Missioni Consolata - Gennaio 2008
60 MC GENNAIO 2008 COREA DEL NORD tutti» afferma Son Key-young, studio- so dei rapporti tra le due Coree, che nel 2000 aveva analizzato attenta- mente la politica di dialogo avviata da KimDae Jung. «Dapprima è un vantaggio per il Sud, che può allarga- re il proprio bacino economico e ave- re una manodopera culturalmente preparata, senza barriere linguistiche ma a basso prezzo. È un vantaggio anche per il Giap- pone, che può dirottare il budget per la difesa missilistica su altre voci. Infi- ne, rafforzare socialmente il governo di Kim Jong Il garantirebbe stabilità sociale all’intera area e al tempo stes- so un trapassomeno traumatico da un’economia socialista a una di mer- cato». Sono inmolti, anche in Corea del Sud, a storcere il naso di fronte alle dichiarazioni di Son Key-young.Co- me si può sperare che un governo di- spotico e autoritario come quello di Kim Jong Il rimanga al potere? E per- ché, ci si chiede, non seguire, invece, la politica delineata da Richard Armi- tage all’inizio dell’amministrazione Bush, che auspicava un totale blocco degli aiuti al Nord per accelerare il tracollo economico e una rivoluzione interna? «Una crisi alimentare po- trebbe uccidere centinaia di migliaia di nordcoreani,ma alla fine ci sareb- be una ribellione che porterebbe al potere una fazione più propensa al dialogo» aveva auspicato Armitage, aggiungendo che «il sacrificio di po- che migliaia di nordcoreani salvereb- be la vita a milioni di persone, in caso Usa, Corea del Sud e Giappone si tro- vassero costretti a intervenire militar- mente per arginare la prepotenza di Kim Jong Il». Per fortuna la linea Armitage non fu perseguita e oggi il dialogo avvia- to da KimDae Jung e Kim Jong Il nel 2000 sta portando i suoi frutti. Lenta- mente l’economia nordcoreana si sta ravvivando. Sono numerose oramai le aziende sudcoreane che intendo- no investire al nord. La Hyundai, che per prima ha rotto la titubanza capi- talista, guida ancora la cordata delle 26 ditte che hanno investito nella zo- na a economia speciale di Kaesong. In un’intervista rilasciata in esclusi- va, NohYoung-Don, presidente della multinazionale,mi dice che «investire a Kaesong ci permette di essere pio- nieri nel nuovomercato nordcorea- no e, al tempo stesso, ci rende fieri di contribuire al dialogo e alla cono- scenza reciproca di un popolo unito, ma diviso, che per 57 anni non ha po- tuto parlarsi». PER L’UNIFICAZIONE... CI VUOLE PAZIENZA E per quanto riguarda l’unificazio- ne politica dell’intera penisola? «Ah, per quella non se ne parla. Secondo me per almeno un’altra cinquantina d’anni almeno. Prima dobbiamo ado- perarci per diminuire il divario eco- nomico esistente tra i due stati» con- clude NohYoung-Don.Nessuno di- mentica quanto difficile è stata l’integrazione economica delle due Germanie dopo l’unificazione della Ddr nella Repubblica Federale. E in quel caso si parlava di una proporzio- ne economica di 5 a 1.Qui, in Corea, siamo a livelli di 30 o 40 a 1. Vale a di- re che l’economia della Corea del Sud ha un Pil 40 volte superiore a quella del Nord. Piuttosto si preferi- sce parlare di federalismo: un paese con due economie,ma una sola poli- tica estera e libero scambio tra citta- dini. Sono queste le basi su cui oggi si parla di una sola Corea. Anche nel campo nucleare, il regi- me di Kim Jong Il ha mostrato di es- sere più disponibile di quanto si po- tesse credere. Il suo governo ha l’ar- duo compito di traghettare la Corea del Nord verso nuovi lidi. «Ora speria- mo di non fare l’errore che abbiamo fatto con l’Iran, quando abbiamo ab- bandonato Khamanei e i progressisti, lasciando il campo libero ai conser- vatori» sospira David Khang, coauto- re del libro Nuclear North Korea: aDe- bate on Engagement Strategies. Secondo Khang l’Occidente e gli stati asiatici hanno tutto l’interesse a favorire Kim Jong Il, che ha mostrato la volontà di apertura e di cambia- mento. «Abbandonare Kim Jong Il si- gnificherebbe consegnare la Corea del Nord all’incertezza e ai militari» conclude infine lo studioso. La cadu- ta del governo di Shinzo Abe in Giap- pone ha scongiurato questo perico- lo, almeno per ora.Ma il sentiero da percorrere è ancora molto lungo e scosceso. Per vedere un’effettiva pa- ce tra il popolo coreano occorre an- cora molta pazienza. ■ O TTOBRE 2007: il presidente della Corea del Nord, Kim Jong Il, con quello sud coreano Roh Moon-hyun. Vigilessa in una via di Pyongyang, capitale della Corea del Nord.
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