Missioni Consolata - Gennaio 2008

MISSIONI CONSOLATA tilmente la restituzione. Ad accogliermi ho trovato padre Carlo, suor Annamaria e suor Jo- sephina. A cena, naturalmente, si è parlato della situazione in Georgia. Mi era rimasta impressa una frase detta quella mattina da padre Rolan- das, della nunziatura,dopo la messa celebrata nella chiesa dei santi Pietro e Paolo a Tbilisi: «La chiesa cattolica non ha status ufficiale nel paese.Non èmai stata riconosciuta dal governo e funziona solo come associazione privata». La cosa mi era sembrata strana,perché perfino in Russia,dove notoriamente i rapporti tra Patriarca- to e Santa Sede non sono facili, la chiesa cattolica è ufficialmente rico- nosciuta. Ero convinta di avere inteso male. «Proprio così - mi diceva padre Car- lo -. Però siamo in buona compagnia. Qui di ufficiale c’è solo la chiesa orto- dossa, nessuna delle altre comunità religiose è riconosciuta. Per motivi nazionalistici. Eppure gli ebrei, per e- sempio, non sono arrivati ieri: nel 2000 a Kutaisi hanno celebrato i 2.500 anni di permanenza». I padri stimmatini sono qui da 14 anni. «Siamo arrivati nel 1994, perché i cattolici di Kutaisi, attraverso la nun- ziatura aperta nel 1992, avevano chiesto di avere dei preti - ha spiega- to padre Carlo -. L’ultimo prete catto- lico era morto nel 1943.Gli italiani so- no più bene accetti dei polacchi, che tradizionalmente servono i territori della Russia e dell’ex Urss. Italiano è stato anche il primo rettore del semi- nario di Tbilisi.Ai tempi dell’Urss c’e- rano, tra georgiani e armeni circa 50 mila cattolici,ma dagli anni ‘90 in poi questo numero si è dimezzato». Era un’altra notizia di cui facevo fa- tica a capacitarmi: come è possibile che il numero dei cattolici si sia di- mezzato, rispetto al periodo sovieti- co, quando non c’era libertà di culto, le chiese quasi tutte chiuse e senza preti,mentre adesso si può libera- mente professare la propria fede? «La faccenda non è semplice.Domani vai a trovare padre Gabriele a Batumi: è lui la persona più indicata a spiegar- tela» mi disse suor Annamaria. Dopo cena, insieme a suor Anna- maria, ho dato un’occhiata a una del- le sinagoghe di Kutaisi, a pochi passi dalla casa dei missionari. Il prospi- ciente giardinetto, risistemato in oc- casione del 2.500° anniversario della comunità,mostrava già segni di de- grado. Poco lontano s’intravedeva la grande mole dell’ormai ex-chiesa cattolica, proprio di fronte al pro- montorio dove spiccano le rovine dell’antica cattedrale di Bagrat, la- sciate a memoria della furia turca che la distrusse nel 1692. Al mattino siamo partite presto, io per Batumi, suor Annamaria e suor Josephina per la regione impervia a sud della Georgia dove vivono alcune comunità di cattolici armeni.Meno male che guidavano una solida jeep perché, come ho già detto, le strade georgianemettono a dura prova ruo- te e sospensioni. «I preti cattolici georgiani sono solo due,quindi dob- biamo trottare parecchio per rag- giungere tutti coloro che hanno biso- gno di noi» mi spiegavano le suore. A Batumi ho trovato padre Gabrie- le nella sua «nave», così padre Carlo mi aveva descritto l’architettura della nuova chiesa cattolica, costruita nel 2000, al posto della cattedrale in cen- tro città, passata ora agli ortodossi. Il paragone è tanto più appropriato in quanto la chiesa si trova proprio di fronte al porto. Padre Gabriele non poteva fermarsi molto a lungo,ma mi ha concesso tutto il tempo neces- sario per rispondere alle mie doman- de. È stata una conversazione cordia- le, ma che ha lasciato l’amaro in boc- ca ( vedi riquadro ). La giornata termina con la visita al- la nuova chiesa, anch’essa, come la cappellina di Kutaisi,progettata da padre Gabriele. Sebbenemolto più piccola della vecchia cattedrale catto- lica, è pur sempre spaziosa, atta a o- spitare una discreta assemblea di fe- deli, che però, se trovassero conferma le parole del vescovo di Batumi,pre- sto potrebbe non esserci più. ■ MC GENNAIO 2008 53 Abside della nuova chiesa cattolica a Batumi.

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