Missioni Consolata - Dicembre 2007

REMOLINO (COLOMBIA) 30 ANNI DA FESTEGGIARE R emolino è un paese piccolo, conta un centinaio di famiglie, ma non ci si annoia. Qui ciò che accade nella nazione e nel mon- do è trasmesso cdi bocca in bocca•: chi riesce a captare qualche notizia via radio o dalla televisione satellita­ re la comunica agli altri, spesso «per- ' sonalizzandola•, con sfumature dif­ ferenti, che vanno dal simpatico al catastrofico. Una novità importante per la vita quotidiana di Remolino è stata la visita di lucia e Mirko, due amici venuti dal Veneto. Gli abitanti di questa remota regione della Colom­ bia sono ormai abituati alla presenza di missionari laici che si sono avvi­ cendati da alcuni anni; ma questa volta i due ospiti hanno suscitato molta curiosità. A più riprese, infatti, lucia e Mirko si sono esibiti come clown in incontri ' pergiovani e bambini e dando spet­ tacolo per le vie del paese, unendo il divertimento a un messaggio molto chiaro: invito al dialogo, alla frater­ nità e alla pace, valori che non è sempre facile praticare a Remolino. l L a scuola ha ripreso il suo ritmo il lS luglio (da queste parti ci sono solo due mesi di vacanza, da metàgiugno a metà luglio, e tra dicembre e gennaio). Per questo semestre la diocesi di Florencia, che ha la responsabilità di varie scuole nella nostra parrocchia, mi ha chie­ sto di collaborare nella supervisione su tutto l'andamento dei centri sco­ lastici; ciò significa che devo con­ trollare se gli insegnanti fanno il loro dovere, se gli alunni vanno a scuola, se ricevono una buona alimentazio- 1 ne, se le strutture scolastiche sono • curate... Ho accettato questa responsabilità, perché credo molto nell'educazione scolastica come mezzo di formazione di cittadini e cristiani responsabili del loro futuro. Senza la scuola non è possibile far 1 valere i propri diritti e vivere con : dignità, ma si viene plagiati da chi J0 • MC DICEMBRE 2007 grida piu forte. So che, avendo accettato questo ruolo, dovrò affrontare le «forze ideologiche• che comandano in questo territorio, ma è un rischio che devo correre per promuovere anche in questo modo al bene della gente tra cui lavoro. la riapertura delle scuole coincide con un altro importanteevento per la nostra parrocchia: il 20 luglio abbiamo inaugurato i festeggiamenti per i «30 anni di Remolino-. Sembra un sogno, eppure sono passate tre decadi da quando padre Beppe Sva­ nera, proveniente dalla parrocchia di Cartagena del Chaira, radunava per la prima volta la comunità cristiana in questa località. l festeggiamenti sono proseguiti nei mesi seguenti con incontri di carat­ tere religioso, culturale e ricreativo, sia nella sede della parrocchia che in varie comunità del territorio. la grande festa di conclusione è avve­ nuta 1'11 novembre, con la parteci­ pazione in massa dei parrocchiani, delle autorità civili e religiose del Caqueta e di tanti amici venuti dalle missioni circostanti. A fame le spese sono stati quattro buoi, macellati per sfamare tanta gente. A Remolino la coca continua a fare vittime. Qualche settima­ na fa, una mamma venne da me, dicendomi che il figlio era stato arrestato dai militari, perché gli ave­ vano trovato addosso 50 grammi di coca. la legge n.30 non scherza: tratta da narcotrafficante anche il semplice contadinocolto con pochi grammi di coca. «Perché vostro figlio rischia per così poco» domandai alla donna. •Il papà è malato - rispose la madre - e mio figlio non ha trovato altro che lavo­ rare in una fattoria dove si è pagati con la coca•. Dopo aver spiegato alla donna che lavorare nella coca è produrre mor­ te, promisi di parlare con il maggio­ re, anche se il ragazzo di fronte alla legge aveva torto. E poi è bene pre­ sentarsi all'autorità militare, almeno per far sapere che il parroco è al corrente dell'accaduto. la sera mi presentai al maggiore, che mi accolse affabilmente. Dopo i rituali convenevoli, cominciai il discorso alla larga, raccomandando che i soldati usassero più professio­ nalità nelle loro perquisizioni: non curiosare nelle borse del missiona­ rio, trattare la gente con rispetto e non come se fossero tutti guerriglie­ ri, non imbrattare con i pennarelli le fatture relative ai prodotti portati in canoa a Remolino fino a renderle illeggibili... Il maggiore rispose che avrebbe provveduto. Il discorso continuò ancora a lungo, con fatti da lui ripor­ tati sul trasporto di merci destinate alla guerriglia e le mie raccomanda­ zioni di fare i giusti controlli, ma sen­ za prepotenza, per non alienarsi la simpatia della gente.. . finché arrivai al mio scopo: chiesi come stava il ragazzo imprigionato. Mi rispose che gli avevano trovato addosso un chilo di pasta di coca; lo avevano trattenu­ to per tutto il pomeriggio e, dopo l'interrogatorio, lo avevano rilasciato. Tirai un sospiro di sollievo. In questi territori, dove non esiste la polizia, l'esercito non va molto per il sottile in fatto di giustizia. E come missio­ nari dobbiamo stare dalla parte del più debole e del più povero, anche se alle volte non «gioca pulito•. ANc.a.oCAsADEJ Lucia eMirkoperlestrade di Remo/inovestitida clown .

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