Missioni Consolata - Gennaio 2008
(LC 24,46) sta scritto l lH ( 2 6) Paolo Farinello biblista LA PARABOLA D EL « F I C L I OL P R O D I G O» (15) LA CORSA DELL'AMORE SENZA DECORO «(Gesù) cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio» (Gvl3,5 ) 2 03 [Il figlio] dopo essere risorto , partì verso suo padre. 2 0b Ancora lontano , il padre lo vide e fu commoss o nelle viscere e, correndo , si gettò sul collo di lui e lo baciò. A bbiamo lasciato i l figlio giovane nella decisione di partire verso casa . Siamo giunit a una svolta che crea una condizione nuova: ogni decisione di vita, anche se motivata insufficientemente, genera sempre un cambiamento che coinvolge chi la compie e quanti ne so- no interessati. In tutta la prima parte della parabola i l «padre» è nominato solo tre volte (v. 12), mentre nel reso- conto del viaggio del figlio «senza salvezza» (v. 13) non è più nominato, anche se noi sappiamo che la sua presen- za costante e fedele segue i l figlio fino al punto da co- stringerlo a tornare a casa . Chiedendo la porzione di vi- ta del padre (v. 12), il figlio non si accorge che volendo abbandonare tutto si porta dietro la vita del padre che non lo abbandona mai. L'AMORE SA VEDERE DA LONTANO La partenza, anzi i l ritorno al padre, coincide con la «risurre- zione» del figlio e la ripresa della vita. Al v. 20a, infatt,i dice il testo greco alla lettera: «Dopo esser e r i- sorto, partì». Non è una partenza qualsiasi, ma un andare verso quel padre da cui non vedeva l'o- ra di allontanarsi. L'aspirazione più grande del figlio era di allon- tanarsi dal padre, mentre ora la necessità di vivere impone di tor- nare al padre come condizione minima e vitale di sopravvivenza: anche se per vivere bisogna fare il servo. La forza che attrae i l figlio che è più forte della morte, è la presenza del padre che anima e sostiene le deboli decisioni del f i- glio. Non è ancora partito, non è giunto ancora all'orizzonte che i l padre «sa già» che suo figlio sta arrivando. Nel v. 20b si esprimo- no in una intensità drammatica cinque azioni del padre, i l solo che «ancora lontano» sa rinascere il figloi senza vederlo: vide, fu commosso nelle viscere, corse, si gettò sul collo e lo baciò. «Tutto» il padre è coinvolto in questo processo di ritorno: occhi, cuore, gambe, braccia e mani, bocca . È la descrizione del- l'amore senza tornaconto e senza misura, che quando si realizza coinvolge anima e corpo, cuore e sentimenti. L'amore sa vedere da lontano e anche per sperimenta- re la misericordia bisogna «vedere». La visione di Dio è l'a- spirazione di ogni religione e fede. «Vogliamo vedere Ge- sù» dicono i greci a Filippo e Andrea (Gv 12,21) ; «Venite e vedete» risponde Gesù ai discepoli di Giovanni i l Bat- tezzante, i quali «andarono e videro» (Gv 1,39) . Mosè ar- de dal desiderio di contemplare il volto di Dio: «Fammi ve- dere la tua Gloria» (Es 33,18) allo stess o modo del giova- ne innamorato che brama l'innamorata: «Fammi vedere i l tuo viso» (Ct 2,14) . L'AMORE VEDE LONTANO «Il padre lo vide». In questa e- spressione non c'è solo la vista di uno che arriva e appare subito fa- miliare. No! C'è la dimensione in- teriore del padre, che aspettava da sempre i l figlio: prima di vederlo con gli occhi, lo vide con il cuore; anzi, prima ancora che comparisse all'orizzonte, sentì nell'anima che quel figlio non era perduto, ma stava tornando. L'amore non ha di- stanze e non teme ostacoli. Quando diciamo di amare Dio, ci accontentiamo di uno sguardo distratto, di un rapporto raziona- le, ma forse non sappiamo andare oltre le regole del buon senso . L'avverbio greco «makràn» (lonta- no, distante) misura l'abisso del- l'amore del padre che è inversa- mente proporzionael alla distanza del figlio: più i l figlio è distante, più invade l'animo del padre. Il padre è una potente calamita che attira i l figlio anche da lontano e «Il ritorno del figliol prodigo» di Rembrandt (Ermitage, San Pietroburgo). 22 MC GENNAIO 2008
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