Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2007

di certe forme di diabete.Le foglie della psiadiaarguta, pianta endemica dell'isola Plate,fornisce un infusoan– tiossidante per curare l'ipertensione e l'asma; usatecome cataplasma ac– celerano la cicatrizzazione delle pia– ghe. Moltealtre piante possono cu– rare malattie infettive esoprattutto la diarrea, unavera piaga che causa lamorte di tanti bambini africani.Se portassimo sul mercato anche una o due piante che rispondono ai requi– siti standard,sotto una forma ade– guata, questecostituirebbero una cura efficace, in gradodi salvare lavi– ta di quei bambini.Esarebberome– dicine economiche,ma efficaci, alla portata delle comunità più povere del pianeta, alternativealle costose medicine commerciali». S ul mercato internazionale { { si_trova_noprincip~lm~nte piante indiane o cmes1 e qualcuna americana - continua la ri– cercatrice-.Le pianteafricane sono scarsamente utilizzate.Occorre ren– derle visibili sul mercato mondiale, che oggi rappresenta oltre 50miliar– di di euro l'anno.Ciò creerebbe im– piego e ridurrebbe la povertà». Sulle prospettive future della fito– chimica la professoressa Gurib-Fakim non ha dubbi. L'Organizzazione mon– dialedella sanità stima che,oggi, 1'80% delle popolazioni in via di svi– luppo utilizzano piantemedicinali per curarsi;ma anche nel cosiddetto «primo mondo» industrializzatocre– sce l'interesse per i vegetali che cura– no: da una parte la fitoterapia per di– sturbi cronici, dall'altrasi cerca di uti– lizzare le piantecome risorsa per La professoressaAmeenah Gurib-Fakim. molecole bioattive per nuovi farmaci. «Malgrado tutti i geni che ci sonoal mondo, nessuno riesce aprodurre le molecole come le fa la natura»con– clude la professoressa. Atale scopo ènata, nel 2005, l'As– sociation forAfricanMedicina/Plants Standards (Aamps),di cui Ameenah è co-fondatrice, insieme ad altri scien– ziati, industriali,esportatori,erboristi di 14 paesi africani. L'organizzazione si è prefissata di studiare 53 tra le più importanti piantemedicinali del continenteafricano e portarne sul mercato mondiale i rimedi che se ne possono ricavare e che soddisfano le norme internazionali. «Ma occorrono norme commercia– li più eque, che permettano ali'Africa di accedere ai mercati internazionali etutelino la proprietà intellettuale dalla bipirateria, esercitata da certi grandi gruppi farmaceutici interna– zionali. L'Africa ha già perso troppo» OGGI IL MONDO HA BISOGNO DI SCIENZA LA SCIENZA HA BISOGNO DELLE DONNE La ricerca è tradizionalmente maschile,ancora molto lontana dalla parità. Le don– ne vi sono sotto-rappresentate e sotto-stimate. Secondo il rapporto 2006 dell'U– nesco, le donne rappresentano il 27% dei ricercatori scientifici del mondo.Uname– dia che nasconde grandi disparità,secondo i paesi e i continenti:46% nell'America del Sud,29% inAfrica, I 5% inAsia. In Europa è femminile il 32% del personale nei la– boratori statali e solo il 18"/4 in quelli privati. I «Premi Nobel» sono essenzialmente maschi: su S16 riconoscimenti per la scienza e la medicina assegnati tra il 1903 e il 2006,solo 12sono andati a donne: 7 per la medicina,3 per la chimica, 2 per la fisica. Più si sale nellagerarchia scientifica e più la percentuale delle donne diminuisce. È l'effetto «soffitto di cristallo» che blocca le carriere femminili. Nel suo programma «Educazione per tutti entro il 20 I S», l'Onu si è dato l'obiettivo di eliminare le di– sparità tra i sessi a rutti i livelli dell'insegnamento; la Commissione europea si è im– pegnata nel 2006 a far accedere il «40% di donne a tutti i livelli di attuazione e ge– stione dei programmi di ricerca». Reti destinate a promuovere le vocazioni scienti– fiche si moltiplicano in tutto il mondo,ma la meta è ancora lontana. afferma con chiarezza la ricercatrice, eporta un esempio di come si possa rispettare tali diritti di proprietà.«Gli abitanti del Madagascar usano come decotto il frutto di un albero (strych– nosmadagascariensis) contro l'ulce- ra, diarrea,colera ed epilessia. li labo– ratorio Novatis,che sta cercando di i- • solarne il principio attivo,si è impegnato, unavolta brevettati i suoi prodotti, di fare inmodo che i malgasci possano sempre procurar– seli gratuitamente». 1 122 febbraio scorso per Ameenah Gurib-Fakimèarrivato il riconosci– mento internazionale«per il suo inventario~elle piante delle isole Mauritiuse la sua ricerca sulle loro applicazioni biomediche»,con il con– ferimento del 9° premio «Unesco L'OréalforWomen inScience».Tale premio (100 mila euroognuno) viene assegnatoogni anno,dal 1998, acin– que eminenti ricercatrici, una per o– gni continente,con lo scopodi rico– noscere il lorocontributo al progres– so della scienza e incoraggiare la partecipazionefemminile alla ricerca scientifica. Le laureate servono di mo– dello per le generazioni future,inco– raggiando le giovani donnedi tutto il mondo aseguire le loroorme.Oltreai premi,vengono attribuiteogni anno 15 borse di studio Unesco-L'Oréal a giovani posgraduate. Convintache la scienza può fare dawero la differenza nel migliorare il mondoe che ledonnevi hanno un ruolo essenziale da giocare,Ameenah si proponecome esempio per supe– rare i pregiudizi che ancora le tengo– no lontanodal mondodella scienza. «Al liceo - racconta - eravamo solo tre ragazze.Bisognava lottare.Ma alla fi– ne, grazieai bei voti ottenuti,siamo riuscite afarci accettare.Ma nel mon– do professionale la lotta èpiù dura, perché vi sono entrata con tre handi– cap: il fatto di esseredonna,di venire da un paesedel Sud edi lavoraresu una tematica pococredibile per gli scienziati.Bisogna battersi.Bisogna credere in ciò che si fa. Per le donne è indispensabileche la nozionedi u– guaglianza sia inculcata fin dalla più giovaneetà,cioè,che ragazze era– gazzi sono uguali,che hanno lestesse opportunità.Bisogna investirsi con passione in ciò che si fa.Certi giorni io lavoro 15-16 ore,ma per riuscire è fondamentale donarsi afondo». ■ ~ ------------------------------------------------------------------------------------------- 60 ■ MC OTTOBRE-NOVEMBRE 2007

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