Missioni Consolata - Gennaio 2008
DOSSIER 42 MC GENNAIO 2008 sato e rendersi nuovamente di- sponibile all’esperienza attuale. Solo nel qui e ora siamo in grado di gustare appieno l’esistenza del- la vita, con le gioie e le sofferenze che di essa fanno parte. Per vivere in pienezza il presente però, è fon- damentale riuscire ad attribuire al passato il giusto significato. Oc- corre talvolta una revisione critica di fatti e avvenimenti della nostra storia, tenendo aperta la possibi- lità di perdonare e di perdonarci. Non va dimenticato infatti che il «dono» del perdono può essere ri- volto a chiunque: possiamo per- donare persone conosciute, ma anche ignote oppure non più in vi- ta. Chiunque sia il destinatario di questo nostro dono, scopriremo però che i primi beneficiari del no- stro atto siamo noi stessi, rice- vendone in cambio preziosi frutti di pace e di serenità. C’è dunque una doppia azione tanto su chi perdona che su chi è perdonato. La motivazione che spinge verso questo cammino può essere di ti- po altruistico, spinti da un atto di bontà o dalla ricerca del risana- mento per l’altro. Ma la scelta del perdono vale anche a partire da un atto di volontà, con una spinta di tipo razionale per migliorare la qualità della nostra vita attraver- so la rielaborazione della rabbia. In questo senso il perdono si con- figura come un processo terapeu- tico che libera il singolo dalla di- pendenza dall’odio, restituendo- gli la capacità e la possibilità di sperimentarsi in modo costrutti- vo e libero in nuove esperienze. Va sottolineato come il perdono, pur strettamente legato alla capa- cità di riallacciare rapporti, non implica tuttavia la necessità di ri- conciliarsi con chi è stato per noi offensore. La riconciliazione con l’altro ci porta a riavvicinarci a chi ci ha feriti, ma questo si può fare solo quando il rancore dentro di noi si sia acquietato. È un passag- gio successivo, per il quale dob- biamo aspettare e cogliere il mo- mento opportuno, sapendo ri- spettare i nostri tempi interni, che sono legati a molteplici fattori, non ultimo la profondità della fe- rita che ci è stata inferta. Chi perdonare? Se guardiamo attorno a noi, gli ambienti che necessitano la scel- ta della via del perdono come CHIEDERSI «SCUSA» «Impariamo, allora, a chiederci “scusa”: ne abbiamo il dovere per tutte quelle volte che il nostro egoismo ci ha reso ciechi e poco sensibili alle reciproche attese, ai tanti momenti in cui ba- stava uno sguardo,una confidenza o una carezza,per dire: “Ci sono.Conta su di me.Non aver paura”. Non si investe più,o sempremeno nella dimostrazione di sti- ma e d’affetti reciproco. E così,giorno dopo giorno, anche pic- cole cose quotidiane si ingigantiscono sempre piùminacciose; diventano il pretesto per aggressioni tanto esagerate quanto maggiori sono il tempo di attesa e la delusione di un amore non corrisposto. Ma sta qui,nel passaggio inevitabile dalla fase di idealizzazio- ne a quella più concreta e quotidiana della realtà, che la coppia è chiamata a far quel salto di qualità cruciale che pone ambe- due di fronte al compito di riconoscere i propri limiti.Potrem- mo dire che, in certe proporzioni, è naturale passare dalla fase di idealizzazione, a quella di una certa delusione. È in questo passaggio che il perdono assume un’importanza determinan- te. Si perdona all’altro di non essere così potente come si era supposto; ci si perdona di non esser ambedue così bravi nel sa- per puntare di più sul dover- essere dell’amore. Il perdono, allora,non solo ha l’effetto di stabilire la relazione, ma di continuare a tener desta quella ricerca ideale che,di fronte alla ferita dell’offesa,offre alla coppia disorientata un comune terreno di appoggio per guardare più in alto e la forza per ricominciare». Michele De Beni da Comunicare per amare. Il dialogo per la vita di coppia, Città Nuova Editrice, Roma 2005. Il perdono nella vita di coppia
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