Missioni Consolata - Gennaio 2008
48 MC GENNAIO 2008 GEORGIA Trinità, finita di costruire nel 2004 su una collina che domina la capitale. UNATERRATORMENTATA Il Caucaso è una cerniera tra Asia ed Europa; è terra di montagne,ma anche di fertili piane e passi, attraver- so cui dall’antichità sono passati po- poli ed eserciti. La Georgia si disten- de tra le due catene del Grande e del Piccolo Caucaso, di qui occupa la par- te centro occidentale. Per buona parte montagnosa, ha al suo centro i due bacini idrici del Rio- ni, che corre a occidente verso il Mar Nero, e del Kura,molto più lungo, che forma la depressione transcaucasica e degrada a oriente verso il lontano Caspio. Il loro basso spartiacque divi- de le due antiche regioni della Col- chide e dell’Iberia. Il Caucaso costituisce un confine naturale sia per la pianura russa a nord, sia per gli altipiani iranico, a sud, e anatolico, a est: è il punto in cui so- no venuti a cozzare i grandi imperi che li hanno di volta in volta domina- ti. È lungo l’elenco delle potenze che si sono contese questo lembo di ter- ra, rendendo la vita assai difficile ai popoli che lo abitavano:medi, persia- ni, sciti, cimmeri, parti, romani, sasani- di, bizantini, arabi, selgiuchidi,mon- goli, ottomani, e, da ultimi, i russi, cui è riuscito di riunire in un unico stato cristiano le terre georgiane, dalla metà del XV secolo divise in piccoli re- gni soggetti ai persiani o ai turchi. Furono i sovietici a tracciare i confi- ni dell’attuale repubblica di Georgia. Al suo interno i georgiani costituisco- no la stragrande maggioranza, più del 70%; il rimanente 30% è costitui- to da altre etnie: abkhazi, osseti, ar- meni, russi, azeri, greci. Dal momento in cui è entrata in crisi la compagine sopranazionale dell’Urss, la presenza di queste mino- ranze, esigue ma territorialmente concentrate, ha reso assai tormenta- ta la vita della repubblica.Dal 1990 essa ha vissuto due guerre civili, le cui conseguenze perdurano tutt’og- gi: tra georgiani e osseti nel 1990-92, tra georgiani e abkhazi nel 1992-93. Se gli ultimi avvenimenti lasciano sperare in una distensione nei rap- porti con l’Ossezia, la possibilità di ri- comporre la frattura con l’Abkhazia rimane assai remota. Altre due regioni inquiete sono l’A- giaria, abitata da georgiani etnici,ma di fede musulmana, e il Giavakheti, a maggioranza armena.Una ex-mino- ranza è quella dei turchi meskheti, deportati inmassa in Asia Centrale da Stalin durante il secondo conflitto mondiale: fino a poco tempo fa, il go- verno georgiano ha negato il per- messo di ritornare,ma ora stanno rientrando alla spicciolata. Problemi non da poco per un pae- se che è meno di un quarto dell’Ita- lia. OCCUPAZIONE SOVIETICA I georgiani hanno sempre manife- stato un forte senso d’identità.Nel 1978, ancora in pieno totalitarismo sovietico, estese manifestazioni po- polari costrinsero Mosca a modifica- re la nuova costituzione repubblica- na, che stabiliva il russo come lingua di stato, e a riconfermare la priorità del georgiano. Essi furono tra i primi e più convinti sostenitori della seces- sione dall’Urss.Con l’indipendenza e l’erompere dei nazionalismi uguali e contrari di abkhaz i e osseti , il patriot- tismo dei georgiani si è ulteriormen- te acuito.A farne le spese è stato an- che il vicino russo, cui viene attribuita la causa di tutti i mali che affliggono la repubblica. «I russi, che brutta razza» sono le prime parole udite sul loro conto al mio arrivo in Georgia, durante uno degli ormai ricorrenti conflitti tra i governi dei due paesi. Tbilisi da anni accusaMosca , e non senza fonda- mento, di sostenere il separatismo abkhazo e osseto;Mosca accusa Tbi- lisi di dare rifugio ai guerriglieri cece- ni. Quella volta sembrava che doves- se finire peggio del solito e l’esercito Il presidente della Repubblica della Georgia, Mikhail Saakashvili, durante una sua visita a Roma. Impianti industriali in abbandono, da quando la Georgia ha dichiarato l’indipendenza dalla Russia. Proteste di cittadini.
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