Missioni Consolata - Gennaio 2008
MISSIONI CONSOLATA strutturati per una permanenza pro- lungata». Al centro di Piedras 1597 i ragazzi trovano riparo, cibo, educazione. E quel po’di affetto, che certamente a loro èmancato.Una scala in ferro porta al piano superiore.Qui ci sono i bagni ed alcune stanze. Sulla parete che precede la sala da pranzo e la cucina è dipinto il volto sorridente di Don Bosco, fondatore dei salesiani. «Per camminare assieme - spiega Daniel -, occorre instaurare relazioni di fiducia reciproca tra bambini ed e- ducatori». Una relazione di fiducia che chiunque può vedere osservan- do il comportamento degli educato- ri, tutti giovani ma motivatissimi e ricchi di entusiasmo. Storia di Lisa, ex bambina di strada Lalo ha 34 anni e da 15 lavora con i salesiani.Non ha competenze speci- fiche («Sono allenatore di calcio»), ma soltanto una predisposizione a lavorare con i bambini. Mentre parla con noi, è abbracciato da due piccoli ospiti. «Io sono stato fortunato - rac- conta -.Anche se i miei genitori era- no separati, la mia famiglia mi ha sempre seguito». Non altrettanto può dire Lisa, oc- chi gentili, i capelli neri che le scen- dono lisci su un volto giovane.Ha soltanto 23 anni,ma è come ne aves- se vissuti il doppio tante sono state le prove che ha dovuto affrontare. Papà mai conosciuto,mamma mor- ta di Aids,quando lei era ancora una bambina.Poi la strada, la droga, un maritomorto giovanissimo,due figli. «Il Poxiran mi venne offerto per la prima volta a 8 anni.Cominciai a prendere di tutto.Mi ricoverarono più volte da tanta droga che avevo in corpo.Ma non homai provato il paco . Il paco è vizioso.Dura un se- condo e subito ne hai ancora voglia. Ti viene l’ansia.Adesso nelle villas una dose costa un solo peso . In altre zone viene venduto a 5 pesos da gente che l’ha comprato nelle villas . Io vedo subito se i bambini sono fat- ti di Poxi o di paco ». In strada la vita è difficile, soprat- tutto per le ragazze,ma Lisa è riusci- ta a venirne fuori. «Oggi sto bene. Sono tranquilla. Anche se la situazione che sto viven- do non è facile con due bambini. Non so immaginare come sarà il mio futuro.Ma non voglio che i miei figli crescano senza una madre.Non Entriamo in un cortile interno, spo- glio, ma funzionale.Da un lato, c’è una stanza con le docce,dall’altra un’aula scolastica e al centro un’am- pio spazio per giocare a palla,pro- tetti da spessemura. Il CentroMiguel Magone ( El Santa ) è un centro di accoglienza per bam- bine e bambini di strada.Omeglio, per attenersi alla terminologia usata da Daniel,per bambine e bambini in situazione di strada ( chicas y chicos en situación de calle ).A Buenos Aires, tra città e provincia, sarebbero pa- recchiemigliaia, anche se non esi- stono dati certi. Ma che età hanno?, chiediamo. «Ci sono anche bambini di 5 o 6 anni», risponde Daniel. Provengono da famiglie povere, segnate dalla mancanza di lavoro o da un lavoro precario.Nel 90 per cento dei casi sono famiglie in cui la figura del padre è assente o negati- va. Quando c’è un patrigno ( padra- sto ), spesso questi non ha relazioni buone con i figli della donna. I motivi per preferire la strada sono dunque diversi, non ultimo quello della dro- ga, che ha invaso Buenos Aires. I bambini fanno uso di colle e di paco , la pasta base di cocaina che dà subi- to assuefazione e che produce gravi danni fisici ementali. Il Santa è organizzato su due turni: uno per il giorno ed uno per la notte ( Centro de día y de noche ). È un cen- tro d’aiuto immediato. «Questo non è un centro residenziale - spiega Da- niel -.Per chi vuole proseguire e co- struire un pro- getto diffe- rente da quello della strada ci sono altri hogares , Centro Miguel Magone, a Buenos Aires: per una volta, i bambini di strada possono essere bambini.
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=