Missioni Consolata - Settembre 2007

Il NIGER 11 11 11 11 1111 IL MONSIGNORE DEl GRANDI SPAZI � M onsignor Ambroise Ouedraogo è il vescovo 2 di Maradi. La sua diocesi ha una superficie di c un milione di chilometri quadrati (oltretre voi- :E te l'Italia), maconta appena 3.000 cristiani. Sono per� lopiù immigrati dagli stati vicini (Benin, Burkina Fa­ g so, Togo, Nigeria, ecc.) arrivati qui in cerca di lavo­ o ro. v Lui stesso è burkinabè. Giunge in Niger come misE sionario (idei donum nel 1985, mandato dal cardi:::: naie Paul Zungrana di Ouagadougou. Nel 1999 mons. Catatregué, allora vescovo di Niamey lo coni5 sacra vescovo ausiliare. Due anni più tardi l'unica e� norme diocesi del Niger viene divisa in due: nasce la :S diocesi di Maradi e mons. Ambroise ne diventa il pri­ ft:i mo pastore. Lavorano con lui altri 1 6 preti, di cui 2 ..,;; diocesani e 1 4 redentoristi e padri bianchi. Le reli- 3': giose sono una trentina, nelle diverse congregazio- ni dell'Assunzione, di Cluny, le figlie del Sacro Cuo­ re di Maria (diocesane senegalesi) e le piccole sorel­ le di Gesù (tra cui alcune italiane). Queste ultime operano alla frontiera della diocesi, dove non ci so­ no preti. Il vescovo, nella sua semplice abitazione (e ufficio) di Maradi, ci racconta il loro lavoro e la particolare e­ vangelizzazione di pochi cristiani in una marea mu­ sulmana. Quale pastorale portate avanti in queste condi­ zioni così particolari? Con mons. Berlier, c'era quello che chiamiamo «la pastorale sul tappeto»: owero una presenza cristia­ na, della chiesa cattolica con i musulmani, per vive­ re nel quotidiano il vangelo. Incontrare la gente, vi­ sitare, partecipare alle feste di famiglia, «stare con». Questo ha permesso che la chiesa sia riconosciuta e accettata dalla popolazione a maggioranza musul­ mana. Nel 1985 ci siamo chiesti: dobbiamo continuare con questo tipo di pastorale di presenza o passare a una di evangelizzazione? Abbiamo fatto questo sal­ to. Ma allora come evangelizzare questo popolo che è credente e musulmano?Se la nostra pastorale di e­ vangelizzazione è di fare dei cristiani battezzati, cre­ simati, con i sacramenti, diventa molto difficile. Ma l'evangelizzazione è osare testimoniare il vangelo, annunciare il Cristo, essere testimoni del resuscita­ to. Andare verso i nostri fratelli e sorelle. Penso che sia questo, che cerchiamo di portare a­ vanti nelle due diocesi del Niger. La maggioranza dei nostri cristiani vengono dal­ l'estero, pochissimi sono nigerini. Nonostante que­ sto cerchiamo di formarli, e coscientizzarli, perché non si isolino, ma possano essere in mezzo ai loro fratelli musulmani come «sale e luce». Questa pastorale la facciamo attraverso le nostre strutture di educazione, come le scuole, le strutture sanitarie, i progetti di sviluppo. Cerchiamo di porta­ re lo spirito del vangelo nel cuore delle azioni di pa­ storale sociale. Da due anni abbiamo la Cadev (Cari­ tas e sviluppo), nella quale cristiani e musulmani so­ no impegnati per la lotta contro la povertà e nella promozione umana. Se togliessimo i musulmani dalla Cadev restereb- bero in pochissimi! � proprio un luogo di concerta­ zione, di relazione cristiano-islamica. Si cerca insie­ me di mettere in piedi una politica di sviluppo che possa raggiungere le popolazioni. Con questo obiettivo, arrivate a far lavorare be­ ne insieme le persone? Si, anche a livello delle nostre scuole. La maggio­ ranza dei nostri insegnanti è musulmana. Lo è anche il responsabile dell'insegnamento cattolico. � una persona molto aperta, fa bene il suo lavoro e sposa la filosofia cristiana dell'educazione. � un'apertura nella relazione tra le religioni e facciamo continua­ mente questo sforzo, perché il rischio è che ognuno faccia le sue cose, che i cristiani si chiudano. Questo porterebbe a un suicidio della chiesa in Niger. Oggi i cristiani hanno più coscienza, sanno di es­ serlo e devono manifestarsi come tali. C'era questa frase «la pastorale offensiva», per dire «siamo cri­ stiani e vogliamo testimoniare la nostra fede con i fratelli musulmani». Non nascondersi, restare in di­ sparte. Direi che abbiamo superato questa paura. Non ci sono reazioni dell'integralismo musulma­ no? In Niger c'è un certo integralismo, che aspetta per svegliarsi. � forte in ambienti periferici, più poveri. � li che agisce. Quando c'è stata la conferenza na­ zionale, tra il 1 990 e il '91 , c'era anche una tenden­ za che voleva fare del Niger un paese islamico. For­ tunatamente, c'erano dei politici che hanno visto il pericolo e hanno optato per uno stato laico, dove o­ gni fede si possa esprimere liberamente. Quali sono i problemi principali che avete per in­ tegrare la piccola comunità cristiana in quella musulmana? Il primo problema che viviamo come cristiani è Trasportopubblicoa Tanout. Si tornaa casadopo il mercato . ------------------------------------------------------------------------ � ------------------ 26 • MC SElTEMBRE 2007

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