Missioni Consolata - Settembre 2007

/l gesuita egiziano,padre Samir Khali/,docentedistoriadellacultura arabae islamologiapresso l'UniversitàSaint-JosephdiBeirut. te per la chiesa. Perciò si sta facen­ do uno sforzo molto grande perché sia mantenuto. Aquesto scopo cer­ chiamodi dialogare e cooperare sia con il governo che con altre istitu­ zioni scolastiche private. Anche se non è sempre facile». le sowenzioni governative, solo per fare un esempio, sono in ritar­ do di circa tre anni e tocca al pa­ triarcato maronita coprire il perio­ do scoperto. A livello di ministero dell'Istruzione, poi, da dieci anni il ministro è un musulmano sunnita e la Commissione episcopale per l'istruzione ha dovuto fare pres­ sioni permoltotempo affinché no­ minassero un direttore maronita, in carica solo dallo scorso marzo. «Non chiediamo privilegi - ag­ giunge padre Tabet -, ma sempli­ cemente il riconoscimentodi un la­ voro prezioso che svolgiamo in tut­ to il paese con studenti di tutte le confessioni religiose». Specialmente nel sud, infatti, e nella valle della Bekaa, al confine con la Siria, la percentuale degli studenti musulmani tocca punte del 9096. «In unascuolagestita dal­ le suore Antoniane - porta ad e­ sempio padre Tabet - il 95% delle studentesse sono figlie di militan­ ti di Hezbollah!». «Proprio questa è una delle mis­ sioni della chiesa del libano - pre­ cisa -: mantenere questa apertura e questo spirito di convivialità. le nostre scuole non sono meri cen­ tri di tolleranza, ma appunto di convivialità. Di testimonianza del­ l'amore di Cristo nel rispetto delle differenze». D urante la guerra civile, mol­ ti ricordano che alcune scuole cattoliche sono state difese da musulmani, perché ne ri­ conoscevano il valore dell'inse­ gnamento. «Chi ci conosce ci ap­ prezza - continua il direttore ·. Ma a volte il problema di fondo è pro­ prio la mancanza di conoscenza. Per questo abbiamo promosso al­ cune iniziative volte a superare i pregiudizi e a promuovere l'in­ contro e la collaborazione». Una di queste è stata la realiz­ zazione di un libro che riporta tut­ te le feste cristiane e musulmane, distribuito a circa 500 mila stu­ denti. Un lavoro durato due anni. Oggi, durante le feste degli uni e degli altri, tutti gli alunni ne leg­ gono insieme il significato. «Abbiamo inoltre creato una "A­ micar degli ex allievi delle scuole cattoliche, in cui sono presenti sia cristiani sia musulmani che hanno studiato insieme. Infine - conclude padreTabet - due anni faabbiamo datovita all'Unione delle istituzio­ ni educative private, che compren­ de cattolici, protestanti, ortodossi, sunniti, sciiti e drusi. E che rap­ presenta 1'85% dell'insegnamento in Libano». Anche questo è stato un passo molto importante per a­ prire untavolodi discussione, con­ fronto e condivisione di un impegno educativo che, in fondo, è una priorità per tutti. ./ momento - l n questo ' commenta monsignor Bruno Stenco, direttore dell'Ufficio nazio­ nale per l'educa­ zione, la scuola e l'università della Cei, presente in Li­ bano per studiare modalità di coope­ razione tra la chiesa • MISSIONI italiana e quella libanese in campo educativo - è una sfida mantenere un'offerta formativa in tutto il pae­ se e specialmente nel sud, dove an­ che i musulmani sono presenti nel· le classi. Significa concepire una scuola autenticamente al servizio del paese, che si impegna a co­ struire una cittadinanza condivisa. l'insegnamento cattolico libanese ci pare un elemento fondamentale per la costruzione del Libano di og­ gi e del futuro. Per questo vorrem­ mo impegnarci come chiesa italia­ na per promuovere occasioni di scambio e solidarietà, specialmen­ te in questo ambito». Mons. Stenco rimarca anche l'at· tenzione delle scuole cattoliche lo­ cali per le famiglie meno abbienti, gli orfani e i disabili. Per tutti colo­ ro, insomma, che non possonoper­ mettersi di pagare le rette scolasti­ che, ma ai quali viene comunque garantito il diritto all'istruzione. «Questo - riflette - è un ambito in cui potremmo promuovere azioni di solidarietà. Complessivamente, però, vorremmo innanzitutto crea­ re occasioni di conoscenza, con­ fronto e collaborazione reciproca. Anche la scuola cattolica italiana ha da imparare da quella libanese. Soprattutto in termini di acco­ glienza, rispetto delle differenze, apertura a tutti, anche ai non cattolici. La scuola cattolica ita- liana potrebbe trarre elementi di stimolo per ela­ borare proposte non solo per se stessa, ma per il sistema scola- stico nel suo complesso». • Giovane della scuola cattolicadi MarBehnam . --------------------------------------------------------------------- MC SETTEMBRE 2007 • 45

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