Missioni Consolata - Gennaio 2008

MISSIONI CONSOLATA MC GENNAIO 2008 37 un’armonia perduta a livello per- sonale e sociale, nonché per con- tribuire, attraverso la ricchezza della propria esperienza, ad in- staurare nuovamente la pace nel quartiere, nella città e nel paese dove esse vivono. Questi gruppi si riuniscono con una periodicità settimanale, in sedi informali, ma stabilendo alcune regole precise, soprattutto per quanto riguarda l’assoluta confidenzialità che de- ve vigere tra i partecipanti. La creazione di un «ambiente sicu- ro» è infatti fondamentale a creare empatia fra i partecipanti, condi- zione necessaria fra persone chia- mate a esprimere e condividere il proprio dolore. Il gruppo diventa al- lora una sorta di «contenitore» il quale fa sì che il dolore non si di- sperda e aiuti le persone che vi par- tecipano a ricomporre il mosaico della propria vita ritrovando le tes- sere che erano andate perdute. Nelle «Espere» si sviluppano e si mettono in pratica programmi metodologici volti a rafforzare ini- ziative cittadine per la pace in Co- lombia; consolidarli, diffonderli e valutarli collettivamente è un la- voro che abbiamo intrapreso e ci impegna molto. Cerchiamo di far- lo riunendo forze ed esperienze con altre istituzioni, sempre at- tenti a quelle che sono le vittime della violenza sociale e politica. La spina dorsale di queste scuole è rappresentata dagli «animato- ri». Sono loro, l’anima e il nerbo di quest’iniziativa. Grazie a loro intendiamo compiere un viaggio fin nel cuore pulsante del paese, luogo in cui sono custodite le emozioni, gli affetti, le cose più profonde ed i più teneri senti- menti, quelli che fanno emergere il meglio di noi stessi. Chiara- mente, desideriamo arrivare an- che a quel luogo fragile e lontano globalizzazione imperante. Il mondo ha bisogno di rielabora- re la propria memoria universale, la propria narrativa degli avveni- menti sotto la luce di una cultura di perdono e riconciliazione. In questo senso, la sapienza di condividere la «memoria ingrata» di avvenimenti nefasti aiuta a esorcizzare i fantasmi creati dal- l’odio e dalla vendetta, dalle ideo- logie della colonizzazione e dello sterminio, da differenze cosmo- logiche e anche da rapporti con divinità diverse. Quando il ricordo non è grato, la vita si fa triste. Quando il dolore vissuto nel passato impedisce di camminare, il futuro diventa diffi- cile. È fondamentale, nella crea- zione di una memoria universale che difende la vita, interpretare il passato con un proposito chiaro: imparare dalle lezioni della storia, superando i pericoli insiti in una memoria non «inventariata», la- sciata a se stessa, in balia di sen- timenti come negativi e inquinan- ti: rivalsa, vendetta…morte. La vi- ta non può fiorire finché affonda le sue radici negli oscuri labirinti del dolore e della tragedia. Senza voler misconoscere in al- cun modo le rivendicazioni dei poveri e marginalizzati, riteniamo che nessuna contraddizione uma- na sia degna dello spargimento di sangue. Le «Espere» Nello sforzo di trovare e percor- rere strade alternative all’odio e alla violenza, approfondendo cammini di perdono e riconcilia- zione, la Fondazione ha dato vita al progetto «Espere», un acroni- mo che sta per Escuelas de perdón y reconciliación (Scuole di perdo- no e riconciliazione). Le «Espere» sono gruppi di 10-15 persone che decidono di vivere una forte esperienza di insieme volta a curare le ferite (rabbia, rancore, odio, desiderio di ven- detta) causate dalla violenza e dai conflitti quotidiani della vita. So- no persone che, a partire ciascu- na dalla propria spiritualità, vo- gliono aprirsi al perdono ed alla riconciliazione, per ritrovare Padre Leonel (ultimo a destra) con un gruppo di collaboratori. In basso, «Espere» si fa conoscere.

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