Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2007

za futuro e senza umanità, non può si– gnificare il «benedella nazione». La resistenza pacifica delle donne della NarmadaValley,guidate dalla biologa indiana MedhaPatkar,fa ecoal fervore della scrittriceamplifi– candoloa livello planetario.Non aca- 1 so la denuncia della scrittrice valica i confini nazionali.Ella individua tra i responsabili dello scempio anche la Banca mondiale,alcuni consulenti in– ternazionali per l'ambienteoltre che politici, burocrati e imprese costrut– trici. Uno scenario che si ripete in molti altri paesi del Terzo mondo, mentre, sottolinea la scrittrice, il Pri– momondo si rifiuta ormai da tempo di costruiregrandi dighe «che ridu– cono la terra a un deserto,provocano inondazioni,saturazione e salinizza– zione del terrenoediffusione di ma– lattie... non sono nemmeno riuscite a svolgere il ruolo di monumentoalla civiltà moderna,di emblema del do– miniodell'uomosulla natura». Dalloscritto ella passa all'azione, all'attivismo vero, partecipandoai presidi pacifici di protesta contro la sentenza sulla diga di SardarSamo– var, lungo la Narmada,che lecosta l'accusa di oltraggio alla Corte, un processoe la condanna atre mesi di reclusione 3. Del resto gli eventi del mondo non potevano lasciare Arundhati Roy fer– ma in uno studioloa raccontare sto– rie ispirate al reale,ma vestitedi fan– tasia e creatività.«L'istinto - come racconta ne La finedelleillusioni- mi indusseamettereda parteJoycee Nabokovea rimandare la lettura del libronedi Don De Lillo per dedicarmi arapporti di bonifica e irrigazione, diari, libri edocumentari sulledighe, sul perché vengono costruitee sui loroscopi». Eppure,questa donna piccola,che dimostra moltomeno dei suoi 42 an– ni, che manifesta anche nel modo in cui cammina,guarda e si presenta, una grande forza interiore eun a– spettoche sembra oscillare tra la sfrontatezza euna timidezza ben portata, non s'è mai iscritta aun par– tito néa un'organizzazione politica. Tuttavia continua a essere una delle voci asiatiche di spicco,che si batte contro le violazioni dei diritti umani, ingiustizie,storture della globalizza– zione, («che ha awiato un processo non solo ecologicamentedistruttivo, ma anche totalmente antidemocrati- co»), non risparmiando le critiche a nessun paese, acominciare dal suo. Chefare? Schierarsi afavore dell'umanità Con altrettanta determinazione, dopogli awenimenti dell'11 settem– bre, si dichiara contraria all'intervento in Afghanistan, non perché sia intrin– secamente anti-statunitense o filo-ta– lebana, ma perché fondamentalmen– te è contraria alla violenza.Non crede che la guerra possa eliminare il terro– rismo, è convinta del contrario.Giudi– ca le posizioni del presidente degli Stati Uniti fondamentaliste quando, dopo l'attacco alle Twin Towers,egli grida all'universo«o siete con noi o siete con i terroristi».«Protestarecon– tro il potenzialegenocidio di milioni di esseri umani - spiega Arundhati Roy- non èanti-statunitense,anti– cristiano,anti-indù o anti-semita. È a favore dell'umanità». La scrittrice non crede che il terrorismo sia un feno– meno criminale,ma di matrice politi– ca e pertantosecondo lei gli unici a fermarlo possonoessere soltanto i capi di stato. Cosl riaffiora ancora una volta quel filo conduttore che si ritrova in ogni riflessione della letteratura politica della scrittrice e che ribadisce in Gui– da a/l'imperoperlagente comune (Guancia, 2003). È quello della lotta non violenta edella necessità di svi– luppare una politica della resisten– za contro quella retorica nazionali– sta, religiosa ebellicista che sta deva- 1 stando intere società e singole coscienze, che sta insidiando non so– lo le democrazie delTerzo mondo– tra cui l'India, il suo paese-,ma anche quelle dell'Occidente,a cominciare dagli Stati Uniti. li rimando èa Gandhi ealla strategia democratica di coinvolgimentodellemasse. Le masse e l'esempio del Mahatma Gandhi L'esempioemblematico,come lei stessa riporta, è la storicamarcia del MahatmaGandhi nel 1930,quando partl da Ahmedabad, nel Gujarat, per raggiungere lacittadina costiera di Dandi,con loscopo di andare apro– curare autonomamente il sale.All'e– poca il governo britannicodeteneva il monopolio sulla raccolta e la vendi– ta di questo e~senzialealimento. Quello di Gandhi fu un gestosim– bolico, di liberazione. «Ma significò ancheche 1 O milioni di indiani inizia– rono aprodurre sale,eciò costitul un attentatoai puntelli economici del– l'impero - sottolinea Arundhati Roy -. Credo che ci sia bisognodi reimma– ginare la resistenza non violenta,vi– stocheoggi, nel mondo, non sta a– vendo luogo nessun dibattitoche sia più importante di quellosulle varie strategiedi resistenza. Non ci potrà mai essere una sola strategia. La gen– te non si troverà mai d'accordo su una sola strategia.Non può accadere che mentreguardiamo la macchina da guerra americana occupare il Me– dioOriente,torturare i suoi prigionie– ri, appropriarsi delle sue risorse,ce ne stiamo ad aspettare chearrivi questa famosa resistenza,quale che sia, di o– rigine secolare,democratica,non vio– lenta o femminista». CORMIATE AcctUNTAII.: INTERNATIIIU ~-·-" atopcorporlll 1llr1 .C Roma, manifestazioni a favore dell'India, contro la multinazionale della Coca Cola. Cosicché,sostiene Roy,11 Mahatma ancora rimane,dopo 77anni da quel– la storicamarcia,«uno dei più brillan– ti, astuti ecreativi uomini politici del– l'era moderna, poiché - esemplifica - ciò che lui fece èquello che fanno i grandi scrittori. Igrandi scrittori e– spandono l'immaginazione umana. Gandhi espanse l'immaginazione politica». Forse lasciando intendere, con un garbo tuttoorientale,che lei - scrittriceaffermata - la sua parte l'ha fatta.Occorre che qualcunoora la renda reale. ■ 1 In «Guerra è pace», Guanda Ed.2002. 2 In lingua indi i nomi dei fiumi sono tutti al femminile. 3 Da «Sui diritti dei cittadini a esprimere il proprio dissenso», in «Guerra è pace», o– pera citata. --------------------------------------------------------------------------------------------- MC OTTOBRE-NOVEMBRE 2007 ■ 19

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