Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2007

I I I I : Ja sua identità di figlio del Dio di Abramo per essere ser– ! vo di un impuro e sfruttatore; abbandonare le norme re– : ligiose del suo popolo per essere immondo e senza sal– i vezza «in quella regione» che è «lontana» dal tempio, da : Gerusalemme, dalla Toràh, dalla Shekinàh/Dimora del Dio l di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Nel giovane figlio A– ! dam edEva hanno toccato il fondo del loro costante e si– I stematico allontanamento dall'Eden. : Abramo credette contro ogni speranza; il giovane figlio : rinnega con tracotanza; Isacco si offre in olocausto e si fa : legare all'altare del sacrificio pur di restare fedele al pa– : dre suo e al Dio di suo padre; il figlio della parabola si : scioglie da ogni obbligo e lega il padre all'altare del suo I egoismo; Giacobbe si mette al servizio (gr.: doulèuo/io servo: il verbo conserva ancora un senso di dignità) di La– bano per avere Lia e Rachele come mogli, restando di– stinto dal suocero e contestandone l'arroganza perfida (Gen 29,25.30), al contrario del giovane figlio, che inve– ce prende l'iniziativa per vendere se stesso, abdicando al– la sua stessa esistenza e alla sua dignità di persona. Lon– tano dal Dio d'Israele, come può essere vicino al senso della sua identità? Voleva vivere da parassita, ora è a ri– schio la sua stessa esistenza che non-vita. : E W TNVIO/ MANDÒ NEI SUOI CAMPI A PASCOLARE I PORCI : Da un punto di vista letterario il versetto 15 contiene : un «anacoluto», cioè viene cambiato il soggetto logico. Si : sta parlando del figlio giovane che s'incolla a un abitan– : te della regione e il versetto continua trasformando que– : st'uJtimo in soggetto, contro ogni logica grammaticale: ! «Andò (il giovane è il soggetto) a servizio di uno degli a– : bitanti de!Ja regione e lo mandò (uno degli abitanti è il ; nuovo soggetto) nei suoi campi a pascolare i porci». F1cuo DI BEELZEBùL. Pascolare i porci è proibito a un e– breo dalla Toràh: «Fra i ruminanti e gli animali che hanno l'unghia divisa, non mangerete i seguenti... il porco, per– ché ha l'unghia bipartita da una fessura, ma non rumina. lo considererete immondo» (Lv 11,4.7; Dt 14,3-5.7-8). I Tale proibizione, più che a un motivo di igiene (il por– i cosi nutre di ogni immondezza), si deva a una ragionemi– I tologica: nella mitologia antica, il porco è associato al : diavolo, è l'incarnazione di Beelzebùl (ancora oggi nella i– : conografia il diavolo viene raffigurato spesso con il piede I di porco), che è la fonte dell'idolatria e impurità, perché 1 egli è l'opposto di Dio, anzi il nemico. Il suo nome in ba- bilonese è «Baal Zebul», cioè «Signore/Padrone della ca– sa•, che gH Ebrei storpiarono in <Baal Zebub - Signore de!Je mosche»(cioè degli escrementi). Un indizio forte di ciò lo troviamo nei vangeli sinottici, quando Gesù libera l'indemoniato addirittura da una «legione» di spiriti ma– ligni, i quali dopo essersi arresi chiedono il permesso, che Gesù concede, di traslocare in un branco di circa due- ' mila porci (Mt 8,28-34; Mc 5,1-14; Le 8,26-34). ' ' ' 1 i;IMPURITA SESSUALE. Pascolare iporci significa quindi met- l tersi sotto il dominio di Satana e del suo influsso malefi– ' co, accettare di passare dalla fede inDio alla religione del : maligno, dal comandamento della Toràh alla legge dell'a- ' teismo. Nel 2· libro dei Maccabei si narra deJ vecchio scriba Eleazaro, che, viene costretto a mangiare carne di porco per avere salva la vita, preferisce la morte atroce e lasciare un esempio di fedeltà al Dio dei padri che avere salva la vita e condannare le generazioni future con un esempio di morte (2 Mc 6,18-31). Lo stesso avviene per i sette fratelli figli de!J'eroica madre che preferisce lei stessa consegnare i figli alla morte pur di non trasgredi– re la legge di Dio (2 Mc 7,1-41, specialmente i vv. 1-3). Il giovane della parabola accetta addirittura di «pasco– lare» i porci, cioè di allevarli per altri, e quindi partecipa alla corruzione del futuro, diventando strumento dimor– te anche per le generazioni seguenti. Un altro elemento di impurità del porco dipende dalla cultura greca che lo associa alla sfrenatezza sessuale (Aristotele, Historia ani– malium, V,14,546a,8-28). Siamo sicuri che sia questo il contesto del vangelo di Luca, perché troviamo anche nella tradizione rabbinica la controprova che al tempo della chiesa nascente, que– sto era il sentire ebraico. La Mishnàh, infatti, prescrive che «nessuno può allevareporci in qualsiasi posto (beqòl maqòm)» (trattato Baba Kama/Prima Porta 7,7), mentre nel Talmud di Babilonia in modo ancora più esplicito si commina la maledizione a chi alleva porci e diffonde i costumi della cultura greca, mettendo così in stretta cor– relazione il porco e il pensiero greco, associandolo alla sfrenatezza sessuale: «Maledetto sia l'uomo che alleva porci e chiunque insegna la saggezza greca» (trattato Bekoròt/Primogeniti 82b). I.A CARRUM E1ASPERANZA. Il giovane figlio non poteva cade– re più in basso di cosl: dalla casa patema alla porcilaia, dal tempio all'impurità totale, dallaterrapromessabenedetta al– la maledizione in terra straniera, dall'obbedienza della paro– la di Dio alla schiavitùdi unanonimo qualsiasi, dalladignità di figlio alla schiavitù in terra lontana, dai sogni di grandez– za all'abisso dell'abiezione. Lui che era pastore di greggi nella casa del padre, ora è schiavo di porci che non gli riconoscono nemmeno la di– gnità di commensale. Volle affrancarsi dall'obbedienza del padre, per scrollarsi qualsiasi forma didipendenza, e si trova davanti unpadrone che «lo inviò nei suoi campi» e accetta la «missione» di essere impuro, senza protesta, alimentando l'impurità e sprofondando in essa sotto il peso della maledi– zione del suo popolo. Lui che aveva aspirato a desideri di libertà, tanto da com– prarla conla ricchezza iniqua, ora aspira a un solo desiderio: sfamarsi delle carrube che implora dai porci stessi al cui li– vello ormai si considera, ma i porci lo escludono dalla loro intimità e non lo vogliono nel loro porcile, perché egli è an– dato oltre l'abisso e ogni speranza che nessuna carruba po– trà mai sfamare. Oltre l'immondezza della porcilaia, c'è ap– punto il giovane figlio che ha degradato la vita delpadre in– collandola a quella di un impuro e senza Dio. Non resta che una prospettiva, l'unica soluzione, la sola possibilità: la mor– te come pietra tombale sul vuoto che soffoca anche il desi– derio di essere porco tra i porci. Come è lontano il padre a– desso! Come è lontano il figlio da se stesso! (continua -12). - -- ~· ----------------------------------------·---------------------------------- 24 ■ MC LUGLIO-AGOSTO 2007

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