Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2007
Amani eAdii, due vittime dei bombardamentidel 2001. tutamente il suo nome per rompe– re la sottile, ma robusta parete, che dì solito si crea tra il soggetto e l'operatore. Ricerco e studio la lu· ce in un fazzoletto di ombra crea– ta dai rami degli alberi, per prova– re a registrare un'immagine mor– bida, dolce, senza contrasti. Ma il soggetto che ho davanti all'obiet– tivo è troppo imponente e autori· tario. Nemmeno l'uniformità di u– na luce piatta riuscirà a portargli via lo sguardo pieno di fierezza. Bastano solo tre scatti, quello giu– sto dovrebbe esserci. Ci salutiamo con la promessa di lasciare aJamal la nuova fotografia, lui magari da queste parti ci ripasserà. Consumo la mia giornata giron– zolando per i tre villaggi, che di· stano solo pochi minuti di fuori· strada l'uno dall'altro. Pensavo di trovare qualcosa che mi portasse in qualche modo al passato, inve– ce nulla: del passato sono rimasti solo i sassi levigati dal vento, a fa. re da guardia alla montagna. t ARRIVATA LA PACE? Mentre sto per lasciare Nyaro, in un campo non lontano dalle ca– panne, atterra un elicottero delle Nazioni Unite. I motori si spengo– no quasi subito e, lasciato passare il tempo per permettere alle pale di fermarsi, dalla scaletta scendo– no alcuni ufficiali in uniforme. La gente si raduna subito sotto il grande albero, viene improwisata un'assemblea collettiva a cui par– tecipa l'intero villaggio. L'inizio del dialogo è abbastanza chiassoso e confuso: tutti vogliono parlare, c'è chi si alza in piedi e sbraita conto· no autoritario, chi agita le mani per farsi notare, chi invece se ne frega e va a vedere il «grande uccello» bianco con la scritta UN arrivato dal cielo. Dopo il prevedibile caos iniziale, cala il silenzio; un ufficiale dello Sri Lanka prende la parola: con tono deciso, in un inglese quasi perfet– to, chiede alla gente di cosa ha bi– sogno. La risposta è quasi imme– diata e risuona come un eco pro– vieniente dalle montagne vicine: water. Nel terzo millennio può sembrare strano, ma è proprio co– sì: a Kau, Nyaro e Fungor non c'è acqua. Ma cosa ne sarà del futuro di questo popolo, ora, a pochi mesi dalla morte di John Garang, il cari· smatico leader dello Spia? Da qua- ■ MISSIONI si un anno sui Monti Nuba si è ri– versato «il mondo». Le Nazioni U· nite pare abbiano il controllo della situazione e le organizzazioni u– manitarie riescono, finalmente, a lavorare senza grossi intoppi. Sarà finalmente arrivata la pace? A volte la fine di un viaggio è come l'improwiso risveglio da un sogno: provi a richiu– dere gli occhi per riprendere son· no, ritornare nella favola, conti· nuare a vivere lontano dalla realtà. I ricordi scorrono veloci come i fotogrammi di un vecchio film. Co– me potrò dimenticare tutte quelle strette di mano prima di ogni «scatto»? Duemila o forse più. Di solito la stringevo anche a coloro che non fotografavo o magari a un intero gruppo di persone prima di metterli in posa. Poi ci sono tutti i bambini incontrati ai bordi della strada, le loro manine sempre al– zate in segno di saluto, i loro sor– risi, gli occhi neri e misteriosi, le sagome scure che si confondono con quelle della natura negli ultimi attimi di luce, prima del tramonto. In questoviaggio, come sempre, ho voluto contemplare ecercare si– tuazioni, mai crearle. Poi le ho fis– sate nella memoria, mia e in quel– la di un supporto di gelatina. Sì, perché il viaggio è uno stato d'ani· mo che guarda il mondo, un modo di essere, di vivere. E noì viaggia– tori siamo come il vento, condan– nati a correre per non morire. • AddettoallosminamentoneiMonti Nuba. --------------------------------------------------------------------- MC LUGLIO-AGOSTO 2007 ■ 33
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