Missioni Consolata - Gennaio 2008

52 MC GENNAIO 2008 GEORGIA ingombri di macerie. È un peccato. Delle tre capitali caucasiche Tbilisi è di gran lunga la più interessante. PRIMO STATOCRISTIANO Forse gli edifici che hannomag- giormente beneficiato della fine dell’Urss sono quelli religiosi. Sono tante le chiese a Tbilisi e in tutta la Georgia scampate alla furia del bol- scevismo e in questi anni ritornate in possesso del Patriarcato;molte di es- se sono state restaurate.Abituata alle pareti spoglie, severe delle chiese in Armenia, l’altro paese cristiano del Caucaso, che nell’architettura sono molto simili a quelle georgiane, la prima volta che sono entrata in una chiesa di Tbilisi sono rimasta a bocca aperta: le pareti erano coperte da af- freschi in cui predominavano le tinte allegre e luminose, l’azzurro negli sfondi, il rosso, il giallo e il bianco nel- le figure. Le figure erano disegnate con tratti ingenui, occhi grandi, facce buffe e buone.Una vera gioia per gli occhi. In Georgia le chiese raramente so- no vuote; in qualsiasi giorno e a qual- siasi ora c’è sempre un via vai di fede- li che si fermano a pregare davanti a un’icona,mettono una candelina ed escono segnandosi devotamente. Anche per la via o durante un viag- gio, molti nel passare accanto a una chiesa si segnano con larghi gesti. La conversione della Georgia al cri- stianesimo avvenne intorno al 330. La tradizione la fa risalire al battesi- mo del re d’Iberia Mirian a opera di santa Nino, una giovane prigioniera della Cappadocia.Da allora il cristia- nesimo fu accettato come religione di stato e formò l’identità nazionale dei georgiani, contraddistinguendoli dagli altri popoli della regione, dove, col passare dei secoli, la presenza dell’islam si andava facendo sempre più soverchiante. La Georgia ha una lunga lista di martiri per la fede cristiana. Si ricor- dano anche episodi di martirio col- lettivo, come quello dei 100 mila abi- tanti di Tbilisi, uomini, donne, bambi- ni, che nel 1227, durante l’invasione del turco Jelal ad-din, si rifiutarono di calpestare le icone della Vergine e del Salvatore e furono decapitati. Stessa sorte toccò nel 1616 a 6 mila monaci del monastero di Davit Gare- gia ad opera dei soldati dello scià di Persia Abbas I. Il sentimento religioso ha raggiun- to in Georgia espressioni altissime soprattutto in architettura e lavora- zione dei metalli.Dopo secoli di inva- sioni e saccheggi, è ancora molto grande la quantità di opere d’arte sa- cra che oggi possiamo ammirare. Ba- sterebbe una visita al Tesoro, custodi- to all’interno del Museo dell’arte di T- bilisi, dove sono esposti alcuni dei capolavori dei maestri orafi: oggetti liturgici, icone, croci di grande valore artistico testimoni della storia del cri- stianesimo georgiano. La Georgia è stata nei secoli un ra- ro esempio di tolleranza religiosa, vi hanno vissuto insieme ortodossi e musulmani, ebrei e cattolici.Queste comunità, tutt’ora presenti nel paese, hanno una lunga tradizione di convi- venza pacifica e hanno tutte ugual- mente sofferto durante i 70 anni di regime sovietico.Ma negli anni ‘90, con l’indipendenza, il vento del na- zionalismo ha cominciato a soffiare anche in campo religioso. CATTOLICI DIMEZZATI Kutaisi, al centro della fertile piana del Rioni, è la seconda città della Georgia.Qui si sente la vicinanza del mare, il caldo è umido e la vegetazio- ne lussureggiante.Un tempo capita- le del regno d’Imereti, sede di alcune delle vestigia più care al cuore dei georgiani, oggi la città dà un’impres- sione di sordida miseria.Nel periodo sovietico era un importante centro industriale,ma ora le fabbriche sono chiuse e il lavoromanca. Mia destinazione a Kutaisi era il Centro cattolico, tenuto da tre padri stimmatini e tre suore della congre- gazione delle Piccole figlie di san Giu- seppe. Il Centro ha sede nel quartiere ebraico, in una palazzina ristrutturata da padre Gabriele, il primo ad arrivare in Georgia.Al piano terra è stata alle- stita una cappella, unico luogo di pre- ghiera per la comunità locale,perché la chiesa cattolica è stata presa dagli ortodossi e da anni se ne chiede inu- La suore Annamaria e Josephina. Batumi, ex chiesa cattolica.

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