel Argese, da solo, si recò a Merti, per portare acqua e viveri ai costruttori di una scuola- cappella. Sono quasi 300 kmda Isio- lo, in una regione desertica in cui in- contrava solo la pattuglia della poli- zia, che si recava da quelle parti una volta la settimana. Dopo 11 anni,nel 1968, fratel Arge- se tornò in Italia.Fece appena in tem- po a godersi le vacanze, che fu chia- mato a risolvere i problemi della co- struzione del santuario della Consolata a Nairobi: le fondamenta e- rano state fattemale,mettendo a ri- schio la stabilità di tutta la struttura in cemento armato. Vi restò per sei me- si, quindi tornò aMeru,ma si ammalò e dovette stare per qualchemese in ospedale. Intanto crescevano altre chiese a Tuuru, Laare,Maua, Kirwa,Adero... L’ultima la sta costruendo con pa- zienza nel campo base dell’acque- dotto di Mukululu. ACQUA, PER FAVORE! La passione di costruire chiese non lo ha mai lasciato,ma ciò che accad- de nel 1967 cambiò per sempre la sua vita. Padre Franco Soldati aveva aperto, nella missione di Tuuru, un centro per bambini colpiti da polio- mielite, una malattia epidemica nella zona di Igembe per la scarsità di ac- qua e igiene. La missione di Tuuru, come tutta l’area dell’Igembe, si sten- de su uno spesso strato di detriti vul- canici, privo di acqua potabile, fiumi o sorgenti. Il centro si trovò quasi su- bito a dovere affrontare il problema dell’acqua. Padre Franco lanciò la sfi- da a fratel Argese: «Hai trovato acqua per altri, trovala anche per noi!». In altre località, come Chuka, Mujwa, Egoji,Mikinduri, grazie all’ab- bondanza di acqua, erano state co- struite scuole, chiese e altre opere so- ciali. Nell’Igembe, invece, per la scar- sità di acqua, era tutto in situazione di stallo, evangelizzazione compresa. «Dateci l’acqua, per favore!». Più fa- cile a dirsi che a farsi.Gli anziani del luogo avevano rivelato con riluttanza a padre Franco che nel profondo del- la foresta del monte Nyambene c’era una sorgente perenne, dove erano soliti recarsi per fare i loro sacrifici e celebrazioni. La foresta era a 25 kmdi distanza.Come fare per portare l’ac- qua fino a Tuuru? Per fratel Argese era un grande rompicapo, finché entrò nella foresta, fece misurazioni varie, tracciò schizzi, disegnòmappe, studiò testi che trat- tavano di tubature, dighe, cisterne, pressione... ed ecco scaturire il pro- getto da presentare al vescovo. - Monsignore, sfruttando la legge di gravità, è possibile portare l’acqua dalla montagna fino a Tuuru. - Va bene,ma dove troviamo i soldi? - Monsignore, lei mi ha chiesto se fosse possibile ottenere l’acqua; ora, l’acqua è là, il progetto è qui; ci sono problemi, certo,ma se la cosa deve essere fatta, i soldi arriveranno. «Non ho soldi» era un ritornello sentito tante volte, quando si trattava di costruire le chiese. «Mi faceva in- nervosire che monsignore buttasse tutto all’aria per questione di soldi - racconta fratel Argese -.Ci furono an- che momenti di tensione.A volte, a Meru, quando ci incontravamo, face- Santuario della Consolata e porticato a Mukululu. La chiesa di Mukululu è insufficiente per accogliere tutti i fedeli della zona.

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