Missioni Consolata - Settembre 2007

gli e si sperimenta impotente a trovare una soluzione. cNessuno nedava a lui•. In unpaese lontano, scenario 1 di futuro scintillante, sognato e solo assaporato, egli è : nessuno. Non ha passato, non ha futuro e il suo presen' te è assenza d'identità. cii ventre è il suo dio• (cfFil 3,19) e tuttoruota attorno ai suoi bisogni che non è in grado nemmenodi coordinare. Anulla è valsa la distruzione del padre, ora è il figlio a fare i conti con la morte e lamorte di fame. Il suo viaggio finisce qui: da figlio a servo, da li­ bero a mendicante, da spensierato ad affamato. NONPIÙFIGLIO, MASCHIAVO DISPREZZATO Sperperato il patrimonio, ha consumato anche la sua dignità, libertà ela stessa identità: desidera diventareco' me i porci, pur di lenire la fame, ma senza risultato per- 1 chécnessuno ne dava a lui•. Semplicemente non esiste. Chi si allontana da Dio e dal padre, è isolato in mezzo all'umanità, perché il rifiuto della paternità è la premes­ salogica pernonriconoscerela fraternità. Colui che non si è riconosciuto come figlio è sconosciuto anche per gli : altri, diseredato dall'esistenza stessa. Di fronte al pecca- 1 tore anche il pagano in una terra lontana non è «prossi­ mo•; anzi, può diventare lo strumento della giustizia. Il pagano, infatti, disprezza talmente il giovane da abban­ donarlo alla mercé dei porci, cioèalla impurità radicale, inchiodandolo nel suo stato di indegnità esistenziale e : morale. Semplicemente non esiste più! : Nonesiste per il padrone che vede in lui solol'occasio­ ne di uno sfruttamento senza spesa; non esiste per i porci, che non lo voglionocdei loro»perché la sua impurità è maggiore e contagiosa; non esiste per se stesso perché non sa più chi sia, senza dignità né spe ranza . Davantia lui , c'è solo il terrore della morte e della morte per fame. Per 1 uno che aveva «posseduto tutto• è un bel progresso. ]L GIOVANE E LAZZARO POVERO In Le un altropersonaggio sitrova in una situazione al­ quanto simile: il poveroLazzaro, «desiderosodi saziarsi di quelloche cadeva dallamensadelricco. Perfino i cani ve­ nivano a leccare le sue piaghe» (Le 16,21). Alcuni codici non importanti aggiungono la frase: .Ma nessuno ne da­ va a lui», che è certamente un tentativo di uniformare i due racconti dal puntodi vista letterario. La differenza tra il giovane della parabola e Lazzaro non • sta tanto nella fame o povertà, ma nell'atteggiamento de­ gli animali. Il primo è ripudiato dai porci, il povero Lazza- 1 ro è assistitodai cani; i porci nondanno neanche le carrube al giovane affamato, i cani alleviano il dolore leccan­ do le ferite diLazzaro. Il figlio della parabola è disperato, Lazzaro è fiducioso; il primo è nel porcile, l'altro è in mez­ zo agli uomini; il giovane è isolatonel suo egoismo,Lazza­ roè l'anellodebole di una societàopulenta e ingiusta. l due racconti sono collegati insieme perché lo stesso Le li colloca uno dopo l'altro, dandoci cosl una prospet­ tiva unitaria e un insegnamento comune: non sono le co­ se«possedute•cherendonoliberi, né larealizzazionepas- : sa attraverso le ricchezze che spesso sono la causa prima dell'abbrutimento del cuore. PECCARE � SRADICARSI DALIAVITA li padrone dei porci, pur essendo un estraneo, tratta il 1 giovane come un depravato, cioè unpeccatore abbando- 1 5I • MC SETTEMBRE 2007 nato da Dio. Nellamentalità ebraica, il peccatore è ab­ bandonatoa se stesso; nessuno ètenuto a soccorrerlo. Il libro del Siracide al riguardo è esplicitoe tassativo: «Se fai il bene, sappi a chi lo fai; cosl avrai una ricompensa per i tuoi benefici. Fa' il bene aJ pio e ne avrai il contraccambio. se non dalui, certo dall'Altissimo. Nessun beneficioa chi si ostina nel ma­ lenéa chi rifiuta difare l'elemosina. Da'aJ pioe nonaiutare ilpec­ catore. Benefica ilmisero e non dare all'empio, impedisci che gli diano il pane e tu nondargliene, perché egli non ne usi per domi­ narti; difatti tu riceverai il male in doppiamisurapertutti ibenefi­ ciche gli avrai fatto.Poichéanchel'Altissimoodia ipeccatorie farà giustizia degli empi. Da' aJ buono e non aiutare il peccatore» (Sir 12.1-7). Nell'AI il senso del peccato ha anche uoa valenza so­ ciale: il bene comune precede sempre ilbene individua­ le, che spesso può e deve essere sacrificato a vantaggio della collettività. Ciò è incomprensibile per noi che ab­ biamo acquisito il concetto di cpersona», su cui si basa la carta dei diritti e il valoredella democrazia. Noncosi per gli antichi popoli nomadi e seminomadi: per essi ilgrup­ po, clan o tribù è garanziadi sopravvivenza al di sopra e oltre ogni singolo individuo. E fuori del suo contesto so­ ciale tribale, l'individuo è nessuno, perché ognuno vive in quanto parte di una «personalità collettiva.. RITORNO SENZA CONVERSIONE u. Verso se stesso quindi ritornando, disse: b«Quan­ ti salariati di mio padre banno abbondanza di pani, mentre io qui me ne sto a morire di carestia.. Bisogna subito sfatare una mitologia che vede in que­ sto«ritorno/rientro in sé» il principio di una conversio­ ne, al punto da presentare il cfigliol prodigo• come mo­ dello del convertito. Non è così! Questa è una prova che spesso la scrittura è interpretata in base al significato delle traduzioni e non a partire dal testo originario, co­ medovrebbe fare unlettoreattento,per non rischiare di alterare U senso stesso della parola di Dio. Esaminiamo le ragioni del «ritorno in sb del giovane figlio. n figlio fa il confronto tra sé e i salariati di suo padre. Abbiamo due idee sottintese: da una parte il figlio am­ metteche suopadre non è unpadrone despota, come ha voluto farci credere all'inizio, quandonon vedeva l'ora di andarsene; ma è un cpadre.attento alle necessità anche dei suoi dipendenti, visto che «abbondano di pani» (si u­ sa il plurale apposta). Seanche il salariato stabene in ca­ sa di suopadre,vuoidireche quest'uomonon è cosl mal­ vagioda volerne la morte. Il motivodella fuga quindi non sta nel padre e nel suo autoritarismo, ma iJ problema è tutto nel figlio che ha una grande confusione in testa e nel cuore. Dall'altra parte, il figliononpensa alpadree al suodo­ lore; non èpentitodi ciò che ha sceltoe fatto, delle con­ seguenze che ha provocato; ma di fronte a tutte le porte chiuse, non gli resta che la possibilità di usare e sfrutta­ re ancora il padre. Egli ha preso coscienza di non avere altro futuro che lamorte: cio me ne sto qui a morire per carestia., mentre i dipendenti di mio padre... È l'invidia, il confronto,la rabbiacontro il mondo cinico ebaro,per­ ché questo giovane sicuramente pensa di essere stato sfortunato e quindi di non avere alcuna colpa, ma solo drcostanze avverse. Nessun ragionamento potrebbe es­ sere più egoista di quello del figlio giovane. - - ------- - ----- - ---- --------- ------------- r ---

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