Missioni Consolata - Gennaio 2008

MISSIONI CONSOLATA MC GENNAIO 2008 35 ragione ci siamo fermati un istan- te e interrogati sullo spazio che al- la vita viene concesso nel grande scenario mondiale incancrenito oggi da tanto odio e violenza. Motivati da un profondo rispetto per la dignità umana, abbiamo creato a questo riguardo la Fun- dación para la reconciliación (Fon- dazione per la riconciliazione). L’obiettivo centrale di questa or- ganizzazione è quello di intro- durre nelle persone e nelle istitu- zioni, la cultura e la pedagogia del perdono e della riconciliazione con proposte incisive e utili al su- peramento dell’irreversibilità dei rancori e del desiderio di vendet- ta. Questo approccio differente al- la vita dovrà generare dunque, narrative, storie e linguaggi nuo- vi che mettano in primo piano le vittime e le popolazioni più vul- nerabili, garantendo che si forni- scano verità, giustizia restaurati- va, conservazione della memoria e le garanzie che i fatti violenti non verranno ripetuti. Nel suo piccolo, la Fondazione ha un grande sogno: proporre un si- stema mondiale di riconciliazione che rappresenti un grande spazio di confronto per tutti i popoli del- la terra. Un forum globale incari- cato di organizzare globalmente uno scambio di modelli pedago- gici e schemi culturali orientati al- l’impegno a favore della vita e al- la ricostruzione interiore di per- sone, gruppi e nazioni. Sono migliaia gli sforzi compiuti oggi nel villaggio globale contro il Golia dell’ingiustizia. Sforzi so- vente deboli, vanificati da una mancanza di coordinamento e la- voro di rete. A questi tentativi si devono obbligatoriamente unire quelli delle congregazioni religio- se, maschili e femminili, chiama- te dal proprio carisma specifico ad essere immagine del volto mi- sericordioso di Dio e del cuore materno della chiesa. Un programma di vita Parlare di perdono e riconciliazio- ne esige un cambio radicale di pa- radigma. Quali mezzi e strumen- ti dovremo ancora escogitare per promuovere l’irrazionalità del perdono contro l’irrazionalità del- la violenzia, l’irrazionalità della ri- conciliazione contro l’irraziona- lità della guerra? Non è sufficien- te «parlare» di perdono e basta. Si può pensare di rovesciare una realtà di odio in una di amore sol- tanto se chi si è sentito vittima di una qualsiasi forma di oppressio- ne fa pratica di perdono nella sua propria vita. Il perdono non è sol- tanto un esercizio razionale, ma ha in sé dimensioni emozionali, comportamentali e spirituali che devono essere toccati in un pro- cesso di recupero dell’armonia in- teriore che il subire un fatto vio- lento ha fatto perdere. Bisogna anche distinguere bene sulle differenze che esistono fra il perdono e la riconciliazione. Il perdono è un esercizio che il sog- getto opera su se stesso. L’obiet- tivo è quello di estrarre il veleno della rabbia e del rancore che il ri- cordo di una violenza subita ten- de a riprodursi nella persona vit- timizzata, contaminando negati- vamente tutto il suo essere. La riconciliazione, al contrario, è il passo che la vittima fa verso colui che l’ha offesa. È, quindi, un eser- cizio sociale in cui vengono ripri- stinati i legami interrotti con la persona che è stata causa del ma- le. La riconciliazione non è mai possibile se prima non si è per- donato mentre, al contrario, si può giungere a perdonare senza però avere la possibilità (o la vo- lontà) di riconciliarsi. Le violenze sono causate, in gran- de misura, da un senso di giusti- zia basato sulla punizione e la I partecipanti di una scuola del perdono ricostruiscono con l’argilla l’immagine del proprio oppressore.

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