Missioni Consolata - Gennaio 2008

MISSIONI CONSOLATA rigidità delle regole emanate dal go- verno. Ci vogliono 2.000 dollari per comprare un passaporto;ma per chi non può permettersi di pagare tale somma (la quasi totalità della popo- lazione), ne bastano 100 per corrom- pere una guardia di confine e sgat- taiolare al di là dell’Amnok, il fiume che separa i due paesi. «È l’egualitari- smo coreano - mi ha detto una volta un rifugiato incontrato a Dandong -. Puoi raggiungere gli stessi sogni per- correndo strade diverse». A Pyongyang l’atmosfera è rilassa- ta, come sempre.Nessuno è sceso per le strade a manifestare a favore o contro l’accordo a Sei o per la visita del nemico Roh Moon-hyun.Non ce n’è bisogno, in un paese dove il dis- senso è vietato e tutti sono sempre d’accordo con le scelte di Kim Jong Il. Il compito dei cittadini è quello di contribuire a far prosperare il paese. Compito arduo perché, pur volen- dolo, per molti non c’è possibilità al- cuna di farlo. Le fabbriche faticano a sopravvivere con una tecnologia an- tiquata, pezzi di ricambio fatiscenti, continue interruzioni energetiche. Nelle campagne i trattori sono fermi nelle officine per mancanza di carbu- rante e le famiglie dei contadini rie- scono a sopravvivere solo grazie al raccolto dei campi che il governo ha dato loro in concessione dopo le riforme economiche varate nel 2002. Colpa dell’embargo imposto dagli Stati Uniti, accusano i dirigenti nord- coreani, colpa della politica collettivi- stica imposta dal governo in tutti questi decenni, replicano i governi occidentali. Fifty fifty, concludono di- plomaticamente le agenzie non go- vernative che operano nella nazione. Fatto sta che, secondo gli ultimi dati messi a disposizione dal World Food Programme in un rapporto stilato in collaborazione con lo stesso governo di Pyongyang e l’Unicef, il 7% dei bambini è gravemente malnutrito, mentre il 34% è classificato come «cronicamente malnutrito». A Pyongyang visito un orfanotro- fio che accoglie un centinaio di bam- bini: «I loro genitori sonomorti du- rante le carestie degli anni preceden- ti» dice la direttrice.Molti di questi piccoli ospiti sonomalati.Non c’è un frigorifero dove mantenere medici- ne; ma anche se ci fosse non ci sareb- beromedicine. L’embargo colpisce anche questi prodotti. Le differenze sociali, un tempo visibili tra gli abi- tanti delle città e i contadini, comin- ciano a farsi sempre più vistose. QUALCUNO È PIÙUGUALE... In un’economia che marcia a mo- neta quadrupla (won, yen, euro e dol- laro), solo chi ha rapporti con l’estero può permettersi una vita piuttosto a- giata. A Pyongyang si può trovare di tutto: dallo stereo Hi-Fi ultima gene- razione agli spaghetti Barilla o la Nu- tella. Ma tutto è venduto inmoneta forte.Chi non ha «agganci» all’estero, si deve accontentare degli scaffali se- mivuoti dei negozi popolari. Una nuova classe sta sorgendo og- gi. Non la possiamo chiamare «me- dia», ma ha un livello di vita legger- mente superiore allo standard locale. Sono gli operai delle multinazionali sudcoreane, giapponesi e europee, che stanno investendo nel nuovo MC GENNAIO 2008 57 Pyongyang, sfilata di gente davanti alla monumentale statua di Kim Il Sung.

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