Missioni Consolata - Gennaio 2008

MISSIONI CONSOLATA MC GENNAIO 2008 31 delle apparenze. Al contrario, es- sa va alla radice dell’essere e del- la persona perché solo le ragioni del cuore possono modificare an- che i comportamenti esterni. Il mondo, avviluppato in una eco- nomia dove vige la legge del più forte che alimenta e fomenta ogni forma di perversione politica, so- ciale, militare, ha perso l’orienta- mento del proprio destino e si sta uccidendo con le sue stesse ma- ni. Un mondo che non ha pietà nemmeno di se stesso perché è impegnato, in nome del guada- gno immediato e senza fatica, a distruggere il futuro dei suoi stes- si figli, è un mondo vittima della tico Testamento. Il libro di Nee- mia, ce lo descrive come «un Dio pronto a perdonare, pietoso e mi- sericordioso, lento all’ira e di grande benevolenza», incapace di abbandonare il suo popolo (Ne 9, 17). Nell’Antico Testamento, in- fatti, c’è una costante richiesta a Dio di perdonare i peccati e i tor- ti ricevuti. Il perdono di Dio è la fonte della libertà e anche il fon- damento dell’agire umano. Siraci- de, infatti, memore dell’identità di Dio che si manifesta nel perdono e nella misericordia, indica in Dio stesso il modello del comporta- mento umano: «Perdona l’offesa al tuo prossimo e allora per la tua preghiera ti saranno rimessi i tuoi peccati. Se qualcuno conserva la collera verso un altro uomo, come oserà chiedere la guarigione al Si- gnore? Egli non ha misericordia per il suo simile e osa pregare per i suoi peccati?» (Sir 28, 2-9, qui 2- 4). Nel Midrash (interpretazione rabbinica) «Sifré» a Deuteronomio 13,18, si legge: «Ogni volta che avrai misericordia delle altre crea- ture, dal cielo avranno misericor- dia di te». In questi testi si stabi- lisce un nesso diretto tra il per- dono concesso da Dio e il perdono condiviso dagli uomini: lo stesso nesso che si trova nella preghiera cristiana per eccellen- za, il «Padre nostro» nella duplice versione di Matteo e Luca che de- scrive anche la differente visione teologica del perdono dei due evangelisti: due prospettive, un solo esito. Nella versione di Matteo (che ab- biamo appreso fin da piccoli e che ancora oggi preghiamo in ogni ce- lebrazione Eucaristica) la sesta ri- chiesta così si esprime: «Rimetti a noi i nostri debiti come (greco: hôs kài = come anche) noi li ri- mettiamo ai nostri debitori» (Mt 6, 12). Il perdono di Dio è commisu- rato al perdono degli uomini, in forza anche del dettato «col giu- dizio con cui giudicate sarete giu- dicati e con la misura con la qua- le misurate sarete misurati» (Mt 7, 2). In sostanza, si autorizza Dio a non esercitare il perdono se pri- ma non è esercitato dagli uomini come misura del perdono di Dio. Nel contesto di Matteo, il perdo- no è un atto profetico che annun- propria implacabile vendetta. È in questo mondo che dobbiamo an- nunciare la svolta della civiltà che deve sorgere alla base delle rela- zioni tra gli individui, i popoli, le nazioni, i governi e, ancora, tra l’umanità e l’ambiente, tra Nord e Sud, tra Est e Ovest: la civiltà del perdono, il millennio della mise- ricordia. I credenti dovrebbero sa- pere che il loro Dio esercita un so- lo mestiere, monotono, sistema- tico, senza variazione alcuna: perdonare, perdonare sempre perché nessuno vada perduto (Gv 6, 39). Il Dio che si rivela nel volto di Ge- sù si era già manifestato nell’An- L’amore «viscerale» di Dio, più forte di quello di unamadre.

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