Missioni Consolata - Gennaio 2008

54 MC GENNAIO 2008 GEORGIA P adre Gabriele mi aveva ritagliato uno spazio fra i suoi tanti impegni. Il tempo era poco e tante erano le cose che avrei voluto chiarire, così ci siamo messi subito al lavoro. Se la chiesa di Roma non è riconosciuta, come si spie- ga la visita di Giovanni Paolo II nel novembre 1999? «Il papa è venuto come capo di stato e come personaggio storico che ha contribuito alla fine dell’Urss.È stato invitato dal- l’allora presidente Shevarnadze; il patriarca non ha potuto op- porsi, l’ha accolto a denti stretti. Però la chiesa ortodossa ha chiesto che la messa non si facesse in piazza, così si è celebra- ta allo stadio. Nel frattempo alla televisione veniva detto che chi vi avesse partecipato sarebbe stato scomunicato». Comemai tanta acrimonia verso i cattolici? Forse per ragioni storiche? «Niente affatto. I georgiani hanno sempre avuto rapporti con la chiesa di Roma. La Georgia è rimasta lontana dalle vicende legate allo scisma,non ci sono rot- ture ufficiali con Roma. Domenicani e france- scani sono arrivati su invito dei re locali, qui a- vevamo scuole, chiese e monasteri. Nel tempo ci sono stati diversi scambi di lettere tra i re georgiani, il Patriarcato e la Santa Sede. Tra le nostre chiese c’è una storia di bellissimi rapporti fraterni. Quando, ad esempio, nel 1918 fu rico- stituito il Patriarcato, che era stato sostituito da un sinodo dopo l’arrivo dei russi alla fine del X - VIII secolo, la prima chiesa a congratularsi fu quel- la di Roma. Fino a 20 anni fa i cattolici che veni- vano in Georgia partecipavano alla messa e ve- nivano ammessi alla comunione;ciò valeva anche per le delegazioni ufficiali inviate dal Vaticano. Durante il comunismo i preti cattolici erano so- stenuti dai preti del Patriarcato. Ci si aiutava a vicenda per l’amministrazione dei sacramenti. Ci si faceva bat- tezzare o sposare da preti ortodossi e cattolici indifferente- mente». Ma, allora, cos’è successo? «È successo che all’ideologia comunista è subentrata quella nazionalista, secondo la quale il georgiano deve essere orto- dosso. Adesso l’ortodossia georgiana è la più chiusa di tutte. Non per caso una delle colpe che ci rimproverano è l’ecume- nismo. E non soltanto a noi.Quando nel 2003 il patriarca di Co- stantinopoli è venuto a Kutaisi, ha fatto un discorso sull’unità delle chiese. Ciò non è piaciuto ad alcuni gruppi fanatici, che lo hanno duramente contestato.Anche una mia conferenza ad Akhaltsikhe è stata interrotta da gruppi estremisti. I giovani che vogliono essere ortodossi entrano in questi gruppi. Ufficial- mente la chiesa non li sostiene, ma, di fatto, se ne serve». E come spiegare che il numero di cattolici oggi si è di- mezzato rispetto ai tempi dell’ateismo di stato? «Non è poi così strano. I cattolici sono sottoposti a mille pressioni. Sui mass media c’è un bombardamento in favore del- l’ortodossia. Alla televisione, ad esempio, è stato trasmesso il matrimonio di un cattolico diventato ortodosso. Gruppi fana- tici hanno distribuito viveri ai villaggi cattolici perché passasse- ro all’ortodossia;mentre la Caritas viene tacciata di fare prose- litismo. E poi c’è la dolorosa questione delle chiese. Nel 1988-89 i cattolici di Kutaisi hanno chiesto di poter ria- prire la loro chiesa. Essa è stata sì riaperta, ma per essere con- segnata agli ortodossi. Il processo che ne è seguito non ha por- tato alla restituzione, nonostante che i documenti prodotti di- mostrassero senza possibilità di dubbio la sua appartenenza alla comunità cattolica. La Santa Sede non ha voluto insistere per non creare contrasti. A Batumi è successo qualcosa di simile; qui,però,siccome siamo inAgiaria,che è regione autonoma,ab- biamo potuto almeno costruire un’altra chiesa. Sono cinque le chiese cattoliche prese dagli ortodossi: a Kutaisi, Batumi, Gori e due nel sud. Sembra che siamo noi ad averle rubate un tem- po e che adesso gli ortodossi se le stiano giustamente ripren- dendo. Roma chiede di far silenzio per l’unità dei cristiani, come se qui la giustizia non contasse. IlVaticano ha detto: non preoccu- patevi delle chiese, il dialogo è più importante. Va bene,non par- liamo delle chiese. E del fatto che la gente viene ribattezzata? Neanche. È un fenomeno iniziato negli anni ‘90. Ci sono stati anziani ottantenni ribattezzati,per- ché il prete aveva detto loro che altrimenti non sarebbero entrati in paradiso con la moglie o il marito.Si riesce a immaginare che trauma è sta- to per quelle persone? Piangevano mentre lo raccontavano. La chiesa di Roma non sta aiutando quei geor- giani che hanno sofferto per rimanerle uniti. In questo modo si sta facendo morire il cattolice- simo. Il vescovo di Batumi lo ha detto: costrui- te pure la vostra chiesa, tanto fra poco sarà mia, perché non ci saranno più cattolici. Prima in- torno alla chiesa di Kutaisi abitavano cattolici, a- desso non più. Si sta perdendo la memoria del passato e le nuove generazioni non hanno più il riferimento di un luogo fisico. In compenso per i giovani ortodossi quella chiesa è loro, perché vi sono stati battezzati. Andrebbe ancora bene se ci considerassero fratelli,ma quando ci dicono che sia- mo figli di satana... Qui mi sono sentito chiamare eretico, mi hanno anche buttato fuori dalle chiese. Eppure il dialogo tra la chiesa cattolica e quella or- todossa sembra procedere bene, più che con le altre confessioni cristiane. Non in Georgia. Purtroppo qui l’evoluzione è in negativo,ma in Europa non lo si percepisce. I bei discorsi del patriarca resta- no tra le quattro mura. Il pubblico georgiano non sa che è ve- nuto il cardinale Kasper; che la chiesa ortodossa georgiana par- tecipa agli incontri ecumenici a Belgrado o al funerale del papa. Tali notizie non vengono date sul giornale del patriarcato.Si scri- ve di una delegazione andata a Bari a vedere le reliquie di san Ni- cola, si omette che quella è una chiesa cattolica, dove i georgia- ni hanno celebrato una messa. Infatti, all’estero i georgiani cele- brano nelle chiese cattoliche. Adesso ha preso il via una commissione mista cattolica-or- todossa. Nel 2004 si era detto: se voi smettete il processo per la chiesa cattolica di Kutaisi ne parliamo attorno a un tavolo.Eb- bene, il primo incontro si è tenuto nel 2007. Noi abbiamo e- spresso la nostra posizione, ma finora nessuna risposta è arri- vata da parte degli ortodossi.D’altronde, cosa ci aspettiamo, se di questi problemi non riusciamo a parlarne neanche tra noi cattolici?». ( Bianca Maria Bale- L’ECUMENISMO CHE NON C’È

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