Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2007
che sia accettata e stimata per la sua letteratura e la sua arte in Iran. Per "scrittrice professionista"inten– do una persona che possa mantene– re la propria famiglia esclusivamente scrivendo. La scrittricedeve essere in grado di guadagnare il pane per la propria famiglia.Non deve soltanto ' essere in grado di scrivere,ma anche di imparare edi acquisire esperienza da altre opere letterarie». Chedifficile essere scrittrice in Iran! «Nel paese in cui vivo,coloro che hannoscelto di lavorareseriamente nel mondo dell'arte lottano da secoli per mantenere se stessi e le proprie famiglie.(...) La prima condizione ne– cessaria per essere indipendenti è es– sere in grado di mantenersi decente– mente. In Iran,i problemi che una scrittrice deveaffrontare iniziano prima della pubblicazione della sua opera e con– tinuano dopo. I problemi delle scrittrici iniziano con lacensura da partedel governo, poichémolti membri del nostro go– verno credonoancora che le parole possanoessere pericolose e che sia lorodovere combatterle. Poi si tratta di trovare un editore che rispetti i di– ritti basilari della scrittrice, come la pubblicazione dell'opera senza erro– ri,cosa che risulta difficile dal mo– mentoche i dipendenti delle case e– ditrici non provanoalcun interesse per il proprio lavoro enon si assumo– no la responsabilità dei propri errori. Queste difficoltà fanno sì che la pub– blicazione di un'opera risulti un'im– presa ardua e laboriosa. In questa atmosfera caotica, se si è ' donne,si deve sopportareun ulterio- re peso. Analogamenteaquantoac– cade per qualsiasi mestiere o profes– sione, l'essere donna acuisce i pro– blemi esistenti,o addirittura necrea di nuovi. Innanzitutto, una scrittrice donna si deve presentarecome un'artista e– sordientema seria nel proprio lavoro. Poi deve impararea riconoscere e aprendere le distanze dagli interme– diari e dai truffatori che sfruttanogli scrittori esordienti.Deveessere coe– rente e lavorare sodo per convincere la gente avalutarla per il valore arti– stico della sua opera enon per il ses– so al qualeappartiene. SHIRIN EBADI U n'altra intellettuale iraniana, decisamente più nota in Occidente, è Shirin Ebadi. È nata a Hamedan, in Iran, nel 1947. Giudice fino all'avvento della Rivoluzione i– raniana, nel 1979, è stata poi obbligata a lasciare il lavoro di magistrata (che non era più consentito alle donne perché «troppo emotive per fare i giudici») e a dedicarsi, in seguito,alla carriera di avvocato e alla collaborazione con i tribunali in qualità di «esperta di legge» (questo dopo aver a lungo protestato contro la maschilista deci– sione del nuovo regime). Attivista dei diritti civili, e docente presso l'Università diTeheran, nel 2003 le vie– ne assegnato il Nobel per la pace. Cosi recita il comunicato di assegnazione del prestigioso premio: «Il Comitato del Nobel è lieto di premiare una donna che fa parte del mondo musulmano (...) e che non vede conflitto fra islam e diritti umani fondamentali. Per lei è importante che il dialogo fra culture e religioni differenti del mondo possa partire da valori condivisi. La sua arena principale è la battaglia per i diritti umani fondamentali, e nessuna società merita di essere definita civilizzata se i diritti delle donne e dei bambini non vengono rispettati». Il Nobel le è assegnato per «il suo impegno nella difesa dei diritti umani e a favo– re della democrazia. Si è concentrata specialmente sulla battaglia per i diritti delle donne e bambini». Infatti, nel 1994 la Ebadi ha fondato la Society for Protecting the Child's Rights, asso– ciazione impegnata nella tutela dei diritti dell'infanzia. li suo impegno come avvoca– ta è rivolto principalmente ai casi di dissidenti e contro membri dei servizi segreti iraniani. Nel 2000 ha subito 22 giorni di carcere per aver diffuso un video sulla re– pressione contro gli studenti del luglio del 1999. La Ebadi, sposata e madre di due figlie, vive e lavora aTeheran. A.La. Shirin Ebadi mentre riceve la laurea honoris causa conferitale dal Trinity College di Hartfordnegli Stati Uniti econ unagiornalista al ritorno dal conferimento del Nobel. Vorrei precisare che,oltre all'acuirsi delle difficoltà appena citate, la for– ma e l'entitàdelle difficoltà stesse di– pende dall'aspetto fisico delledon– ne, dalla loro età edal loro sexappeal. Ritengoche noi donne dobbiamofar fronte aquesti problemi in ogni a– spetto dellanostra vita e che la sola cosa che ci possa aiutare è dimostra– re di saper stareaccantoagli uomini e lavorarecon loro in spiritodi squa– dra, facendo la nostra parte ed es– sendo produttive in tutti i campi,dal– la sfera intellettuale eartistica all'e– conomia, alla politica, ecc., invece di entrare in conflitto con loro. Owiamente dobbiamo lavorare più degli uomini per assurgere a questo status, date ledifficoltà sup– plementari chedobbiamoaffrontare. Dovremmo ricordare che, inquan– to esseri umani,abbiamo il doveredi continuare a impegnarci per far evol– vere la civiltà e la cultura umana,no– nostante le circostanzeawerse». ■ 1 Farzaneh Karampoor ha all'attivo molte raccolte: «Koshtargah-e sanity>> , (The Industriai Slaughter house, 1997), «Ziafate-e Shabaneh» (The Nightly Feast, 1999), «Toofan zir-e pust» (Typhoon Under the Skin, 200I) e due romanzi: «Davat ba Post-e sefareshi» (lnvited by Registered Mail, 2003) e «Noghte-ye Goriz» (Escaped Point, 2004). --------------------------------------------------------------------------------------------- MC OTTOBRE-NOVEMBRE 2007 ■ 69
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