Missioni Consolata - Gennaio 2008
DOSSIER Quel giorno, all’improvviso… Introduzione 26 MC GENNAIO 2008 ingranato laprima epremutoviolentemente sull’accel- leratore…perché questa storia di ordinaria follia? P urtroppo è una storia vera. L’episodio del padre che vede il figlioa terra,con il corpo straziatodalle ruote di un’auto che fugge dopo averlo investito, volontaria- mente emalignamente per punirlodell’affrontodi non aver rispettato una precedenza, è paradigmatico delle «situazioni limite»di cui ciparlaGianfrancoTestanelpri- mo articolo che compone questo dossier. Ricordo che quando lui stessomi raccontòquesta storia anni addie- tro, rimasi come impietrito di fronte alla estrema bana- lità, e nel medesimo tempo profondità,del male. Come accettareunepisodiodel genere? Come fare anon con- viverne costantemente con il ricordo? Come riuscire a costruirsi una vita che non sia condizionata perenne- mentedal rumoredi una sgommata,dalla vistadel san- gue, datutto il corollariodi avvenimenti,volti,riti chese- gue lamorte? Le stessedomande che si fece il padredel ragazzo frequentandounadelleScuoledi PerdonoeRi- conciliazione (ESPERE),fondatedaunmissionariodella Consolata colombiano, il padre Leonel Narvaez.Nate in Colombia come rispostadi pace aun contestoormai ra- dicato di guerra, violenza e odio, queste scuole si sono diffuse in molti altri paesi per portare la speranza del perdonoe lapossibilitàdella riconciliazione.Questo in- dipendentementedal credoreligiosodellapersonache vi attende. P erdono e riconciliazione sono due stadi del medesi- mo processo. Il primo,per il fatto di essere persona- leeavereuncarattereterapeutico,precedeerendepos- sibile il secondo,cheha inveceunadi- mensione sociale. La riconciliazione, infatti,è il cammino intrapresodavit- tima e offensore verso un reciproco incontro;un incontroa voltepossibi- le, altre volte impedito o addirittura sconsigliato dalle circostanze. Il per- dono assume allora un ruolo centra- lenellagestionedei conflitti.Aiuta la persona a costruire in se stessa un universo di senso, a riacquistare un equilibrio armonico, a lasciar scorre- requelle tensioni chenonci rendono liberi, a rappacificarsi con il proprio passatoper esserenuovamente libe- ri di vivere in pienezza l’esperienza presente. Quella libertà che il padre del ragazzo ucciso su una strada co- lombiana, vittima di un assassinio a quattro ruote, cercava con speranza, per non essere ferito due volte dalla stessa violenza e ristabilire così la fi- ducia nella vita. U GO P OZZOLI L’ uomosi eraappenacongedatodasuofiglioche sta- vaoraattraversando la stradaalle sue spalle. Di col- po venne distratto dallo stridere tipico di una frenata e guardò istintivamentecosastavasuccedendo:unamac- chinastavaper investire il ragazzodopochequesti,sba- datamente, aveva iniziatoadattraversare.Unistantedo- po, l’apprensione paterna aveva già lasciato il posto a un sospiro di sollievo: non era successo nulla, neppure unfinestrinoabbassatopergridaredi fareattenzione,il tuttocondito,magari,daqualche insultotipicodellatur- bolenta relazione fra automobilisti e pedoni. Anzi, gli sembròpersinoche il conducenteconlamanoavevafat- to segno a suo figlio di attraversare…Nulla,meno ma- le: «C’è ancora gente che fa attenzione quando guida» pensò a voce alta, iniziando ad allontanarsi. Anche il ragazzo realizzò che, grazie a Dio, tutto era an- datonel migliore dei modi.Lo spaventoper la vista del- l’auto lanciata e per la brusca frenata era stato addolci- to dall’attitudine del conducente: non disse nulla, lo guardòbonariamente e con lamano, invecedimandar- loaquel paese,gli fece cennodi passare.E lui riprese ad attraversare. Fu un attimo. L’uomo non si spiegò subito il perché di quellasecondasgommataediquell’autochecorrevaco- me se l’avesse inseguita il demonio. Non se lo spiegò neppure in seguito…continua a non spiegarselo ora. Bogotá:unodei tanti incidenti stradali,di quelli che fan- nostatisticaoriempiono lacronacacittadina.Il ragazzo, comunque, non riuscì neppure a pensare che avrebbe potuto finire sui giornali o sul verbale di qualche poli- ziotto. Aveva iniziato ad attraversare soltanto perché l’altrogli aveva fatto segnodi passare.Perchépoi aveva Una dinamica di educazione al perdono: la pace imprigionata.
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