Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2007

so lesue opere, lostadio della sere– nità buddista.Un uomo,quindi capa– ce di elevarsi dallesuemiserie edalle sue paure per potervivere una vita piena e responsabile, n dove per vita piena si intende l'avere il coraggio di assumere come propria responsabi– litàanche le necessità degli altri,del prossimo. Il ruolo attivo avutoda entrambi i genitori nella vita politica enei fatti storici che hanno portato alla forma– zione della Birmaniamoderna e lo stile con cui hannovissuto il loro im– pegno politicoe sociale hanno fatto sl chequesto interesse verso le ne– cessità altrui diventasse partedel co– dice genetico di Aung San Suu Kyi. Per lei vale il motto inglese «/care»,ci tengo emi prendo cura.L'inizio della sua awentura politica (e di conse– guenza anchedelle sue sofferenze), prende vita da uno slancio di altrui– smo che la porta,nel 1988,a lasciare l'Inghilterra eatornare in Birmania per prestare soccorso alla madre, Madree figlio di una delle etnie della montagna, emarginatedal regime. gravemente ammalata. li contatto di– retto con il suo popolo, lesue po– vertà e la drammatica situazione po– litica, fa sl che San Suu Kyi prenda co– raggiosamente la decisione di restare adifendere i diritti della sua gente. L'«aver cura»dell'altro vuol di– re leggerne nellosguardo il bisogno e sapere che attraverso l'impegno , personale passa anche la via della propria perfezione.Un messaggio, il suo,che trascendequalsiasi filosofia e credo religioso:è un messaggio profondamente umano nell'accezio– nemigliore del termine, n dove l'ag– gettivo umano incontra la sua pie– nezza e perfezione. P er Aung San Suu Kyi l'amoree laverità possono smuovere le persone più della violenza; però, rispondere con amoree in no– me della verità aforme di violenza e oppressione non è facile. Bisogna a– vere unospirito capace di utopia tale da immaginare,anzi sapere,che c'è un sole che brilla anche dietro il gri– giodelle nuvole e, soprattutto,biso– gna aver il cuore libero dalla paura. Il messaggio più forte cheAung San Suu Kyi continua atrasmettere dalla sua casa-prigionedi Rangoon è l'invito,aperto atutti,asciogliere le catene della paura.La paura è il gran– demale che rende schiavo l'uomo, capacedi ridurlo nello stesso tempo in vittima e in oppressore.C'è la pau– ra di chi possiede poteri e ricchezze e si riduce ad usarequalsiasi maniera, anche quelle più disumanizzanti,per difendere i propri privilegi.Cosl co– me esiste la paura di chi si lascia schiavizzare perdendo la consapevo– lezza della propria bellezzaedella propria forza,cedendo la coscienza a chi la vuol comprare abasso prezzo, svendendo la propria dignità per l'il– lusionedi rimanere vivo. Oggi,Aung San Suu Kyi continua a opporre la sua persona aunodei re– gimi più brutali del mondocontem– poraneo.Continua afarlo con la stes– sadeterminazione con la quale un giorno fu capace di sfidare,in silenzio edisarmata,il fucile puntatodi un sol– dato birmanoche soloattendeva,dal suocapitano l'ordinedi sparare;un ordine ricacciato ingoladalla inerme ma coraggiosa presenza di Aung San Suu Kyi.Quella stessa determinazione con la quale ha rinunciato al privile- ' gio di riabbracciare maritoe figli,rifiu– tando la conversionedella pena dagli arresti domiciliari all'esilio perpetuo. Questa soluzioneavrebbesignificato abbandonare per sempre la Birmania e con essa la sua gente.Non avrebbe , permessoaAung San Suu Kyi di con– tinuare l'opera lasciata incompiuta da suo padre:dareagli uomini ealle donne della sua terra quelladignità andata smarrita nellevicissitudini di una storia tanto complessa quanto drammatica. ■ ' * Il 18 giugno 1989 la giunta militare, al governo dal 1962, ha cambiato il nome del paese da Birmania in Myanmar, nel tentativo di accattivarsi le simpatie di al– cune minoranze etniche. Lo scopo è stato raggiunto solo in parte: il termine Birmaniae il corrispettivo inglese Burma continuano a essere utilizzati nel lin– guaggio di tutti i giorni. In questo arti– colo si privilegia l'antico toponimo, per altro ancora in uso presso organizza– zioni internazionali, organi di stampa e, sopr attutto, usato costantemente da Aung San Suu Kyi. ----------------------------------

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